Un podcast dalla Geo Barents,
in missione nel Mediterraneo
La Geo Barents, la nave usata da Medici Senza Frontiere per operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, è lunga 77 metri e ha un equipaggio di diverse decine di persone. È la più grande delle navi usate dalle ong che soccorrono le imbarcazioni con cui le persone migranti provano a raggiungere l’Europa partendo dalle coste libiche e tunisine, e considerata la più attrezzata in termini di competenze a bordo e pratiche di soccorso.
Delle navi delle ong si sente parlare spesso, ma se na sa poco. Quanto sono grandi? Chi ci lavora? Perché a bordo ci sono due equipaggi diversi? Di cosa hanno bisogno per partire? Ma soprattutto: cosa succede quando vengono a conoscenza di una imbarcazione in difficoltà, e come la si soccorre?
Per rispondere a queste domande, dal 16 al 27 marzo il giornalista del Post Luca Misculin è stato a bordo della Geo Barents durante una delle sue missioni di soccorso, la venticinquesima della nave: e ogni giorno ha raccontato con un podcast – La nave – la vita e il funzionamento della nave, le persone a bordo e le loro attività. La missione si è conclusa dopo il soccorso di 190 persone che viaggiavano su un piccolo peschereccio in avaria, circa 180 chilometri a nord delle coste libiche, da cui era partito.
La Geo Barents batte bandiera norvegese, è stata costruita nel 2007 e per molti anni è stata impiegata come nave per rilevamenti geologici, soprattutto per cercare giacimenti di petrolio e gas naturale. Medici Senza Frontiere la utilizza, in affitto, dal 2021. Gli ambienti della nave si possono dividere in due, a grandi linee. La prua, cioè la parte davanti, contiene gli ambienti chiusi, quelli riservati all’equipaggio: sono cinque ponti coperti, essenzialmente lunghi corridoi con cabine e ambienti comuni come la mensa e la break room, la sala polifunzionale usata per riunioni e corsi ma anche per serate di karaoke. A poppa, cioè dietro, ci sono due ponti parzialmente scoperti dove sono ospitate le persone soccorse in mare. Uno è molto grande e un altro più piccolo: il primo è riservato agli uomini, il secondo a donne e bambini.
Sulla Geo Barents a ogni missione lavorano circa una quarantina di persone. Nella missione in cui il Post è salito a bordo, 15 formavano l’equipaggio marittimo, cioè quello che si occupa di fare funzionare e navigare la nave, mentre 22 erano membri di Medici Senza Frontiere. A sua volta l’equipaggio di Medici Senza Frontiere si divide in due, più o meno a metà: quelli che appartengono al SAR team, cioè alla squadra di ricerca e soccorso in mare, e quelli che invece si occupano principalmente delle persone soccorse, una volta trasportate a bordo.
In ogni missione di Medici Senza Frontiere c’è una decina di persone che si occupa di ricerca e soccorso, quindi soccorritori, skipper ed esperti di navigazione, e un’altra decina che appartiene all’altro pezzo di equipaggio fra medici, esperti di logistica, mediatori culturali, addetti alla comunicazione. I marinai sono ucraini, i cuochi sono filippini, mentre nello staff di Medici Senza Frontiere c’è un po’ di tutto, con una discreta prevalenza di italiani e spagnoli. Durante la venticinquesima missione la responsabile era Virginia Mielgo Gonzalez, spagnola. La responsabile dell’equipe medica era Gianna Falchetto, italiana. I turni sulla nave durano dai due ai quattro mesi, in cui le pause sono poche, giusto fra una missione e l’altra, e le giornate piuttosto lunghe: per preservare la propria salute fisica e mentale poi si passano uno o due mesi a terra.
La venticinquesima missione della Geo Barents è cominciata dal porto di Augusta, in Sicilia, da dove la nave si è diretta verso le zone di mare dove è più probabile incontrare imbarcazioni in difficoltà. I primi giorni a bordo sono stati dedicati alle esercitazioni sulle operazioni di soccorso. Poi, a causa del maltempo lungo le coste africane, la Geo Barents è rimasta per alcuni giorni alla deriva, per risparmiare carburante. Dopo una breve tappa a Lampedusa per un rifornimento di carburante, la nave si è diretta verso il Mediterraneo centrale, dove è arrivata giovedì 23 marzo. Subito dopo l’operazione di soccorso le autorità italiane hanno assegnato il porto di sbarco di Bari, dove la nave è arrivata il 26 marzo.
Alle 21:32 di venerdì nella chat dell’equipaggio della nave è arrivato questo messaggio. «C’è un’allerta per una barca in difficoltà nella zona SAR di Malta. La nave di soccorso Louise Michelle arriverà prima di noi e ci aggiornerà sulla situazione. A breve avrete nuove informazioni». La barca in difficoltà era un peschereccio strapieno, partito dalla Libia con 190 persone a bordo, pericolosamente in avaria. La Geo Barents è arrivata sul posto intorno a mezzanotte. Nel giro di un’ora e mezza, tutte le 190 persone che si trovavano sull’imbarcazione sono state soccorse: dieci minorenni, una quindicina con urgenza di attenzioni mediche, 49 con la scabbia, quasi tutte disidratate.
Dopo il soccorso, la Geo Barents ha ricevuto dal governo italiano l’ordine di dirigersi verso il porto di Bari, distante più di due giorni di navigazione. Il personale di Medici Senza Frontiere ha cominciato a occuparsi dei migranti a bordo: offrendo cure mediche, vestiti puliti, informazioni su cosa sarebbe accaduto loro all’arrivo a Bari e sulle procedure per ricevere forme di aiuto umanitario o di asilo politico. La Geo Barents è arrivata a Bari domenica, il giorno dopo si sono concluse le operazioni di sbarco di tutte le persone a bordo. L’equipaggio è sceso a terra per una cena fuori, il giorno dopo è partito per una nuova missione.