L’anno in cui il tennis maschile è cambiato
Il ritiro di Novak Djokovic dalle ATP Finals conferma che nel 2024 è finita l'era dominata da lui, Federer e Nadal
Con la rinuncia di Novak Djokovic, le ATP Finals di Torino della prossima settimana saranno le prime dal 2001 che si giocheranno senza nessuno dei big three, i tre che hanno dominato gli ultimi vent’anni del tennis con vittorie, record e rivalità incrociate: Djokovic, appunto, Roger Federer e Rafael Nadal. È una conferma di come il 2024 sia stato un anno di cambiamento per il tennis maschile, visto che in poco tempo sembra essersi conclusa l’era dei big three, e sta prendendo sempre più consistenza la rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.
Quest’anno Sinner e Alcaraz, che hanno rispettivamente 23 e 21 anni, hanno vinto i quattro tornei del Grande Slam, i più prestigiosi nel tennis: Sinner gli Australian Open e gli US Open, Alcaraz il Roland Garros e Wimbledon. Nel 2024 quindi né Djokovic, né Federer (che si ritirò nel 2022), né Nadal (che da poco ha annunciato il ritiro) hanno vinto uno Slam, una cosa che non succedeva dal 2002. Da quando nel 2003 Federer vinse il suo primo Slam, Wimbledon, i big three hanno vinto assieme 66 degli 82 Slam che si sono giocati fino al 2023: 24 Djokovic, 22 Nadal e 20 Federer, un dominio senza precedenti nella storia del tennis.
In molti si aspettavano che al periodo dei big three sarebbe seguita una fase più equilibrata e incerta per il tennis maschile, invece Sinner e Alcaraz si stanno dimostrando superiori al resto dei giocatori, almeno per il momento. In realtà Alcaraz già da prima di quest’anno aveva dimostrato di poter vincere ai massimi livelli arrivando alla prima posizione del ranking mondiale nel 2022. Sinner ci è arrivato invece quest’anno vincendo 7 titoli (oltre ai due Slam, anche tre Masters 1000 e due ATP 500) e perdendo solamente 6 delle 71 partite giocate.
Sono stati significativi soprattutto i suoi match contro Novak Djokovic, che fino alla stagione scorsa rappresentava per Sinner una sorta di ostacolo per la consacrazione definitiva. Ma quest’anno Sinner lo ha battuto tutte e tre le volte in cui lo ha affrontato, senza peraltro mai concedergli una palla break. È una statistica sorprendente se si tiene conto che Djokovic viene considerato il più forte giocatore di sempre in risposta (la palla break è il punto che può consentire a un tennista di vincere un game in risposta, cioè quando sta servendo l’avversario). Le vittorie di Sinner contro Djokovic e in generale le modalità con cui Sinner ha imposto il suo tennis contro praticamente qualsiasi avversario sono state interpretate da diversi commentatori come una specie di “passaggio di consegne” tra i due tennisti.
L’unico tennista che quest’anno è stato all’altezza di Sinner, e che anzi pur avendo avuto minor continuità nel rendimento ha prevalso nei confronti diretti, è stato proprio Alcaraz. Ogni volta che lui e Sinner si affrontano ne escono partite sempre spettacolari ed equilibrate.
I loro stili di gioco e il modo in cui stanno in campo sono profondamente diversi: i colpi di Sinner sono tutti potenti, profondi ed efficaci e soprattutto li esegue con una continuità fuori dal comune; per imporre il proprio gioco e vincere contro Sinner oggi un avversario deve compiere qualcosa di eccezionale. Alcaraz è un giocatore forse ancor più completo, per esempio gioca meglio a rete, ma il suo tennis per ora è più incostante: ci sono momenti in cui la sua energia e la sua aggressività diventano quasi impareggiabili per gli avversari, e altri in cui è meno connesso mentalmente. Non a caso, a differenza di Sinner che contro avversari più deboli non perde quasi mai, Alcaraz ha subìto alcune sconfitte inaspettate quest’anno. Semplificando molto, si potrebbe dire che Alcaraz raggiunge picchi più alti, ma Sinner non ha eguali nella solidità mentale e nella capacità di giocare bene i punti decisivi (non va comunque dimenticato che Alcaraz è più giovane di due anni).
Alla luce di queste loro caratteristiche, i due si incastrano tra loro in maniera tale da generare partite incerte, intense e divertenti da guardare. In generale, sembra che riescano allo stesso tempo a migliorarsi e a migliorare l’altro, alzando sempre un po’ di più il livello del loro tennis.
Uno dei tanti scambi impressionanti giocati da Alcaraz e Sinner nella finale dell’ATP 500 di Pechino, vinta dallo spagnolo al tie break del terzo set (6-7, 6-4, 7-6)
È un po’ la stessa cosa che hanno fatto negli ultimi vent’anni i big three, la cui ascesa però è avvenuta in fasi diverse per ciascuno dei tre, mentre per Sinner e Alcaraz è stata più allineata. Sarà quindi interessante vedere nei prossimi anni chi tra i due riuscirà a prevalere con maggior costanza sull’altro e quali tennisti riusciranno eventualmente a inserirsi in questa competizione a due, se saranno quelli della generazione precedente alla loro, oppure tennisti che devono ancora affermarsi.
Sinner e Alcaraz sono i due evidenti favoriti per le ATP Finals di Torino e per i grandi tornei della prossima stagione. Tra chi potrà competere l’anno prossimo ci sarà intanto Djokovic, che quest’anno per la prima volta dopo 19 anni non ha vinto neanche un titolo ATP, ma ha ottenuto l’unico grande successo che ancora gli mancava, cioè la vittoria dell’oro olimpico (battendo peraltro Alcaraz in finale a Parigi). Alexander Zverev e Daniil Medvedev sono i migliori rappresentanti della generazione dei tennisti nati negli anni Novanta, un po’ sfortunata perché inizialmente ha dovuto fare i conti con la longevità dei big three, e ora si trova a inseguire due giocatori più forti, giovani e moderni come Alcaraz e Sinner.
Medvedev è uno dei due soli tennisti nati negli anni Novanta ad aver vinto uno Slam; l’altro, Dominic Thiem, ha da poco deciso di ritirarsi. Nelle prime sei partite giocate contro Sinner Medvedev aveva sempre vinto, ma delle successive otto ne ha vinta solamente una. A maggio Zverev ha giocato la sua seconda finale Slam dopo quella persa contro Thiem a New York quattro anni fa: ha perso contro Alcaraz al quinto set al Roland Garros; quest’anno ha vinto due Masters 1000 e arriva alle ATP Finals da numero 2 del ranking. Anche lo statunitense Taylor Fritz, nato nel 1997, quest’anno ha giocato la sua prima finale Slam, agli US Open, ma è stato battuto nettamente da Sinner. Anche se Zverev e Medvedev dimostrano di poter essere competitivi quasi in ogni torneo a cui partecipano, al momento il loro tennis non è al livello di quello di Sinner e Alcaraz.
Oltre a loro due, comunque, quest’anno si sono fatti notare altri tennisti tra quelli nati negli anni Duemila, rafforzando l’idea del ricambio generazionale in corso nel tennis maschile: l’inglese Jack Draper e l’italiano Lorenzo Musetti sono diventati più solidi e continui, e poi c’è Holger Rune: dopo essere arrivato alla quarta posizione del ranking mondiale nel 2023 ha un po’ rallentato nel suo percorso di crescita, ma viene comunque considerato un possibile vincitore di uno Slam.