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  • Martedì 5 novembre 2024

Cosa vuol dire “chiamare” uno stato

È il modo in cui i grandi network televisivi americani dicono chi ha vinto nei vari stati, in base alle proiezioni dei voti e alle loro analisi

Una persona guarda una diretta televisiva in occasione delle elezioni di quattro anni fa, il 5 novembre 2020
Una persona guarda una diretta televisiva in occasione delle elezioni di quattro anni fa, il 5 novembre 2020 (AP Photo/Brian Inganga)
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Negli Stati Uniti il conteggio dei voti delle presidenziali è responsabilità dei singoli stati e perché si concluda possono volerci anche giorni. Eppure di solito si sa chi le ha vinte la notte stessa o, in ogni caso, prima che il processo burocratico si concluda con il risultato “ufficiale”. È così per via del ruolo che storicamente hanno avuto i media nel proclamare un vincitore (o quest’anno una vincitrice, se fosse Kamala Harris).

Negli Stati Uniti non esiste un organismo nazionale che abbia il compito di monitorare e coordinare lo scrutinio elettorale, e di dare aggiornamenti periodici o in tempo reale sui risultati. Lo spoglio dei voti richiede giorni e giorni: anche perché in alcuni stati i voti via posta possono arrivare dopo il giorno del voto, se sono stati spediti entro quel giorno.

Visto che non c’era – e non c’è – una struttura elettorale centrale, a lungo l’agenzia di stampa Associated Press (AP) e poi gli altri grandi media furono le uniche organizzazioni disposte a farsi carico di monitorare gli scrutini in tutti gli stati, aggregare i voti e calcolare chi sarebbe stato il vincitore. È avvenuto la prima volta nel 1848 che un presidente fosse proclamato dai media – quell’anno fu Zachary Taylor.

Un televisore nella Briefing Room della Casa Bianca mostra la grafica televisiva della CNN che proclamava Joe Biden vincitore delle elezioni del 2020, il 7 novembre 2020 a Washington

Un televisore nella Briefing Room della Casa Bianca mostra la grafica televisiva della CNN che proclamava Joe Biden vincitore delle elezioni del 2020, il 7 novembre 2020 a Washington (Alex Wong/Getty Images)

Dagli anni Sessanta in poi si sono aggiunti i network televisivi, che “assegnano” sulle loro mappe interattive le vittorie nei vari stati, in base alle proiezioni dei voti, alle loro analisi e al giudizio di un gruppo di esperti, chiamato decision desk. Lo fanno solo quando ritengono la vittoria sicura (anche se in passato ci sono stati errori). Altrimenti la situazione viene definita too close to call, letteralmente troppo in bilico perché si possa “chiamare”.

Quando un network invece ritiene una vittoria sicura, “chiama lo stato” per un candidato, cioè glielo assegna: è un calco dell’espressione in inglese, diventata però piuttosto comune. Si va avanti così finché un candidato non vince in abbastanza stati da ottenere la maggioranza dei 538 grandi elettori.

Nel 2020 Joe Biden attese la proclamazione di AP, CNN, NBC, ABC e degli altri grandi network, avvenuta quasi contemporaneamente sabato 7 novembre (quando in Italia era pomeriggio) e cioè quattro giorni dopo le elezioni, prima di fare il suo discorso della vittoria.

– Leggi anche: Glossario minimo per seguire le elezioni americane