Alla ricerca dei media perduti

La comunità di Lost Media Wiki cerca canzoni, episodi di serie tv, pubblicità e videogiochi apparentemente scomparsi

Uno degli annunci pubblicati da Lost Media Wiki per cercare di ritrovare una pubblicità giapponese dei primi anni Duemila (Lost Media Wiki)
Uno degli annunci pubblicati da Lost Media Wiki per cercare di ritrovare una pubblicità giapponese dei primi anni Duemila (Lost Media Wiki)
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Il 24 aprile del 1999, nel parco a tema MGM Grand Adventures di Las Vegas, la divisione statunitense di Nintendo organizzò un incontro di wrestling dal vivo tra quattro persone vestite come Yoshi, Pikachu, Mario e Donkey Kong, personaggi di Super Smash Bros, apprezzato videogioco picchiaduro che consiste nel lanciare gli avversari fuori dal campo. L’incontro doveva servire a promuovere un nuovo gioco di Super Smash Bros per la console Nintendo 64: durò 17 minuti e venne trasmesso in live streaming su una piattaforma chiamata RealPlayer con il nome di “Slamfest ’99”. Una copia della partita fu pubblicata sul sito ufficiale dell’evento per qualche mese, prima che il sito stesso venisse chiuso: ancora oggi, non è chiaro se qualcuno sia in possesso di una copia del video.

La storia in sé non sembra particolarmente interessante: sono tantissime le pubblicità, i videogiochi, i cartoni animati e gli altri media di vario tipo di cui abbiamo una vaga memoria dai tempi dell’infanzia ma che non sapremmo come ritrovare. In una certa nicchia del web, però, la ricerca del video di Slamfest ’99 è una cosa seria. Come succede nel caso di migliaia di altri “media perduti” – dalle trasmissione televisive ai videogiochi, dalle canzoni a film interi che non sembrano più esistere in alcun formato accessibile al pubblico – a coordinare questo sforzo di ricerca è il sito Lost Media Wiki.

La locandina che annuncia la ricerca di informazioni su Slamfest ’99 (Lost Media Wiki)

Il sito fu fondato nel 2011 dall’australiano Daniel Wilson, e oggi riunisce più di 10mila utenti il cui obiettivo è cercare, scavando molto a fondo nei meandri del web (ma anche nelle biblioteche o negli archivi analogici, quando serve) nella speranza di trovare, anche a distanza di mesi o di anni, il “media perduto” che cercano. Nella categoria rientra di tutto, dalle trasmissioni televisive o radiofoniche registrate su nastro magnetico e poi distrutte alle canzoni circolate su internet senza alcuna informazione su chi le abbia prodotte e quando. È un fenomeno che interessa in particolare i videogiochi: secondo la Video Game History Foundation, l’87 per cento di tutti i videogiochi usciti negli Stati Uniti prima del 2010 non è più acquistabile legalmente in alcun modo e possono soltanto essere piratati o scambiati su siti che vendono oggetti di seconda mano.

Lost Media Wiki si basa sul formato “wiki”, come la più famosa Wikipedia: nella pratica, vuol dire che permette agli utenti di aggiungere nuove voci e modificare quelle esistenti. Le voci possono essere dedicate a media del tutto persi o parzialmente persi, e vengono spostate nella categoria “media ritrovati” una volta che qualcuno riesce a individuarne una copia. Per comunicare, la comunità usa sia un forum vecchio stile che un più caotico server sulla piattaforma Discord.

Al momento della fondazione di Lost Media Wiki, online c’erano già piccoli gruppi di persone che discutevano di media perduti, sparsi soprattutto tra Reddit e 4chan: Wilson ha raccontato di aver inizialmente cominciato a elencare in un bloc notes i vari tentativi che aveva fatto per cercare specifici media, aprendo un sito web soltanto dopo qualche tempo. Oggi le persone che se ne interessano sono aumentate anche grazie a vari youtuber di successo che raccontano regolarmente ai propri follower la storia di media perduti particolarmente misteriosi oppure ritrovati in modo sorprendente. Nel 2022, per esempio, la youtuber Ray Mona riuscì a trovare una versione considerata perduta di un pilot, ovvero il primo episodio di test di una potenziale serie tv, di una versione americanizzata dell’anime Sailor Moon: indirizzata e sostenuta dai follower, finì anche per intervistarne i produttori.

Non tutti si impegnano alla ricerca di ogni media perduto, chiaramente: ogni sforzo è personale e dipende dagli interessi dei singoli membri. Di tanto in tanto, però, gli amministratori del sito decidono che il ritrovamento di uno specifico media è così importante da meritare un appello a tutti gli iscritti, pubblicandolo nella sezione “On the hunt”. Il video di Slamfest ’99 sta nella sezione “On the hunt”, così come una pubblicità andata in onda in Giappone tra il 1996 e il 2003 in cui compaiono delle misteriose figure bianche, il prototipo di un videogioco per Xbox basato sulla serie animata canadese The big comfy couch, e un video promozionale interattivo che aveva come protagonista Walter White della serie tv Breaking Bad. La maggior parte delle ricerche è ancora in corso.

Molto spesso le persone si avvicinano a queste comunità perché stanno cercando un media della propria infanzia di cui hanno dei ricordi nitidi, ma che per qualche ragione nessun altro ricorda: magari un episodio di un cartone animato trasmesso una sola volta, o una canzone suonata dalla loro band del cuore durante un concerto e poi mai inclusa in un album ufficiale. «Per la comunità, ritrovare un media perduto non vuol dire soltanto vincere un’oscura asta online o dimostrare che i propri ricordi non li hanno traditi: questi sono vantaggi secondari. Il punto è rivivere la propria infanzia e creare al contempo una rete di appassionati che lavorano insieme per rintracciare, recuperare e archiviare opere d’arte altrimenti dimenticate dalla storia», ha riassunto il giornalista Brenton Blanchet su i-D.

«In un’epoca in cui ci aspettiamo di poter accedere a qualsiasi cosa in qualsiasi momento, la perdita dei media rappresenta una sfida. Certe volte non sappiamo neanche se esistono davvero o se è solo una voce. Questo li rende un oggetto di desiderio: sono i Moby Dick della cultura digitale. E quindi diventano una fascinazione, se non addirittura un’ossessione», scrive l’accademica Nicolle Lamerichs, che si occupa di sottoculture digitali. Nell’amore per i media perduti, aggiunge, «si uniscono il fattore della nostalgia e quello della memoria. La comunità passa tantissimo tempo a cercare di distinguere piste false e reali, memorie ingannevoli o invece utili, verità e fantasia. I fan si trasformano in investigatori, archivisti o factchecker».

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Per quanto la comunità sia tuttora molto attiva, al suo interno ci sono comunque diverse visioni. In una discussione recente sul forum, per esempio, un utente si è lamentato dell’attenzione a suo parere eccessiva verso media perduti di modesta rilevanza culturale, come pubblicità ed episodi pilota di show mai andati in onda. «Non succede quasi mai di vedere qualcuno interessarsi a media che hanno un’effettiva rilevanza storica o che sono stati fatti per essere visti dal pubblico. Perché sprechiamo così tante energie per cercare roba che non è poi tanto “perduta”, visto che non era stata pensata per essere vista da un pubblico?», ha scritto.

«Ci sono migliaia di videogiochi, film e libri lì fuori che potremmo trovare con una certa facilità se ci mettessimo un po’ di impegno, ma sembra che non interessino a nessuno». «Certe volte mi sento esattamente come dici tu», ha risposto un altro. «I miei tipi preferiti di media perduti sono internazionali o molto di nicchia, e mi sembra che non interessino a nessuno… La maggior parte di questi misteri non viene mai risolta, e allo stesso tempo stai lì a guardare mentre un intero gruppo di persone si mette a cercare una pubblicità “rara” di Spongebob del 2003».

Mettersi alla ricerca di un media perduto vuol dire quasi sempre sottoporsi a un processo lungo e tedioso: se trovare questi media fosse facile, d’altronde, non sarebbero considerati perduti. Alcune volte l’unico punto di partenza sono i ricordi vaghi di alcuni utenti, oppure uno screenshot di scarsa qualità, o ancora fotografie analogiche digitalizzate. Su Lost Media Wiki ci sono varie pagine che elencano i punti da cui si può partire per svolgere la propria ricerca. Il più intuitivo è, naturalmente, inserire parole chiave quanto più specifiche possibili sui vari motori di ricerca, imparando i principali trucchetti per fare ricerche mirate, non solo su Google. Il secondo passo è cercare dentro ad archivi digitali come Wayback Machine e Open Library di Archive.org, che permettono peraltro di cercare siti internet archiviati dal 1996 in poi, oppure newspapers.com, The California Digital Newspaper Collection o Fulton History, per leggere vecchi giornali e riviste digitalizzate. «Sconsiglio di usare l’intelligenza artificiale perché spesso ti dà informazioni false o svianti», sottolinea un utente.

Il passaggio successivo è chiedere aiuto su piattaforme come Reddit, 4chan o X, o su forum di appassionati di un determinato media. I più determinati cercano poi le persone che secondo le informazioni in loro possesso hanno lavorato a un determinato progetto e chiedono loro se hanno una copia nel proprio archivio, o se conoscono qualcuno che potrebbe averla.

«Se trovi qualcuno che ha partecipato a un progetto per passione, di solito è molto felice di parlarne, ci pensa ancora come se fosse suo figlio, e magari nessuno fa loro domande al riguardo da anni. È davvero una bella sensazione perché stai prestando attenzione a qualcosa che loro amavano e che nessun altro ha potuto apprezzare da molto, molto tempo», ha raccontato Jacob Pruitt, autore del saggio The Lost Media and Research Handbook: A Guide In Finding Obscure and Forgotten Information. Altri preferiscono cercare su siti di prodotti di seconda mano come Craigslist, Kijiji ma soprattutto eBay nella speranza di trovare vecchie cassette o DVD che contengono contenuti extra andati per il resto perduti.

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In ogni caso, spesso alla fine i media perduti vengono ritrovati per caso. Pruitt, per esempio, ha detto di aver ritrovato Glago’s Guest, un cortometraggio Disney del 2008 che era stato prodotto per essere mostrato prima del film Bolt ma poi era stato proiettato in pochissimi cinema, per pura fortuna. «Lo volevo vedere tantissimo perché sembrava interessante e molto strano per gli standard della Disney», ha raccontato. «E alla fine l’unico motivo per cui l’ho trovato è che avevo chiesto a eBay di notificarmi se qualcuno ne avesse mai venduto una copia, e a distanza di anni è successo. Sono stato semplicemente fortunatissimo». Ora Glago’s Guest è disponibile su YouTube, e tutti possono guardarlo.