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  • Mercoledì 23 ottobre 2024

Le mail che descrivono i maltrattamenti subiti in carcere da Alexei Navalny

Sono state pubblicate dal giornale russo indipendente Meduza, e rivelano tutti i modi che le autorità usavano per peggiorargli la vita e negargli le cure

Alexei Navalny durante un'udienza nel 2021
Alexei Navalny durante un'udienza nel 2021 (Babuskinsky District Court via AP)
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Il giornale russo indipendente Meduza ha pubblicato una serie di email che mostrano come, durante la sua permanenza in carcere, il dissidente russo Alexei Navalny sia stato maltrattato e i suoi problemi di salute siano stati sistematicamente ignorati. Navalny, che è morto il 16 febbraio 2024 in un carcere di massima sicurezza nel nord della Russia, era il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin. Si trovava in carcere da oltre tre anni, con accuse politicamente motivate.

Le mail pubblicate da Meduza testimoniano sia i maltrattamenti subiti da Navalny in carcere, sia il contesto burocratico con cui venivano nascosti, giustificati e, in ultima istanza, promossi.

Le mail sono state trafugate in qualche modo (Meduza non lo specifica) dalla casella di posta elettronica di Ilya Kruglyshev, un avvocato che si occupava della rappresentanza legale della colonia penale numero 6 (IK-6 nell’acronimo in russo), dove era detenuto Navalny. In quanto avvocato del carcere, Kruglyshev aveva il compito di conservare moltissimi documenti legati a Navalny, e soprattutto doveva occuparsi di gestire le decine di cause intentate dagli avvocati di Navalny per protestare contro i maltrattamenti subiti.

Per rispondere a queste cause Kruglyshev aveva raccolto documenti e testimonianze sulla gestione dei detenuti e sulla vita di Navalny, alcune delle quali mostrano piuttosto chiaramente i maltrattamenti e il modo in cui questi venivano nascosti. Nessuna delle cause intentate da Navalny contro il carcere ha avuto esito positivo, né ha contribuito a migliorare la vita del prigioniero.

Navalny ha trascorso nell’IK-6 buona parte dei suoi oltre due anni di prigione. Fu arrestato nel gennaio del 2021 al suo ritorno in Russia dopo aver subìto un gravissimo tentativo di avvelenamento, per il quale si era andato a curare in Germania. Dopo un rapido processo e una condanna a due anni e mezzo di carcere (ulteriori condanne estesero poi la pena a 19 anni) fu trasferito in varie prigioni, fino ad arrivare all’IK-6, dove rimase tra il giugno del 2022 e il dicembre del 2023. Alla fine del 2023 Navalny fu trasferito in una colonia penale in Siberia, un ex gulag sovietico dove le condizioni di vita sono eccezionalmente dure. Morì qualche mese dopo.

Una delle ultime immagini di Navalny prima della sua morte, durante un'udienza tenuta da remoto, in carcere

Una delle ultime immagini di Navalny prima della sua morte, durante un’udienza tenuta da remoto, in carcere (Russian Federal Penitentiary Service via SOTAVISION via AP)

Il fatto che Navalny abbia subìto maltrattamenti non è una novità: quando era ancora in vita i suoi collaboratori avevano denunciato il trattamento brutale a cui era sottoposto e una sistematica negligenza rispetto alle cure che avrebbe dovuto ricevere per le sue condizioni di salute, piuttosto fragili. Si parla molto di maltrattamenti anche in Patriot, l’autobiografia di Navalny pubblicata postuma in questi giorni. I documenti pubblicati da Meduza tuttavia mostrano con maggiore chiarezza come questi avvenivano.

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Per esempio, a un certo punto Navalny denunciò il carcere perché gli veniva sistematicamente negata l’ora d’aria, e i dipendenti del carcere risposero con varie scuse, tra cui il fatto che fosse Navalny stesso a rifiutare di uscire dalla sua cella, oppure usando formule burocratiche come la mancata «aderenza alla routine quotidiana».

Le mail descrivono anche come tutte le comunicazioni di Navalny con il mondo esterno fossero sistematicamente sorvegliate e spesso censurate, anche quando il loro contenuto sarebbe stato perfettamente legale. A un certo punto l’amministrazione del carcere cominciò a censurare formalmente le comunicazioni del detenuto, emettendo un decreto che impose il controllo di tutte le comunicazioni. La sorveglianza era così stretta che il carcere rese progressivamente più difficile per Navalny comunicare con i suoi avvocati, al punto che durante i colloqui di persona il vetro che divideva avvocato e assistito veniva oscurato.

Le mail dell’avvocato del carcere mostrano anche tutti i pretesti e le scuse con cui Navalny veniva messo in isolamento, in celle più o meno piccole e buie in cui era tenuto per giorni, e in alcuni casi per settimane: in tutto, in oltre due anni di permanenza in carcere, Navalny ha trascorso circa 300 giorni in isolamento.

Molti documenti, tra i più compromettenti, mostrano come le sempre peggiori condizioni di salute di Navalny fossero state sistematicamente ignorate. Al suo ingresso nell’IK-6 i medici del carcere rilevarono nel detenuto vari problemi cronici: colecistite, pancreatite, gastrite e osteocondrosi. Inoltre Navalny aveva (e ha sempre avuto, nel corso della sua prigionia) la pressione molto alta, che faceva sospettare una condizione di ipertensione e che, secondo le stesse linee guida del sistema carcerario russo, doveva essere curata.

Al contrario, i medici del carcere non hanno mai preso in cura Navalny, anzi: tutte le volte che l’amministrazione ordinava di metterlo in isolamento, i medici confermavano che Navalny era abbastanza in salute per subire la punizione, anche quando evidentemente non lo era. In almeno un’occasione Navalny perse conoscenza in carcere e fu portato in ospedale con un’ambulanza, ma le autorità carcerarie non concessero a medici non legati al carcere di visitarlo.

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