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  • Mercoledì 23 ottobre 2024

Si è dimesso Francesco Spano, da poco capo di gabinetto del ministero della Cultura

C'entrano le anticipazioni di una puntata di Report che andrà in onda domenica, ma anche una vecchia inchiesta delle Iene

Francesco Spano
Francesco Spano (ANSA/FABIO CIMAGLIA (NPK)
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Mercoledì si è dimesso Francesco Spano, che il 14 ottobre era stato nominato capo di gabinetto dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Nella sua lettera di dimissioni Spano non ha spiegato le ragioni della sua scelta, ma ha scritto genericamente che «il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante». Giuli, nominato ministro della Cultura il 6 settembre scorso al posto di Gennaro Sangiuliano, ha accettato le dimissioni di Spano pur rinnovandogli la propria stima e offrendogli una «convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore».

Il riferimento di Giuli è ai crescenti pettegolezzi che si sono generati intorno a Spano, e che sono stati alimentati in particolare dalle anticipazioni sulle prossima puntata della trasmissione di Rai 3 Report. Il conduttore Sigfrido Ranucci nei giorni scorsi aveva fatto dichiarazioni un po’ allusive riguardo al fatto che domenica verrà trasmessa un’inchiesta su un caso analogo, ma «al maschile», a quello di Maria Rosaria Boccia, l’imprenditrice al centro della polemica che aveva coinvolto l’ex ministro Sangiuliano, costringendolo poi di fatto a dimettersi.

Le dimissioni di Spano sembrano dunque voler evitare a Giuli e al suo ministero eventuali imbarazzi che deriverebbero dalla puntata di Report, ma risentono anche delle grosse tensioni tra Giuli stesso e i dirigenti di Fratelli d’Italia più vicini alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La nomina di Spano, che Giuli aveva voluto come suo capo di gabinetto al posto di Francesco Gilioli (molto ben voluto dal presidente del Senato Ignazio La Russa), era stata infatti vista fin dall’inizio con fastidio da alcuni componenti dello staff di Meloni. Le origini di questi malumori hanno a che vedere con una storia vecchia di anni, che però in queste settimane è emersa nuovamente.

Spano è un avvocato pisano, ha 47 anni ed è un cattolico progressista appassionato di studi religiosi. Nel gennaio del 2016 venne nominato dal governo di Matteo Renzi direttore dell’UNAR, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali che fa capo a Palazzo Chigi. Nel febbraio del 2017, quando il presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni, Spano si dimise da quell’incarico in seguito a una polemica che lo aveva coinvolto e che era dovuta a un’inchiesta del programma Le Iene. L’inchiesta denunciava come l’UNAR avesse finanziato con fondi pubblici, tra i molti, un progetto promosso da una associazione che secondo Le Iene avrebbe avuto come attività prevalente organizzare serate e incontri in locali notturni e nel cui contesto ci sarebbero stati anche rapporti a pagamento. Spano, secondo quanto risultava alle Iene, era inoltre iscritto a questa associazione. All’epoca fu proprio Meloni una dei leader politici che accusò con toni feroci l’UNAR e lo stesso Spano, chiedendone le dimissioni.

Spano risentì molto di quella vicenda, che peraltro portò alla rivelazione pubblica della sua omosessualità. Chi gli è stato vicino in quei momenti ricorda come le polemiche su di lui, e la stessa inchiesta delle Iene, originarono da una specie di regolamento di conti all’interno del mondo delle associazioni LGBTQ+, dove alcuni attivisti vedevano con fastidio la tendenza dell’UNAR a finanziare anche le iniziative delle organizzazioni più piccole a discapito di quelle maggiormente radicate.

Spano poi iniziò a collaborare con l’ex ministra di centrosinistra Giovanna Melandri, nel frattempo diventata presidente delle fondazione del MAXXI, il museo romano di arte contemporanea di cui nel 2022 divenne infine segretario generale. Fu lì che iniziò la collaborazione con Giuli, subentrato a Melandri alla guida del museo. E quando Giuli divenne ministro, a settembre, decise di promuoverlo come suo capo di gabinetto.