• Mondo
  • Martedì 22 ottobre 2024

Che posto è Dahieh, a Beirut

Il quartiere che Israele bombarda da settimane è residenziale e commerciale: Hezbollah lo controlla, ma ci vivevano oltre 500mila persone

Una foto dell'ex capo di Hezbollah Hassan Nasrallah in una strada di Dahieh (Carl Court/Getty Images)
Una foto dell'ex capo di Hezbollah Hassan Nasrallah in una strada di Dahieh (Carl Court/Getty Images)
Caricamento player

A partire dalla fine di settembre Israele ha bombardato più volte Dahieh, un quartiere meridionale di Beirut, la capitale del Libano, dove ritiene ci siano bunker, strutture e tunnel del gruppo politico e militare Hezbollah. Era un quartiere densamente popolato, ma oggi molte zone sono state completamente distrutte e gran parte della popolazione che lo abitava è scappata per rifugiarsi altrove.

Dahieh viene spesso definito la “roccaforte di Hezbollah”. Il gruppo controlla il quartiere quasi completamente, ma Dahieh è una realtà complessa e molto eterogenea: le oltre 500mila persone che lo abitavano non sono tutte riconducibili a Hezbollah. È anche il quartiere dove a fine settembre Israele uccise con un bombardamento il capo del gruppo, Hassan Nasrallah: per raggiungere il bunker costruito sotto un condominio residenziale l’aviazione israeliana lanciò circa 80 bombe.

Uno dei luoghi bombardati nel quartiere (Carl Court/Getty Images)

Dahieh occupa un’area di circa 15 chilometri quadrati nelle zona meridionale di Beirut: il suo nome vuole dire appunto “periferia meridionale”. Fino al 1975 era un quartiere residenziale con ampi viali alberati e parchi, in cui convivevano cristiani e musulmani, ma anche libanesi e profughi palestinesi. Questi ultimi si erano stabiliti lì nel 1948, dopo la cosiddetta “nakba”, il termine con cui i palestinesi si riferiscono a quando in più di 700mila furono costretti a lasciare le proprie case prima e durante la guerra che Israele combatté e vinse contro diversi paesi arabi, sempre nel 1948.

Dopo l’inizio della guerra civile libanese, che vide opposte dal 1975 al 1990 forze musulmane e varie milizie cristiane, i cristiani lasciarono la zona e arrivarono invece molti musulmani sciiti, provenienti dalle zone del sud del Libano che per alcuni periodi erano state occupate da Israele.

– Leggi anche: Tutte le volte che Israele ha invaso il Libano

Dahieh divenne così un quartiere a maggioranza sciita e iniziò a ospitare anche alcune milizie sciite, tra cui Hezbollah, che stabilì il proprio quartier generale nell’area di Haret Hreik (nella parte centro-nord del quartiere) e acquisì una sempre maggiore influenza, non solo sull’area ma anche nella società e nella politica libanese.

Dahieh vista dall’alto dopo un bombardamento, il 2 ottobre (AP Photo/Hussein Malla)

Per questo Dahieh è già stato bombardato più volte da Israele in passato: i due attacchi più pesanti sono stati quelli del 1996 e del 2006. In entrambi i casi parti del quartiere sono state distrutte dalle bombe e ricostruite in modo più disordinato e caotico, con una quantità di abitazioni sempre maggiore: Dahieh è da anni una zona ad altissima densità abitativa. Nell’area ci sono alcuni campi profughi palestinesi, come quello di Bourj al-Barajneh (una delle zone più colpite dai bombardamenti), e dal 2011 si sono trasferiti lì anche migliaia di profughi siriani in fuga dalla guerra civile.

– Leggi anche: Il Libano non può permettersi un’altra guerra

Fino a un mese fa Dahieh era un quartiere molto animato, con strade spesso bloccate dal traffico e un gran numero di negozi, caffè, ristoranti e venditori ambulanti. Nel quartiere Hezbollah gestisce le scuole pubbliche e gli ospedali, oltre a funzionare da forza di polizia e a distribuire aiuti e cibo nei momenti di particolare crisi, come è stata la pandemia di Covid-19. Anche a causa della profonda crisi economica con cui il Libano fa i conti da anni, prima dei bombardamenti la rete elettrica e quella idrica funzionavano solo per alcune ore al giorno: gran parte delle attività commerciali e delle abitazioni aveva un generatore a benzina.

Sfollati in un parco del quartiere (Daniel Carde/Getty Images)

Una delle vie d’ingresso a Dahieh, normalmente molto trafficata, dopo i primi bombardamenti (Daniel Carde/Getty Images)

Al momento fotografi e giornalisti possono entrare nel quartiere solo dopo aver richiesto un permesso a Hezbollah, come indicano alcuni cartelli ai confini esterni del quartiere. A inizio ottobre, dopo i primi bombardamenti israeliani, il gruppo organizzò una visita per i giornalisti internazionali con l’intento di mostrare la distruzione causata da missili e bombe israeliane. Vari media raccontarono di ampie zone distrutte e di un quartiere quasi completamente deserto, abbandonato da tutti quelli che potevano fuggire. Nei luoghi colpiti dalle bombe Hezbollah aveva appeso grandi fotografie del leader Hassan Nasrallah, ucciso pochi giorni prima.

La foto di Hassan Nasrallah sulle macerie di un edificio (Carl Court/Getty Images)

Nelle ultime settimane ci sono stati almeno 65 attacchi israeliani su Dahieh, secondo un’analisi di BBC basata su filmati postati online, ordini di evacuazione impartiti dall’esercito israeliano e immagini satellitari. Nell’intento di arrivare anche alle strutture sotterranee in alcuni di questi attacchi sono state utilizzate decine di bombe: spesso sono stati completamente distrutti non solo gli edifici che erano obiettivi dichiarati, ma anche quelli circostanti.

Un edificio distrutto (AP Photo/Hussein Malla)

Nel 2006 le operazioni militari israeliane su Dahieh diedero il nome alla cosiddetta “dottrina Dahieh”: elaborata dal generale dell’esercito israeliano Gadi Eisenkot, prevedeva un uso «sproporzionato della forza» su aree abitate da civili e aveva l’obiettivo di spingere la popolazione del Libano a ribellarsi a Hezbollah. Dopo i bombardamenti del 1996 e del 2006, però, il sostegno al gruppo da parte della popolazione libanese crebbe.

– Leggi anche: Nella città di Tiro non c’è quasi più nessuno