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  • Sabato 19 ottobre 2024

Un naufragio sta facendo discutere la Nuova Zelanda e Samoa

Una nave della marina militare neozelandese si è incagliata nelle acque dell'arcipelago, ma i due governi non concordano sull'entità dei danni ambientali

Il relitto della Manawanui di fronte alle coste dell'isola di Upulo, nello stato di Samoa (dal profilo Facebook dell'esercito della Nuova Zelanda)
Il relitto della Manawanui di fronte alle coste dell'isola di Upulo, nello stato di Samoa (dal profilo Facebook dell'esercito della Nuova Zelanda)
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Il 5 ottobre scorso, durante un’operazione di perlustrazione della barriera corallina, una nave per la ricerca scientifica della marina militare della Nuova Zelanda ha incontrato una secca, si è capovolta ed è affondata al largo dell’isola di Upolu, che fa parte dell’arcipelago delle Samoa nell’oceano Pacifico meridionale. Nessuno dei 75 membri dell’equipaggio ha riportato danni e sono tutti riusciti a tornare a riva grazie alle scialuppe di salvataggio. Tuttavia il governo delle Samoa ritiene che il naufragio abbia causato dei grossi danni ambientali, e un gruppo di cittadini ha chiesto un risarcimento alla Nuova Zelanda.

Al momento sono ancora in corso le attività di perlustrazione del relitto, che si trova a 35 metri di profondità. Servono sia per capire esattamente cosa abbia causato il naufragio e quanti danni abbia fatto, sia per recuperare dall’oceano eventuali materiali fuoriusciti dalla nave. Se le condizioni meteo lo consentiranno, in questi giorni dovrebbero iniziare le operazioni per il recupero di tre container che erano a bordo della nave e sono finiti nell’oceano e che, muovendosi con le correnti, rischiano di danneggiare la barriera corallina.

Secondo la Commissione per l’inquinamento marittimo delle Samoa, in seguito al naufragio della Manawanui si sono riversati nell’oceano circa 200mila litri di carburante. L’affermazione è stata contestata dalla ministra della Difesa neozelandese Judith Collins, secondo cui la perdita sarebbe stata di gran lunga inferiore: «Abbiamo ricevuto segnalazioni di piccole perdite, ma arrivavano dai tubi che trasportavano il carburante, non dalle cisterne di stoccaggio» che sono rimaste intatte, ha detto. Il capitano della Manawanui Garin Golding ha detto che al momento del naufragio sulla nave c’erano 950 tonnellate di carburante.

Intanto le autorità locali della Samoa hanno chiesto ai pescatori che lavorano sulla costa di fronte al naufragio di interrompere le attività, e ai cittadini di non mangiare il pesce pescato in quella zona. «Solo perché non c’è petrolio che arriva sulla costa, non vuol dire che non ci sia stata una contaminazione» ha detto Fui Tupai Mau Simanu, il presidente della Commissione per l’inquinamento marittimo.

È un problema per gli abitanti locali, che basano buona parte del loro sostentamento proprio sulla pesca e sul turismo. Per questo gli abitanti di Tafitoala, un paese che si trova sulla costa di fronte al luogo del naufragio, si sono riuniti per chiedere al governo neozelandese un risarcimento per i danni subiti. «Se non possiamo pescare, non abbiamo un’altra fonte di reddito» ha detto un pescatore al Guardian. «Per il momento faremo affidamento sull’agricoltura, ma non è la stessa cosa». Il gestore di un centro che organizza attività per turisti ha detto all’emittente neozelandese RNZ che alcuni suoi clienti che stavano facendo surf sono dovuti tornare indietro perché il cibo che è fuoriuscito dai container stava attirando gli squali.

Tuia Paepae Letoa, rappresentante del vicino paese di Vaiee, ha detto al Guardian che alcuni pescatori che sono usciti in mare venerdì sono tornati ricoperti da una sostanza simile al petrolio, e che il pesce odorava di carburante. «Nulla che venga dal mare è sano per noi, ora» ha detto.

La Manawanui il 7 settembre 2022 (Christopher Weissenborn/NZDF via AP)

Il primo ministro della Nuova Zelanda Christopher Luxon si è scusato per l’incidente, e l’esercito della Nuova Zelanda ha aperto un’indagine interna. Lo stesso ha fatto il governo delle Samoa. Tuttavia, secondo alcuni esperti sarebbe necessaria un’investigazione internazionale indipendente per assicurare la completa imparzialità delle indagini.

La prossima settimana alle Samoa si incontreranno i capi di stato e di governo dei paesi del Commonwealth, tra cui anche Luxon e la prima ministra delle Samoa Fiame Naomi Mata’afa: non è chiaro se questo sarà uno dei temi a latere dell’incontro, ma Mata’afa ha detto che durante la settimana dell’incontro le indagini sul relitto verranno interrotte.