Il mercato dei falsi si prepara al Giubileo
Santini, rosari e medagliette con la foto di papa Francesco vengono prodotti in Cina e venduti illegalmente a Roma, dove c’è già stato un primo grosso sequestro
Nelle ultime settimane la Guardia di Finanza di Roma ha iniziato una serie di controlli su santini, pendagli, rosari e medagliette religiose messe in vendita con i loghi del Giubileo, l’anno santo che il papa convoca periodicamente dal 1300 e che inizierà a dicembre del 2024. Nella dottrina cattolica il Giubileo è un evento molto importante, durante il quale i fedeli da tutto il mondo vengono incoraggiati ad andare a Roma in pellegrinaggio. L’arrivo di milioni di persone sarà un’occasione per gli albergatori di Roma, per i ristoratori, per i negozianti e anche per i produttori di merce contraffatta, che infatti da mesi si stanno preparando.
Il sequestro più recente fatto dalla Guardia di Finanza risale a mercoledì. I finanzieri hanno scoperto oltre 100mila gadget contraffatti in tre negozi di via della Conciliazione, il grande viale che porta in piazza San Pietro. Gli oggetti trovati esposti sulle vetrine e custoditi in alcuni scatoloni nei magazzini riproducevano fedelmente gli articoli originali prodotti con i loghi ufficiali – tra cui la tiara papale e la scritta “Giubileo 2025: Pellegrini di speranza” – e l’autorizzazione del Vaticano: madonnine di plastica con l’acqua santa, piccoli portagioie con la foto di papa Francesco che saluta, medagliette sempre con la foto del papa e il logo del Giubileo, rosari.
La Guardia di Finanza ha denunciato quattro persone, tutte di origine cinese: sono i titolari di due negozi in via della Conciliazione e di due magazzini in via dell’Olmo. È stato scoperto che tutti i gadget venivano custoditi in un capannone a ridosso della via Prenestina in attesa di essere distribuiti nei negozi della città. Le quattro persone denunciate sono accusate di introduzione e vendita nel territorio nazionale di prodotti contraffatti e di immissione in commercio di prodotti contenenti sostanze vietate dalla normativa comunitaria. Inoltre sono state sanzionate con multe che vanno dai 5mila ai 40mila euro.
I controlli continueranno nelle prossime settimane perché i 100mila oggetti sequestrati mercoledì sono una minima parte dei carichi attesi in vista dell’inizio del Giubileo. Il meccanismo che sta dietro alla produzione di questi articoli è piuttosto semplice e tipico del mercato della contraffazione: tutto viene prodotto da aziende cinesi a costi molto bassi e importato in Italia per essere venduto nel più breve tempo possibile grazie all’aiuto di prestanome a cui spesso vengono intestati i negozi. I costi di produzione difficilmente superano i 50 centesimi al pezzo, mentre nei negozi ogni oggetto viene venduto almeno a un euro, quasi sempre a più di 5 euro se si tratta di oggetti che riproducono i loghi ufficiali.
In Italia il giro d’affari della contraffazione è molto ingente e riguarda moltissimi settori. Ogni anno in Italia vengono sequestrati oltre 500 milioni di prodotti falsi: abbigliamento e scarpe, profumi, detersivi, giocattoli, cosmetici, prodotti elettronici, biciclette, ricambi per auto. Al termine di indagini e processi, la maggior parte dei prodotti sequestrati finisce in impianti di smaltimento pubblici, inceneritori o termovalorizzatori. Solo in rari casi la merce contraffatta sequestrata viene donata a enti e associazioni benefiche.
Secondo uno studio dell’EUIPO, l’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, tra il 2018 e il 2021 il commercio di prodotti contraffatti ha causato una perdita di fatturato di 1,7 miliardi di euro alle aziende italiane. Gran parte dei prodotti contraffatti che arrivano in Europa provengono dalla Cina, con il 45 per cento del valore dei prodotti contraffatti venduti (53 miliardi di euro), da Hong Kong (23%, 27 miliardi) e dalla Turchia (19%, 22 miliardi).
L’industria dell’abbigliamento è quella più danneggiata dalla contraffazione: lo studio stima che le aziende europee siano penalizzate con mancati ricavi per 12 miliardi di euro ogni anno, pari al 5,2 per cento di tutto il fatturato. La perdita di ricavi del settore cosmetico è di circa 3 miliardi di euro all’anno e quella dei giocattoli di un miliardo di euro.