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  • Sabato 12 ottobre 2024

I giornali che ricevono i contributi pubblici (prima rata del 2023)

Il governo ha pubblicato la lista delle testate a cui darà il finanziamento, basato su criteri in parte discutibili: le cifre sono più o meno le stesse, con l'eccezione di Libero

(il Post)
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Il dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato l’elenco dei giornali a cui è stato attribuito – come richiesto dalle singole testate – per l’anno 2023 il diritto al “contributo pubblico diretto”, cioè il finanziamento pubblico che la legge prevede per i giornali che si dichiarino pubblicati da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, o che siano espressione di minoranze linguistiche (non sono gli unici criteri, sotto spieghiamo gli altri).

In base alla legge il contributo viene inviato in due tranche (ma in alcuni casi anche in un’unica soluzione a fine anno): quella che è stata pubblicata e che viene pagata ora è la prima rata del 2023. I giornali che ricevono i contributi più sostanziosi sono di fatto gli stessi degli anni scorsi, calcolati in gran parte a partire da quelli concessi per il 2022. Rispetto all’anno scorso, anche la Gazzetta del Mezzogiorno – che aveva ripreso le pubblicazioni a fine 2022 dopo un anno e mezzo di chiusura  – ha ricevuto una rata di anticipo di quasi 1 milione di euro.
Queste sono le prime quindici testate per contributo assegnato nella prima rata:

Dolomiten 3.088.498,02 euro
Famiglia Cristiana 3.000.000,00 euro
Avvenire 2.877.518,71 euro
Libero quotidiano 2.703.559,98 euro
ItaliaOggi 2.031.266,98 euro
Gazzetta del Sud 1.907.290,22 euro
Il Quotidiano del Sud 1.848.080,44 euro
Il manifesto 1.638.950,20 euro
Corriere Romagna 1.109.178,49 euro
Cronacaqui.it (TorinoCronaca) 1.103.650,04 euro
Il Foglio 1.039.757,19 euro
La Gazzetta del Mezzogiorno 951.898,94 euro
Primorski dnevnik 833.334,04 euro
Editoriale oggi (Ciociaria Oggi) 814.966,33 euro
Il Cittadino 712.049,40 euro

Dolomiten è un quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano, mentre Primorski dnevnik è un quotidiano della minoranza slovena pubblicato a Trieste. I contributi sono attribuiti in base a una serie di calcoli che tengono conto dei costi sostenuti dal giornale e della sua diffusione: calcoli che favoriscono i gruppi di medie dimensioni, che hanno costi e diffusioni rilevanti.

Della legge sui contributi non beneficiano i maggiori quotidiani nazionali, come per esempio Repubblica, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, che non ricevono aiuti pubblici diretti. Ne approfittano invece alcuni altri quotidiani che compaiono tra quelli con maggiore diffusione, fra cui Avvenire e Libero. Tutti i giornali che si pubblicano in versione cartacea usufruiscono invece di alcuni sostegni definiti “indiretti” alla stampa, per esempio sotto forma di sconti sull’acquisto della carta o di sgravi fiscali per chi acquista la pubblicità sui quotidiani cartacei. Sono voci non particolarmente rilevanti per i bilanci dei giornali, ma non indifferenti per lo Stato, che per il 2021 per esempio ha speso oltre 290 milioni di euro per i contributi “indiretti”.

La situazione è invece molto diversa per i giornali che ricevono le grosse quote di contributi diretti citate sopra, da cui sono fortemente dipendenti: per la prima tranche del 2023 sono stati erogati più di 46 milioni di euro.

Nel 2023 alcune testate hanno potuto beneficiare delle risorse del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, con una dotazione di 140 milioni di euro per l’anno 2023 rivolta alle testate giornalistiche e alle emittenti radiotelevisive. Il fondo garantisce alle testate contributi straordinari per le spese sulla carta (non cumulabili però con gli altri sostegni simili), per l’assunzione di nuovi giornalisti sotto i 36 anni o per coprire parte degli investimenti tecnologici “finalizzati al miglioramento della qualità dei contenuti e della loro fruizione da parte dell’utenza”.

Il finanziamento diretto all’editoria dovrebbe avere uno scopo preciso e limitato: sostenere il pluralismo dell’informazione aiutando in particolare le piccole testate locali, quelle delle minoranze linguistiche e quelle indipendenti, come in teoria dovrebbero essere quelle edite da cooperative di giornalisti. La forma di cooperativa è però usata strumentalmente da diverse delle testate che ricevono cospicui contributi (Libero, ItaliaOggi, Il Foglio, per esempio) malgrado nei fatti quei giornali abbiano editori privati al pari dei quotidiani che non accedono ai contributi. Nella maggior parte dei casi questa libera interpretazione delle regole è ottenuta attribuendo a una cooperativa la proprietà della “testata” del giornale, mentre a possederne tutti i suoi beni e proprietà è una società commerciale analoga a quelle che possiedono gli altri quotidiani (nel caso di Libero la società dell’onorevole Antonio Angelucci, nel caso del Foglio quella del costruttore Valter Mainetti, nel caso di ItaliaOggi il gruppo editoriale Class).

Un tempo i finanziamenti sostenevano anche i giornali di partito, ma quest’aspetto della legge è stato soppresso. In tutto ci sono sette tipi di periodici e quotidiani che hanno diritto ai finanziamenti:

1. Cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;

2. Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in maggioranza da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro;

3. Enti senza fini di lucro oppure imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;

4. Imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;

5. Imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per persone cieche e ipovedenti;

6. Associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo;

7. Imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.

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