Forse sono stati trovati i resti di Andrew Irvine
Cioè dell'alpinista morto insieme a George Mallory mentre per primi cercavano di raggiungere la cima dell'Everest nel 1924: il ritrovamento potrebbe risolvere uno dei più grandi misteri dell'alpinismo
Una spedizione del National Geographic sul versante nord dell’Everest ha detto di aver trovato quelli che con ogni probabilità sono alcuni resti di Andrew Irvine, l’alpinista britannico che nel 1924 morì sulla montagna più alta del mondo insieme a George Mallory, mentre cercavano per primi di raggiungerne la vetta. I resti di Mallory furono trovati nel 1999, mentre fino a ora non era stata trovata traccia di quelli di Irvine. Se confermato, il ritrovamento potrebbe offrire nuovi elementi per risolvere uno dei più grandi misteri nella storia dell’alpinismo: Mallory e Irvine riuscirono a raggiungere la cima dell’Everest 29 anni prima della spedizione di Edmund Hillary a cui viene attribuito il primato?
Lo scorso settembre il documentarista Jimmy Chin era al lavoro con una troupe del National Geographic sul ghiacciaio Rongbuk, che si trova a nord dell’Everest e fu esplorato per la prima volta da Mallory tre anni prima della spedizione del 1924. Durante una delle escursioni, il gruppo di Chin aveva notato una bombola di ossigeno datata “1933”, probabilmente risalente al quarto fallimentare tentativo di raggiungere la cima dell’Everest sempre da parte di una spedizione britannica. I partecipanti a questa spedizione avevano trovato una piccozza che apparteneva a Irvine, anche se in un punto molto più in alto rispetto a quello dove Chin e colleghi avrebbero poi trovato la bombola.
Chin aveva ipotizzato che i resti di Irvine potessero essere nella zona, e nei giorni seguenti la spedizione aveva avviato una ricerca risalendo lentamente parte del ghiacciaio, esplorandone soprattutto i punti soggetti a una maggiore fusione dello strato di ghiaccio. Non sembrava esserci nulla, fino a quando Erich Roepke, un altro membro della spedizione, richiamò l’attenzione dei propri compagni segnalando di avere trovato qualcosa. Era uno scarpone, solo parzialmente coperto dal ghiaccio, che probabilmente si era fuso pochi giorni prima dell’avvio delle ricerche.
Dallo scarpone fuoriusciva una calza di lana con un’etichetta su cui era ricamato “A. C. Irvine”, le iniziali e il cognome di Andrew Comyn Irvine. All’interno dello scarpone c’erano i resti di un piede, che saranno utilizzati per effettuare una conferma genetica con i discendenti di Irvine, ma secondo Chin ci sono pochi dubbi sul fatto che si tratti di alcuni dei resti dell’alpinista: «Voglio dire, gente. C’è un’etichetta sopra», ha commentato di recente.
Irvine e Mallory erano stati avvistati per l’ultima volta da Noel Odell, uno dei loro compagni di spedizione, l’8 giugno del 1924 mentre intorno alle 13 stavano risalendo la parte finale del versante Nord dell’Everest. Odell avrebbe dovuto raggiungere il campo da cui erano partiti i due alpinisti per aiutarli, ma li attese invano e anche il giorno seguente non riuscì a rintracciarli. I responsabili della spedizione conclusero che fossero morti mentre cercavano di raggiungere la cima e la notizia fu comunicata via telegramma in Inghilterra il 19 giugno: Irvine aveva 22 anni, Mallory ne aveva 37. La notizia suscitò una certa emozione nella popolazione che si era interessata alla conquista della montagna più alta del mondo.
Quell’impresa fu ufficialmente compiuta 29 anni dopo da Edmund Hillary, attraverso un percorso diverso, ma le condizioni in cui scomparvero Mallory e Irvine portarono a molte speculazioni sulla loro eventuale conquista della cima. Il ritrovamento dei loro corpi avrebbe potuto fornire qualche indizio e per questo diverse spedizioni cercarono negli anni di trovarne i resti, confrontandosi con le condizioni spesso estreme del clima in quell’area.
Il primo maggio del 1999 una spedizione trovò un corpo faccia a terra e parzialmente congelato, pensando di avere trovato Irvine. Con loro sorpresa i partecipanti alla spedizione notarono invece che gli abiti avevano etichette con le scritte “G. Mallory” e “G. Leigh. Ma.”, ed era dunque il corpo di Mallory, morto in seguito a una brutta caduta che aveva comportato la rottura della gamba destra, impedendogli di muoversi. Non c’erano invece tracce del corpo di Irvine, forse spostato dai movimenti del ghiacciaio o rimasto in un punto diverso dopo la morte dell’alpinista.
Le ricerche nelle tasche dei vestiti e intorno al corpo di Mallory permisero di trovare vari oggetti, come un orologio e un altimetro, ma non una macchina fotografica che si pensava Mallory avesse portato con sé per fotografare il momento dell’arrivo sulla cima dell’Everest. Nel caso in cui fosse stato possibile recuperare la pellicola al suo interno, si sarebbe potuto provare a recuperare gli scatti e a dimostrare che erano stati Mallory e Irvine a compiere la missione 29 anni prima di Hillary. Negli anni si è ipotizzato che fosse Irvine ad avere la macchina fotografica e per questo permane un certo interesse intorno al ritrovamento del suo corpo.
Al di là degli indizi per risolvere il mistero della spedizione del 1924, il ritrovamento dei resti di Irvine costituirebbe un momento importante per i suoi discendenti, che ancora oggi sperano di poterne ricostruire gli ultimi momenti di vita. Anche per tutelare questa necessità ed evitare che la zona del ritrovamento dello scarpone venga troppo frequentata, la spedizione del National Geographic non ha fornito informazioni dettagliate sul luogo. Essendo gli unici a conoscere il punto esatto, Chin e colleghi hanno inoltre l’opportunità di effettuare nuove ricerche per trovare ciò che rimane del corpo di Irvine, a un secolo dalla sua morte sulla montagna più alta del mondo.