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  • Mercoledì 9 ottobre 2024

Una norma sul carcere per gli ex membri dell’ETA ha fatto incartare la politica spagnola

Permetterebbe ad alcuni di essere rilasciati in anticipo; alla Camera è stata approvata all’unanimità ma ora i partiti di destra e centrodestra provano a tirarsi indietro

Alberto Núñez Feijóo, a una commemorazione di Miguel Ángel Blanco, un politico dei Popolari ucciso dall'ETA nel 1997, a Madrid lo scorso 11 luglio
Alberto Núñez Feijóo, a una commemorazione di Miguel Ángel Blanco, un politico dei Popolari ucciso dall'ETA nel 1997, a Madrid lo scorso 11 luglio (Richard Zubelzu/ZUMA Press Wire via Ansa)
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Il Partito Popolare di centrodestra spagnolo (PPE), che ha la maggioranza al Senato, ha fatto rinviare di qualche giorno l’approvazione definitiva di una proposta di legge che, tra le altre cose, permetterebbe di riconoscere ai detenuti del gruppo terroristico basco ETA gli anni di carcere già scontati all’estero, cosa che potrebbe consentire ad alcuni di loro di uscire di prigione in anticipo. La riforma verrà comunque votata entro lunedì.

Il 18 settembre era già stata approvata all’unanimità dalla Camera: i Popolari e il partito di estrema destra Vox non avevano presentato emendamenti, ma ora hanno cambiato idea e accusano il governo del primo ministro socialista di Pedro Sánchez di «aver nascosto» le conseguenze della legge.

L’ETA è un gruppo terroristico attivo tra gli anni Sessanta e il 2011 che rivendicava l’indipendenza dei Paesi Baschi tramite la lotta armata contro lo stato spagnolo. Ancora oggi l’eredità del gruppo è un tema molto dibattuto in Spagna: diversi suoi ex esponenti fanno parte di partiti politici, mentre altri sono stati condannati al carcere. Anche per questo la discussione in parlamento è risultata molto concitata: nessuno dei due schieramenti ci ha fatto una bellissima figura, ma la destra ne è uscita probabilmente peggio.

La riforma riguarda la legge che regola lo scambio di informazioni sui precedenti penali con gli altri paesi dell’Unione Europea, approvata dal governo spagnolo nel 2014 per recepire una direttiva europea. L’obiettivo della legge è impedire che una persona possa essere condannata per lo stesso reato più di una volta, in paesi diversi. All’epoca il primo ministro era Mariano Rajoy, del Partito Popolare: il suo governo decise di applicare questa legge solo alle sentenze successive al 15 agosto 2010 (la data ultima entro cui la Spagna avrebbe dovuto recepire la direttiva).

L’ETA aveva rinunciato alla lotta armata nel 2011, e quindi le tempistiche stabilite a posteriori da Rajoy impedirono di beneficiare della nuova legge a 69 prigionieri del gruppo che erano stati già in carcere in Francia (dove l’ETA operava clandestinamente, soprattutto nella zona di confine coi Paesi Baschi). All’epoca ci furono vari ricorsi legali, che però finirono in un nulla di fatto.

La riforma che sta esaminando il parlamento permetterebbe, grazie a un emendamento proposto dalla coalizione di sinistra Sumar, di eliminare il limite temporale del 2010.

Al momento, secondo i dati del governo, si trovano in carcere 144 ex membri dell’ETA. L’Associazione delle vittime del terrorismo (AVT) ha calcolato che se l’emendamento fosse approvato 44 di loro potrebbero uscire prima di prigione (sette dei quali già nei prossimi mesi) conteggiando gli anni di carcere fatti all’estero. Tra questi ci sono due leader storici del gruppo, Xabier García Gaztelu (noto come “Txapote”) e José Javier Arizcuren Ruiz (“Kantauri”).

La legge è stata approvata alla Camera da tutti i partiti, ma la cosa ha poi suscitato varie polemiche e i partiti di destra e centrodestra stanno cercando di tirarsi indietro, dicendo che le conseguenze concrete dell’emendamento non sono state spiegate correttamente (l’ETA non è stato citato durante il dibattito in parlamento, ma durante il passaggio in commissione Giustizia i deputati del PP avevano dichiarato di «aver studiato» la proposta e tutti gli emendamenti). I Socialisti e i loro alleati di Sumar stanno invece ribadendo la correttezza dei passaggi parlamentari, ricordando che senza i voti dei Popolari la riforma non sarebbe passata alla Camera.

Il leader dei Popolari, Alberto Núñez Feijóo, si è scusato per l’«errore ingiustificabile» commesso dal suo partito. Martedì l’opposizione ha chiesto al governo di ritirare la proposta di legge, appellandosi al regolamento del Senato che consente di presentare emendamenti oltre le scadenze qualora lo richiedano tutti i gruppi parlamentari. I Socialisti si sono rifiutati e allora Feijóo li ha accusati di fare «gli interessi […] dei prigionieri dell’ETA». Anche i giornali di orientamento conservatore hanno sostenuto che Sánchez abbia voluto accontentare EH Bildu, uno dei partiti nazionalisti baschi che fa parte della sua maggioranza a livello nazionale.

In un editoriale El País, il principale quotidiano spagnolo, ha scritto che «se l’opacità con cui il Partito Socialista, Sumar e Bildu hanno gestito una questione tanto complessa e sensibile non si addice a una democrazia matura, bisogna anche segnalare la grossolana strumentalizzazione che i Popolari fanno ancora una volta del terrorismo, che fortunatamente in Spagna ha smesso di essere un problema politico da più di dieci anni».

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