C’è una nuova ipotesi sull’identità dell’inventore dei Bitcoin

In un documentario si ipotizza che dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto ci sia uno sviluppatore canadese, che però nega

Una statua dedicata a Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo utilizzato dall'inventore di Bitcoin, a Budapest, in Ungheria (Janos Kummer/Getty Images)
Una statua dedicata a Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo utilizzato dall'inventore di Bitcoin, a Budapest, in Ungheria (Janos Kummer/Getty Images)

Martedì è uscito negli Stati Uniti Money Electric: The Bitcoin Mystery, un documentario prodotto da HBO e dedicato alla storia di Bitcoin, la criptovaluta più diffusa e utilizzata al mondo, e al mistero che da anni circonda Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo usato dalla persona (o dal gruppo di persone) che la creò quindici anni fa. La tesi del regista del documentario, Cullen Hoback, è che Nakamoto sia in realtà Peter Todd, uno sviluppatore di software canadese che nel 2009, quando Bitcoin fu usata per la prima volta, aveva 23 anni e frequentava ancora l’università.

L’ipotesi di Hoback sta generando un certo interesse, anche perché da quindici anni la questione della vera identità di Nakamoto viene trattata ciclicamente da riviste, giornali e appassionati di criptovalute. Todd comunque ha detto di non essere lui.

Todd è una persona conosciuta nell’ambiente delle criptovalute sin da quando nacquero i primissimi forum di discussione sul tema, quindici anni fa, ed è considerato uno dei più importanti bitcoiner al mondo. Tuttavia, finora il suo nome non era mai stato accostato a quello di Nakamoto. Per esempio, prima dell’uscita del documentario, gli utenti di Polymarket – un sito di azzardo basato sulle criptovalute – hanno scommesso più di 40 milioni di dollari sulla persona che Hoback avrebbe identificato come Nakamoto nel suo documentario, senza però inserire il nome di Todd nella lista dei papabili.

Hoback non ha fondato la sua argomentazione su prove certe e incontrovertibili, ma su una serie di coincidenze che a suo dire dimostrerebbero che Todd e Nakamoto siano in realtà la stessa persona. Si tratta principalmente di post che Todd pubblicò nel 2010, un anno dopo la creazione della criptovaluta, sui primissimi forum di discussione dedicati ai Bitcoin, come per esempio BitcoinTalk, a cui partecipava spesso anche il “vero” Nakamoto con il suo account personale.

In quelle discussioni Todd dimostrava di avere un’ottima conoscenza dei concetti alla base di Bitcoin, come per esempio la blockchain. Ai tempi i bitcoin erano recentissimi, e secondo Hoback solo una persona che aveva partecipato attivamente alla loro creazione poteva avere una conoscenza dell’argomento pari a quella di Todd.

Altri elementi evidenziati da Hoback sono un vecchio curriculum in cui Todd sosteneva di conoscere C++, il linguaggio di programmazione utilizzato per scrivere il codice originale di Bitcoin, e delle somiglianze tra il suo stile di scrittura e quello di Nakamoto. Tuttavia, la prova che Hoback definisce «la sua pistola fumante» (ossia quella più schiacciante) è una discussione del 2010 in cui Todd rispondeva a un post di Nakamoto in modo preciso ed estremamente informato, quasi come se fosse una prosecuzione del suo pensiero.

Secondo Hoback, in quell’occasione Todd avrebbe compiuto un errore, pubblicando la risposta col proprio account personale nella convinzione di stare utilizzando l’account di Nakamoto. In una parte del documentario Hoback intervista Todd per chiedergli di chiarire quella coincidenza, ma non ottiene una risposta.

Il giornalista del New York Times Kevin Roose ha scritto che, sebbene le prove presentate da Hoback non possano essere definite incontrovertibili, risultano comunque «abbastanza convincenti per sostenere l’ipotesi che Todd sia stato, come minimo, coinvolto nella creazione di Bitcoin».

Todd ha negato di essere Nakamoto, e ha criticato Hoback accusandolo di aver messo in pericolo la sua incolumità. «Dire falsamente che le persone comuni di normale ricchezza come me siano straordinariamente ricche [si stima che Nakamoto possa avere un patrimonio personale di circa 65 milioni di euro] le espone al rischio di minacce, furti e rapimenti», ha detto Todd in un’email inviata al Washington Post. Ha aggiunto anche che, dal suo punto di vista, farsi troppe domande sull’identità di Nakamoto «è stupido e pericoloso», dato che «Satoshi [Nakamoto] voleva mantenere l’anonimato,  e per delle buone ragioni».

Todd non è la prima persona a cui è stata attribuita l’identità di Nakamoto. Nel 2016 per esempio Craig Wright, un 45enne australiano che si occupava di sicurezza informatica, rivendicò di essere l’inventore di Bitcoin mostrando email e documenti a sostegno e utilizzando davanti ai giornalisti dell’Economist e della BBC le chiavi crittografiche utilizzate soltanto da Nakamoto. Poi cambiò idea e ritirò tutto.

– Leggi anche: La vita segreta di Satoshi Nakamoto, inventore dei Bitcoin