La presidente della Georgia ha messo il veto sulla contestata legge per limitare i diritti LGBTQ+, che potrebbe entrare in vigore comunque
In Georgia, un piccolo paese che confina con Turchia e Russia, la presidente Salome Zourabichvili si è rifiutata di firmare la contestata legge per limitare i diritti delle persone della comunità LGBTQ+, approvata in via definitiva dal parlamento a metà settembre, che quindi per il momento non potrà entrare in vigore. Il governo, guidato dal partito Sogno Georgiano, ha comunque i voti in parlamento per respingere il veto di Zourabichvili, come era avvenuto a fine maggio nel caso della cosiddetta legge sugli “agenti stranieri”.
La legge era stata presentata a marzo da Sogno Georgiano, che è al potere dal 2012, e prevede tra le altre cose che il governo possa censurare libri e film e vietare manifestazioni come il Pride o l’esibizione in pubblico di bandiere arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+. La maggior parte della popolazione della Georgia è di orientamento conservatore e la Chiesa ortodossa georgiana è ancora molto influente: per le organizzazioni che si battono per i diritti della comunità LGBTQ+ la legge che ne limita i diritti è un tentativo del governo di accrescere la propria popolarità in vista delle elezioni parlamentari del 26 ottobre, in cui è comunque previsto che Sogno Georgiano ottenga il maggior numero di voti.