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  • Martedì 1 ottobre 2024

Quelli che fanno l’altro nelle prove per i dibattiti

I candidati vicepresidenti Tim Walz e J.D. Vance hanno ingaggiato qualcuno per impersonare il loro avversario, in vista del dibattito di questa notte

(Anna Moneymaker/Getty Images)
(Anna Moneymaker/Getty Images)
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Martedì 1° ottobre alle 21 (le 3 del mattino in Italia) ci sarà il dibattito fra i candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti Tim Walz, del Partito Democratico, e J.D. Vance, del Partito Repubblicano. Per prepararsi entrambi hanno fatto delle “prove generali” in cui qualcuno impersonava il loro avversario, imitandone lo stile e il modo di parlare, in modo da simulare una situazione il più possibile simile a quella del dibattito vero e proprio. È una pratica diventata piuttosto comune negli ultimi anni, che di recente è stata usata anche dalla candidata Democratica alla presidenza, Kamala Harris, per prepararsi al dibattito contro il suo avversario Repubblicano Donald Trump dello scorso 10 settembre.

I dibattiti tra candidati vicepresidenti raramente sono decisivi per l’esito delle elezioni, ma possono comunque essere influenti e sono considerati un momento importante per mostrarsi all’elettorato: sono guardati da decine di milioni di persone e sono spesso seguiti da un aumento delle donazioni per il partito del candidato percepito come vincente nel confronto.

Probabilmente quello fra Walz e Vance sarà anche l’ultimo dibattito fra candidati prima delle elezioni del 5 novembre, dato che Trump ha detto di non voler più partecipare ad altri confronti (la sua performance nel dibattito con Harris era stata molto criticata).

Nelle ultime settimane sia Walz che Vance si sono preparati sui possibili argomenti di discussione, prevedendo le critiche che potrebbero ricevere dall’avversario e preparando una strategia per indebolirlo.

Walz ha iniziato a prepararsi a Minneapolis, in Minnesota, stato di cui è governatore dal 2019. Per simulare meglio l’effettivo confronto, durante le prove il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg ha fatto finta di essere J.D. Vance. Buttigieg è considerato uno dei più efficaci comunicatori del Partito Democratico: nell’ultimo anno lo ha dimostrato con alcune interviste date all’emittente conservatrice Fox News, che sono state molto apprezzate dall’elettorato Democratico perché finivano sempre con lui che stravinceva il confronto con i suoi interlocutori conservatori. Già nel 2020, tra l’altro, aveva impersonato il candidato vicepresidente Repubblicano Mike Pence nelle prove per aiutare Harris a prepararsi.

Walz ha iniziato a lavorare con Buttigieg da remoto, ma negli ultimi giorni entrambi si sono trovati ad Harbor Springs, una cittadina sul lago Michigan, dove lo staff ha organizzato un fine settimana interamente dedicato alla preparazione del dibattito. Lì Walz e Buttigieg hanno fatto «una serie di prove generali complete di leggii, finti moderatori e illuminazione come quella di uno studio televisivo», secondo quanto riferito dal New York Times, in modo da simulare la situazione che ci sarà negli studi di CBS News, che trasmetterà l’evento.

Vance ha usato la stessa strategia per prepararsi al confronto: nelle prove Walz è stato impersonato dal deputato Repubblicano Tom Emmer, che vive in Minnesota e conosce molto bene Walz poiché sono stati deputati nello stesso periodo, prima che Walz venisse eletto governatore. È stato scelto anche perché ha più o meno la stessa età di Walz ed è stato in passato un allenatore di hockey, mentre prima di entrare in politica Walz era un docente e allenatore della squadra di football in un liceo.

Anche Harris si era preparata così al dibattito contro Trump. Era rimasta per cinque giorni in un hotel a Pittsburgh per provare e riprovare le sue risposte alle possibili domande. Per rendere più realistiche le prove, nell’hotel era stato ricreato un ambiente simile a quello dello studio televisivo in cui si sarebbe tenuto il dibattito e un suo consulente politico, Philippe Reines, si era vestito come Trump e l’aveva attaccata proprio come in un vero scontro: Reines è stato per anni nello staff di Hillary Clinton e aveva svolto questo ruolo anche durante la sua preparazione al dibattito contro Trump nel 2016.

Il New York Times aveva scritto che le prove fatte da Harris e Reines erano così realistiche e meticolose che ricordavano il cosiddetto “Method acting”, una tecnica di recitazione promossa dal regista teatrale Lee Strasberg (morto nel 1982) secondo la quale gli attori devono cercare di immedesimarsi il più possibile nella vita e nelle abitudini del personaggio che devono rappresentare, anche fuori dal set.

La preparazione di Trump invece era stata meno rigida: non aveva organizzato una prova generale del dibattito, ma solo alcune sporadiche sessioni in cui i suoi consulenti gli avevano posto delle domande per rinfrescargli la memoria su quello che ha fatto quando era presidente, tra il 2017 e il 2021. In un’intervista al podcast Good Morning New Hampshire, aveva risposto a una domanda sui preparativi al dibattito dicendo «sì, mi preparo, faccio degli incontri. Ne parliamo, ma non è che ci sia molto da fare».

Secondo quanto riferito dal New York Times, quest’anno Trump si era comunque preparato molto di più rispetto al 2016 e al 2020, anche perché Harris è notoriamente molto forte negli scontri di questo tipo. Un compito simile a quello di Reines, ma molto più ridotto e informale, era stato assegnato al deputato Repubblicano della Florida Matt Gaetz e all’ex deputata Tulsi Gabbard, che prima sosteneva i Democratici mentre ora è indipendente ma vicina ai Repubblicani.