Il peggior naufragio degli ultimi 30 anni al largo delle Canarie
Sono morte più di 50 persone nel naufragio di una piroga, mentre il governo nazionale spagnolo e quello regionale continuano a litigare sulla gestione dell'accoglienza
Nella notte tra sabato e domenica un’imbarcazione con a bordo circa 90 persone è naufragata al largo delle Canarie, l’arcipelago spagnolo che si trova di fronte alle coste del Marocco, nell’oceano Atlantico. Sono stati recuperati i corpi di 9 persone, tra cui quello di un adolescente tra i 12 e i 15 anni. Almeno 48 persone sono formalmente disperse, ma sembra ormai certo che siano morte: in quel punto l’acqua raggiunge fino a mille metri di profondità e temperature molto basse. I sopravvissuti sono invece 27.
Questi numeri rendono il naufragio uno dei più gravi nella storia contemporanea delle Canarie, nonché il peggiore degli ultimi trent’anni. Moltissime persone sono morte nella rotta via mare che va dai paesi dell’Africa occidentale alle Canarie, soprattutto negli ultimi due anni quando il flusso di persone sulla rotta è molto aumentato: di solito però i naufragi avvengono in mare aperto, e non in prossimità del luogo di arrivo.
La segnalazione è arrivata al Centro di coordinamento delle emergenze e della sicurezza (CECOES) nei primissimi minuti di domenica. In quel momento la barca si trovava a 7 chilometri e mezzo dalle coste di El Hierro, la più piccola isola dell’arcipelago. Attorno all’una è arrivata sul posto una nave di Salvamento Marìtimo, un’agenzia del governo spagnolo che si occupa di soccorso in mare.
Non è ancora chiarissimo come sia avvenuto il naufragio, ma sappiamo che le condizioni meteorologiche erano molto difficili, con scarsa visibilità e venti sopra i 37 chilometri orari. Secondo le autorità spagnole poi le condizioni di enorme difficoltà in cui si trovavano le persone a bordo dell’imbarcazione – che non mangiavano e bevevano da giorni – ha fatto sì che alcune di loro si siano fatte prendere dal panico e si siano spostate verso un lato dell’imbarcazione, facendola ribaltare. È una cosa che accade spesso, e infatti quando possibile si cerca di scortare la nave verso la costa, piuttosto che far trasbordare le persone migranti. In questo caso non è stato possibile perché l’imbarcazione – una specie di piroga di pescatori – era inclinata, probabilmente perché stava già imbarcando acqua, ha raccontato il sindacalista e marinaio Ismael Furio.
I sopravvissuti hanno riferito alle squadre di salvataggio di essere partiti dal porto di Nouadhibou, in Mauritania, a circa 800 chilometri di distanza dai territori spagnoli. Venivano dal Mali, dalla Mauritania e dal Senegal.
In questi giorni i giornali spagnoli stanno parlando di questo come del naufragio peggiore al largo delle coste delle Canarie degli ultimi 30 anni. In realtà, se si considera nel suo complesso, la “rotta atlantica” è tra le rotte migratorie via mare meno note ma anche tra le più mortali al mondo. Dalle coste di vari paesi dell’Africa occidentale (principalmente Mauritania, Mali, Senegal e Marocco) punta alle Canarie attraversando l’oceano, che ha correnti più forti e acque più fredde del Mediterraneo.
Caminando Fronteras, l’ong spagnola che si occupa da più tempo di questa rotta, ha stimato che lungo la “rotta atlantica” siano morte 6.007 nel 2023 e 5.054 nei primi cinque mesi di quest’anno. Per avere un termine di paragone: in tutto il 2023 si stima che siano morte nel Mediterraneo centrale, cioè la rotta che va dal Nord Africa alle coste italiane, circa 1.900 persone.
Nonostante questo la rotta atlantica è ancora molto battuta. Soltanto tra il pomeriggio di venerdì e l’alba di sabato erano arrivate sulle coste di El Hierro altre tre imbarcazioni simili a quella che si è ribaltata nella notte di sabato: una aveva a bordo 131 persone, tra cui anche cinque bambini e 4 neonati, un’altra 20, di cui un bambino, un’altra ancora 59. Contando anche quelle che hanno raggiunto le coste di Tenerife e Gran Canaria, il numero di persone migranti arrivate alle Canarie nelle 24 ore tra venerdì e sabato scorso è di 415.
Il flusso di persone migranti che partono dalle coste dell’Africa occidentale per raggiungere le Canarie sta aumentando, dopo anni di numeri piuttosto ridotti. Nel 2022 erano arrivate tramite questa rotta 15.600 persone; in tutto il 2023 quasi 40mila e solo nei primi otto mesi del 2024, secondo i dati di Frontex, l’agenzia dell’Unione Europea che svolge le funzioni di guardia di frontiera e costiera, 25.539 (l’anno scorso il mese col maggior numero di arrivi fu ottobre).
L’arrivo di un alto numero di persone migranti ha messo in difficoltà la rete dell’accoglienza delle Canarie. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che molte di loro sono “minori stranieri non accompagnati”, ovvero minorenni che arrivano senza un adulto di riferimento, che per le leggi europee hanno diritto a maggiori tutele e per cui le procedure burocratiche sono quindi più lente. La lentezza delle procedure contribuisce ad affollare i centri di accoglienza.
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Il governo regionale sta faticando a gestire gli arrivi, nonostante ormai non si possano più definire un’emergenza. L’anno scorso a El Hierro, la più piccola isola dell’arcipelago, il numero di persone migranti ha complessivamente superato quello degli abitanti. Secondo i dati diffusi lunedì scorso dal governo regionale delle Canarie, sulle isole dell’arcipelago sono arrivate 4.075 persone soltanto nel mese di settembre. Di queste, 586 sono minori stranieri non accompagnati.
A causa dell’alto tasso di mortalità della rotta, sull’isola è in difficoltà anche il sistema di gestione dei morti. Nel piccolo cimitero di El Pinar (un comune di 1.825 abitanti, di cui fa parte il porticciolo meridionale di La Restinga, dove è approdata la barca che ha soccorso i migranti naufragati sabato) ci sono già 30 persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nei prossimi giorni ci si aspetta che possano essere ritrovati i corpi delle altre decine di persone morte nel naufragio di sabato e le autorità si stanno attrezzando per gestirli.
Già per i nove corpi che sono stati ritrovati subito non c’è spazio, scrive El País: si trovano in questo momento nella camera mortuaria di La Frontera, in uno spazio refrigerato adibito appositamente per ospitarne 7 (perché la sala delle autopsie poteva ospitarne solo due). Le autorità sono in attesa di esaurire tutte le procedure legali e burocratiche per poter seppellire le persone. La Guardia civile spagnola si sta preparando anche a installare un tendone refrigerato nel porto di Valverde, nel nord di El Hierro, per ospitare eventuali corpi che venissero ritrovati nei prossimi giorni.
Dopo il naufragio dello scorso sabato il presidente delle Canarie, Fernando Clavijo, del partito nazionalista Coalición Canaria, è tornato a ribadire l’esigenza di un accordo per il ricollocamento di almeno parte dei circa 5.500 migranti minorenni attualmente ospitati nell’arcipelago, che sono più del doppio della capienza ufficiale dei centri.
Da diversi mesi è infatti in corso uno scontro tra il governo centrale e quello regionale. I protagonisti sono tre: il governo di Madrid, guidato da Pedro Sánchez, del Partito Socialista (PSOE), il governo regionale dell’arcipelago, guidato da Fernando Clavijo Batlle del partito nazionalista Coalizione Canaria, e il Partito Popolare (PP), un partito di centrodestra che è il principale partito di opposizione nazionale a Sánchez ma che alle Canarie fa parte della coalizione di governo.
L’11 giugno scorso l’amministrazione delle Canarie e il governo centrale avevano concordato una proposta di legge per la redistribuzione obbligatoria dei minori migranti dalle regioni dove viene superata del 150 per cento la capacità d’accoglienza, e un contributo di 125 milioni di euro a queste stesse regioni. La misura era stata pensata per aiutare oltre alle Canarie anche Ceuta e Melilla, due exclave spagnole in territorio marocchino.
L’accordo però aveva provocato non pochi problemi al Partito Popolare che alle Canarie governa con Coalición Canaria ma che in altre cinque regioni è alleato di Vox, un partito di estrema destra con posizioni xenofobe e molto ostili alle persone migranti. Per il Partito popolare, che come molti altri partiti europei di centrodestra negli ultimi anni si è spostato su posizioni anti migranti, è complicato sostenere una legge per il ricollocamento nelle regioni in cui governa con Vox. Allo stesso tempo però è complicato non sostenerlo in quelle più interessate dagli arrivi, che beneficerebbero dall’accordo.
Per questo le negoziazioni tra il Partito Popolare, Coalición Canaria e il governo centrale sono in stallo da mesi. Il 23 luglio la riforma era stata respinta dal parlamento con 177 voti contrari contro 171 favorevoli, principalmente a causa del voto contrario di Junts, noto partito indipendentista catalano, contrario alla redistribuzione. Giovedì scorso il presidente delle Canarie Fernando Clavijo aveva detto che per trovare un accordo sarebbero servite «due o tre settimane», ma nel frattempo il livello dello scontro si è alzato.
Il 12 settembre il governo regionale aveva approvato autonomamente un nuovo protocollo per la gestione dei minori migranti non accompagnati, che vincolerebbe l’accoglienza nelle strutture governative a una serie di procedure burocratiche aggiuntive e soprattutto alla disponibilità di posti nelle strutture di accoglienza. Secondo il governo dell’isola, queste regole sarebbero già state previste dal protocollo in vigore, che risale al 2014, ma non sarebbero state applicate fino a questo momento.
Il venerdì successivo però il Tribunale Superiore di Giustizia delle Canarie aveva sospeso il protocollo in forma preventiva (cioè prima di studiare a fondo il documento e di ascoltare tutte le parti in causa, per prendere una decisione definitiva). Questo perché, secondo i giudici, la sua applicazione potrebbe equivalere al reato di abbandono di minore.
Il 24 settembre scorso il governo di Madrid aveva poi aggiunto di voler presentare ricorso presso il Tribunale costituzionale, perché sostiene che non spetti alla regione occuparsene. Clavijo ha accusato il governo di Sánchez di «non voler risolvere» il problema dei migranti alle Canarie, e di voler trasformare le isole nella Lesbo del Sud Europa. Il riferimento è alla piccola isola greca su cui fino a qualche anno fa c’era il campo profughi di Moria, che all’epoca era di gran lunga più grande d’Europa.