Donald Tusk se l’è presa con i castori

Il primo ministro della Polonia li ritiene in parte responsabili delle esondazioni che hanno causato gravi danni e morti nel paese

Un castoro sul bordo dell'acqua con dietro delle piante
Un castoro (Dan Kitwood/Getty Images)

Da più di una settimana la Polonia sta affrontando una grave crisi per via delle grandi alluvioni causate dalla tempesta Boris, con conseguenti danni alle infrastrutture e alle abitazioni, migliaia di persone sfollate e almeno cinque morti. Le precipitazioni intense dovute alla perturbazione, i cui effetti sono in parte riconducibili al cambiamento climatico, hanno fatto danni in varie parti d’Europa, inclusa l’Italia, ma il primo ministro polacco Donald Tusk sostiene che la situazione sia stata aggravata dalle attività dei castori lungo i fiumi.

Durante una recente riunione con l’unità di crisi per le alluvioni Tusk ha parlato del ruolo che le tane dei castori potrebbero aver avuto nell’indebolire gli argini dei fiumi e le dighe, favorendo le inondazioni. Ha aggiunto che il governo permetterà qualsiasi azione ritenuta necessaria contro i castori, nel rispetto della legge, per salvaguardare gli argini, dicendo che «a volte bisogna scegliere tra l’amore per gli animali e la sicurezza delle città, dei paesi e la stabilità delle dighe».

Quella degli animali selvatici che indeboliscono gli argini dei fiumi con le loro tane e dighe, costruite per viverci e per proteggersi dai predatori, è una questione che ritorna ciclicamente nel dibattito politico di moltissimi paesi ogni volta che avviene un’alluvione. Per esempio in Italia nel 2023, dopo la grave alluvione in Romagna, si parlò del ruolo che potevano aver avuto gli istrici nel causare le esondazioni. In questi giorni invece il presidente del Veneto Luca Zaia ha parlato del presunto ruolo delle nutrie nei danni dovuti alle alluvioni di questa settimana, che dopo la Romagna e la Toscana hanno riguardato anche la provincia di Treviso. In passato sono stati fatti alcuni studi scientifici sul contributo dei cunicoli scavati dagli animali vicino ai fiumi nei danni da alluvione, ma sono relativi solo a situazioni circoscritte.

Prendersela con gli animali selvatici è stato spesso un modo per indicare un capro espiatorio per problemi che hanno cause molto più complesse e per questo sono assai difficili da risolvere. In alcuni specifici contesti la presenza di molte tane di animali può causare dei problemi, ma più spesso il problema sono gli argini stessi e più genericamente la gestione dei fiumi, il cui corso nei secoli è stato modificato e confinato all’interno di letti ridotti per sfruttare territori più ampi per le coltivazioni. Le attuali infrastrutture fluviali sono state progettate per gestire quantità di precipitazioni massime più ridotte rispetto a quelle che sempre più spesso si verificano (e si verificheranno) a causa del cambiamento climatico.

Parlando con Politico, il biologo ambientale polacco Andrzej Czech ha definito la posizione di Tusk «senza senso» e l’ha accusato di sostenerla per scopi di opportunità politica, fra cui quello di assecondare il Partito Popolare Polacco, un partito conservatore che fa parte della sua coalizione, ma che sta causando qualche problema.

Il Partito Popolare Polacco è il principale partito al governo a rappresentare le categorie degli agricoltori e dei cacciatori polacchi: gli uni sostengono che i castori indeboliscano gli argini e causino ricorrenti inondazioni dei loro campi, mentre gli altri, secondo Czech, «sono interessati a migliorare la loro negativa immagine pubblica venendo visti come soccorritori e risolutori di problemi, e sperano di ottenere i soldi dei contribuenti per abbattere i castori, proprio come hanno fatto per abbattere i cinghiali durante la peste suina africana».

Czech sostiene che solo il 2 per cento delle tane dei castori – che a differenza delle nutrie in Italia sono animali autoctoni in Polonia – è problematico e che la cosa potrebbe essere risolta mettendo una rete attorno alle parti degli argini che devono essere protette.