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  • Venerdì 20 settembre 2024

Undici minori ucraini ospitati a Pontida sono tornati in Ucraina

Con uno sviluppo un po' inatteso e improvviso: erano i più piccoli del numeroso gruppo che a causa della guerra vive da due anni e mezzo in Lombardia

Un bambino ucraino nella struttura di Rota d'Imagna
(ANSA/MICHELE MARAVIGLIA)
Un bambino ucraino nella struttura di Rota d'Imagna (ANSA/MICHELE MARAVIGLIA)
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Giovedì undici minori ucraini che da oltre due anni erano ospitati nel comune lombardo di Pontida sono rientrati in Ucraina, con uno sviluppo piuttosto improvviso di una questione aperta ormai da oltre un anno. I bambini, tutti fra i 7 e i 9 anni, facevano parte di un gruppo di oltre cento, arrivato nel marzo del 2022 dall’orfanotrofio di Berdyansk, città portuale ucraina sul mar Nero occupata dall’esercito russo. In base all’età erano stati divisi in tre gruppi fra Pontida, Bedulita e Rota d’Imagna (l’ultimo era il più numeroso, inizialmente di 93 fra bambini e ragazzi). Dall’estate del 2023 il governo ucraino aveva richiesto il rientro dei minori: da allora alcuni erano ripartiti, per altri associazioni e tutori avevano presentato richieste di protezione internazionale, rinviando le partenze.

Gli undici bambini partiti giovedì sono stati trasferiti all’orfanotrofio di Karapchiv, città al confine con la Romania: erano i più piccoli ed erano ospitati nella foresteria dell’Abbazia di Pontida. Per loro tutori e associazioni non avevano richiesto la protezione internazionale, perché i bambini avevano espresso la volontà di rientrare in Ucraina e perché per loro erano più probabili – e in alcuni casi avviate – pratiche di adozione da parte di famiglie ucraine. La richiesta di rimpatrio e la sua realizzazione sono state comunque piuttosto repentine e inattese (con un preavviso di soli due giorni), dopo l’ultimo rinvio di una procedura simile a metà agosto.

La questione del ritorno in Ucraina dei minori di Rota d’Imagna, Bedulita e Pontida era iniziata nell’agosto del 2023, quando il governo ucraino chiese il rimpatrio dei più grandi: alla fine partirono in 35 verso una struttura di Oleksandrija, piuttosto vicina alla linea del fronte, a meno di tre ore in auto da Dnipro e da Zaporizhzhia. Circa un anno dopo arrivò una nuova richiesta di rimpatrio, questa volta per tutti: nel frattempo i minori erano diventati una sessantina, continuavano a vivere tutti insieme (nei tre gruppi originari), avevano in parte cambiato la vita dei comuni che li avevano ospitati e si erano inseriti grazie a un’accoglienza che aveva coinvolto scuole, famiglie e istituzioni della valle e della provincia.

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Le associazioni che si occupano dei minori e le famiglie della zona, che spesso li ospitavano nei weekend o per brevi periodi, avevano da subito contestato l’autorizzazione al rimpatrio inizialmente accordata dal tribunale per i minorenni di Brescia. Dicevano che il rimpatrio avrebbe bruscamente interrotto il graduale processo di inserimento dei bambini e delle bambine e li avrebbe esposti ai rischi di un paese in guerra.

Avevano così presentato richiesta di protezione internazionale per oltre trenta dei 57 minori allora rimasti in Italia, sottolineando i rischi delle destinazioni individuate in Ucraina e in particolare di quella di Oleksandrija, dove nei mesi precedenti più volte c’erano stati blackout, allarmi antiaerei e rifornimenti di cibo non sempre facili. Il 14 agosto il tribunale per i minorenni di Brescia aveva quindi revocato i decreti di rimpatrio emessi, e deciso che i minori restassero in affidamento ai servizi sociali che se ne stavano occupando, in attesa di valutare le richieste di protezione internazionale. La revoca era temporanea e valeva per tutto il gruppo: dal loro arrivo in Italia, scriveva il tribunale, costituivano «un gruppo sostanzialmente unitario, rappresentato da un’unica responsabile e quindi non divisibile».

Il rimpatrio dei più piccoli di Pontida ora rimette in discussione anche il futuro degli altri venti di Rota che non hanno fatto richiesta di protezione internazionale: bisognerà valutare quanto sia «nell’interesse dei minori» mantenere unitario almeno il gruppo di Rota.

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