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  • Martedì 17 settembre 2024

Come mai Vienna non è finita sott’acqua

In gran parte è merito del Neue Donau, un canale, e della Donauinsel, una grande isola artificiale, costruiti negli anni Settanta e Ottanta e che hanno un ruolo fondamentale nel regolare il flusso del Danubio

Un uomo osserva gli argini allagati del Donaukanal a Vienna, domenica 15 settembre.
Un uomo osserva gli argini allagati del Donaukanal a Vienna, domenica 15 settembre (AP/Heinz-Peter Bader)
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Nei giorni scorsi la tempesta Boris ha provocato l’esondazione di molti fiumi, grosse alluvioni e danni ingenti in molti paesi dell’Europa centrale e orientale, soprattutto in Romania, Repubblica Ceca, Polonia e Austria. Almeno 21 persone sono morte. In Austria la regione più colpita è quella orientale della Bassa Austria, dove le alluvioni hanno provocato la morte di almeno cinque persone.

Vienna si trova a poca distanza dalle aree dove le alluvioni hanno provocato i maggiori danni, e nei giorni scorsi sono circolati diversi video che mostrano in modo piuttosto impressionante la crescita dei fiumi che attraversano la città. In particolare è successo al Danubio e al Wienfluss, che solitamente è un torrente molto piccolo, ma che nelle ultime ore si è ingrossato fino a raggiungere il livello più alto da almeno cent’anni, secondo i responsabili di MA 45, il dipartimento dell’amministrazione cittadina che si occupa di monitorare i corsi d’acqua e prevenire le alluvioni nella capitale.

La situazione in città negli ultimi giorni è stata piuttosto complicata: alcune linee della metro sono rimaste chiuse, ai residenti è stato consigliato di rimanere in casa, e ci sono stati diversi feriti. Nonostante questo, però, i danni sono stati molto più contenuti che nelle regioni vicine.

Il merito è in gran parte di un sistema di prevenzione delle alluvioni considerato tra i migliori al mondo e spesso citato come un esempio del modo con cui le grandi città possono prepararsi a gestire gli eventi climatici estremi, che stanno diventando più frequenti a causa del riscaldamento globale.

Vienna si trova in un’area dove le alluvioni sono ricorrenti. Il Danubio infatti aveva storicamente un corso irregolare ed esondava spesso, un problema con cui Vienna ha dovuto convivere per quasi tutta la sua storia.

Solo nella seconda metà del diciannovesimo secolo la città cercò di regolare il corso del fiume, arginandolo all’interno di un nuovo canale largo 280 metri. Fu un progetto importante, che venne eseguito dalla stessa impresa che poco tempo prima aveva realizzato il Canale di Suez, collegando il mar Rosso con il Mediterraneo. Nonostante rappresentasse un miglioramento, il progetto non risolse comunque il problema. Vienna continuò periodicamente a subire gravi alluvioni: nel 1897, nel 1899 e, in anni un po’ più recenti, nel 1954.

Dopo l’alluvione del 1954 le autorità cittadine si misero a lavorare su un ambizioso programma di prevenzione delle alluvioni. Stimarono che la massima portata di una eventuale piena sarebbe stata di 14mila metri cubi d’acqua al secondo (probabilmente la stessa della maggiore piena mai registrata in Europa centrale, nel 1501). Basandosi su quella stima, innalzarono e rinforzarono gli argini esistenti, ampliarono il canale del Danubio e costruirono ulteriori canali che permettessero di controllare le inondazioni.

Il fatto di aver concepito l’intero sistema con l’obiettivo di avere la capacità di fare fronte a eventi climatici estremi si è rivelato un grande vantaggio per Vienna, e probabilmente lo sarà anche in futuro. Il cambiamento climatico causato dalle attività umane infatti sta aumentando la frequenza e l’intensità delle alluvioni in questa parte del mondo. Le attuali infrastrutture fognarie e fluviali però sono state progettate per gestire quantità di precipitazioni massime più ridotte rispetto a quelle che sempre più spesso si verificano.

La parte più importante di questo nuovo programma previde la costruzione di un grosso canale, il Neue Donau (Nuovo Danubio), e di una grande isola artificiale realizzata con i detriti degli scavi del canale stesso: la Donauinsel, lunga 21 chilometri e larga appena tra i 70 e i 210 metri.

La Donauinsel, a Vienna.

Un panorama di Vienna con il Danubio e, sulla sinistra, parte della Donauinsel e del Nuovo Danubio (Wikicommons)

La Donauinsel è sostanzialmente una grande struttura protettiva che costeggia il Neue Donau, il quale a sua volta funziona come un canale di supporto al corso principale del Danubio. Il Neue Donau è infatti provvisto di tre opere di presa che normalmente restano chiuse, di fatto rendendolo un grande specchio d’acqua stagnante. Quando però il livello dell’acqua nel Danubio è troppo alto, le opere si aprono e l’acqua defluisce, riducendo la pressione nel corso principale e prevenendo così le possibili esondazioni.

La costruzione della Donauinsel fu un’operazione complessa che durò dal 1972 al 1988. Inizialmente il materiale ricavato dagli scavi per il canale doveva essere semplicemente scartato, ha spiegato Reinhard Breit, che era il responsabile dello sviluppo urbanistico di Vienna quando il progetto venne discusso. Poi, però, si decise di realizzare l’isola artificiale. «Molti volevano usarla per costruirci dei parcheggi, o dei complessi residenziali, in modo da finanziare i costi di costruzione», ha spiegato Breit.

Alla fine, però, la Donauinsel è diventata un enorme parco urbano, provvisto di sentieri, piste ciclabili e spiagge. I viennesi cominciarono a sfruttarla come luogo dove passare il proprio tempo libero ancora prima che i lavori venissero completati: oggi è frequentata da migliaia di persone ogni giorno.

Nei decenni successivi alla loro realizzazione, la Donauinsel e il Neue Donau hanno permesso lo sviluppo urbano dei quartieri della città che si trovano sulla riva sinistra del Danubio. Hanno dotato la città di una vasta area naturale che ha contribuito molto a migliorare la qualità di vita dei residenti della capitale. Soprattutto, però, hanno permesso a Vienna di affrontare senza grandi conseguenze negative diverse grosse alluvioni (nel 2002, 2013 e ancora nel 2021), che invece hanno causato enormi danni nell’Europa centrale.