Le dimissioni di Thierry Breton, in polemica con Ursula von der Leyen
Il commissario uscente al Mercato Interno ha accusato la presidente della Commissione Europea di aver fatto pressioni perché la Francia rinunciasse alla sua conferma
Lunedì mattina il commissario europeo uscente per il Mercato interno e i Servizi, Thierry Breton, si è dimesso accusando la presidente Ursula von der Leyen di non averlo voluto nella nuova Commissione Europea che presenterà a giorni (l’evento di presentazione è previsto martedì, ma non è detto che non sia rinviato di nuovo). Breton era commissario per la Francia dal 2019 e il presidente francese Emmanuel Macron lo aveva inizialmente confermato per un secondo mandato: poi ci sarebbe stato l’intervento di von der Leyen.
La sostituzione di Breton – che era un commissario esperto e con molta visibilità, anche per i suoi scontri con i dirigenti delle grandi piattaforme digitali (soprattutto X dopo l’acquisto di Elon Musk) – potrebbe determinare un rimescolamento degli incarichi tra i vari commissari. La presentazione della squadra, prevista mercoledì scorso, era stata rinviata a martedì di questa settimana: ufficialmente perché la Slovenia aveva cambiato candidata senza ratificare questo passaggio, ma nella pratica per le trattative di von der Leyen con i governi nazionali e i gruppi politici del Parlamento Europeo.
Breton ha motivato le dimissioni con una lettera, che ha pubblicato su X, in cui ha sostenuto che «qualche giorno fa» von der Leyen avrebbe fatto pressioni sul governo francese affinché ritirasse la sua designazione, offrendo in cambio un incarico più influente. Ciascun paese dell’Unione Europea indica, infatti, il nome di un candidato commissario o di una candidata commissaria, poi la presidente attribuisce la delega (la trafila si conclude con l’esame del Parlamento Europeo).
Breton ha accusato von der Leyen di avere agito «per motivi personali che non hai mai discusso direttamente con me». La presidenza francese ha indicato il ministro degli Esteri uscente Stéphane Séjourné, del partito di Macron, come nuovo candidato commissario: una scelta concordata con il nuovo primo ministro, Michel Barnier. Von der Leyen invece non ha ancora commentato.
Secondo le ricostruzioni dei media, Macron era poco soddisfatto dell’attuale delega di Breton e nella prossima legislatura ne avrebbe voluta una più ampia per il commissario francese, accompagnata dal titolo di vice presidente esecutivo della Commissione, cioè con a supporto una Direzione generale in via esclusiva e con un controllo diretto sulle altre principali Direzioni generali.
Tra von der Leyen e Breton c’erano già state divergenze. Breton in diverse occasioni aveva criticato la presidente, auspicando una gestione più collegiale della Commissione, e lo scorso marzo era stato rimproverato da Macron per un post su X in cui aveva scritto che «Neppure il PPE crede nella sua candidata». Il PPE, cioè il Partito Popolare Europeo, è quello di cui fa parte von der Leyen e in quei giorni era in corso il congresso del partito a Bucarest che appoggiò con qualche incertezza la ricandidatura della presidente a un secondo mandato.
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