I gatti odiano davvero l’acqua?

È una convinzione in cui sguazzano molti, ma non vale per tutti i gatti e dipende molto dalle loro abitudini e da come sono stati cresciuti

(Scott Olson/Getty Images)
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Tra i luoghi comuni associati ai gatti c’è la loro grande avversione per l’acqua. È del resto raro osservare un gatto tuffarsi volentieri in una pozzanghera, in un fiume o in una vasca da bagno nei contesti più domestici. Intorno alla presunta paura dell’acqua dei gatti ci sono racconti, cartoni animati e perfino proverbi, eppure in molti casi questi animali non mostrano affatto di avere timore di immergersi.

Alcuni veterinari hanno spiegato di recente alla rivista Scientific American che pensare che tutti i gatti odino l’acqua è un errore e porta a generalizzazioni eccessive. Come per molte altre cose, è una questione soggettiva e di gusti: ci sono gatti che preferiscono stare alla larga dall’acqua e altri che sono più propensi a immergersi. Lo stesso vale per i cani, con alcuni individui che sono più intimoriti o infastiditi di altri.

In natura i grandi felini come tigri e leoni mostrano di non avere particolari problemi con l’acqua, talvolta anzi non disdegnano un bagno per rinfrescarsi oppure per raggiungere prede altrimenti inavvicinabili. La savana o le foreste tropicali non sono naturalmente la stessa cosa degli appartamenti in cui vive la maggior parte dei gatti domestici, e questo può aiutare a spiegare come sia nato il luogo comune e magari a trovare qualche elemento di verità intorno allo stereotipo.

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Rispetto a un cane, un gatto domestico tende a passare buona parte della propria esistenza al chiuso, dove ci sono meno occasioni di entrare in contatto con l’acqua al di fuori di quella nella ciotola per bere. I cani inoltre devono essere lavati, a differenza dei gatti che si puliscono quasi sempre da soli lisciandosi il pelo con la lingua, e anche questo fa sì che un gatto sia molto meno esposto all’acqua e quindi poco abituato a bagnarsi. Poi, appunto, ogni gatto è un mondo a sé e ce ne sono di più propensi a sperimentare di tanto in tanto un bagno.

Nel corso del tempo sono state comunque formulate alcune ipotesi sulla scarsa frequentazione dell’acqua da parte dei gatti. La loro pelliccia è fitta e spessa e di conseguenza impiega molto tempo ad asciugarsi, soprattutto negli ambienti domestici dove non circola molto l’aria. La pelliccia dei felini è inoltre molto importante per percepire ciò che hanno intorno ed eventuali stimoli dall’esterno, ma se si bagna troppo diventa meno sensibile.

Un gatto appesantito dalla pelliccia bagnata è meno agile e questo può avere degli svantaggi nel caso di dover fuggire da un predatore. Difficilmente c’è qualche pericolo in casa che renda necessaria una fuga, ma secondo alcuni studiosi del comportamento animale i gatti mantengono ancora qualche istinto legato a un antico passato in cui dovevano guardarsi da predatori più grandi di loro. Sempre legata al loro passato, c’è l’ipotesi che i gatti non siano molto interessati all’acqua – eccetto per bere – perché si sono evoluti principalmente in luoghi con climi aridi e pochi fiumi e laghi.

Anche se non si immergono, molti gatti si divertono comunque a giocare con l’acqua, per esempio quella che scorre da un rubinetto o che gocciola in un recipiente. Questi animali sono spesso incuriositi dagli oggetti in movimento e che producono particolari rumori, indizi di potenziali prede da cacciare. Questi giochi con l’acqua riguardano quasi sempre le sole zampe, ma nel caso di qualche spruzzo su altre parti del corpo è raro che un gatto si scomponga.

Un gatto Turco Van (Wikimedia)

Oltre alla soggettività è stata comunque osservata una maggiore propensione a bagnarsi tra alcune razze feline, come il Maine Coon (letteralmente “procione del Maine”), il Bengala e il Turco Van. I gatti appartenenti a queste razze hanno una pelliccia che si asciuga velocemente grazie alla sua particolare struttura.

I gatti della razza Turco Van sono famosi tra gli appassionati per avere una certa affezione per l’acqua, al punto da essere al centro di alcune leggende. Una di queste dice che quando finì il diluvio universale, due gatti fuggirono dall’Arca costruita da Noè e si lanciarono in acqua per raggiungere il prima possibile la terra ferma. La leggenda, che prova poi a spiegare la convivenza tra gatti ed esseri umani, nacque probabilmente proprio dall’osservazione del comportamento dei gatti che a differenza di quelli di altre razze entravano più spesso a contatto con l’acqua.

Al di là delle leggende, per i gatti domestici l’acqua è comunque importante per mantenersi idratati, soprattutto se la loro dieta è principalmente a base di cibo secco come le crocchette. I gatti non sono domesticati da molto e per questioni evolutive conservano alcune abitudini, come quella di ottenere buona parte dell’acqua di cui hanno bisogno dalle loro prede. Ciò si riflette in una minore propensione a bere tra i gatti domestici, che talvolta deve essere compensata. Il consiglio è di posizionare più di una ciotola per bere a distanza da quella in cui il gatto mangia, in modo che non associ troppo le due attività.

In alcuni casi l’avversione mostrata per l’acqua può anche derivare dal modo in cui è stato cresciuto il gatto, per esempio se si è utilizzata una bottiglietta spray per spruzzare dell’acqua sul suo muso nel tentativo di disincentivare comportamenti scorretti. La sanzione è quasi sempre ritardata rispetto al comportamento che si vorrebbe correggere, quindi non è utile per evitare che venga ripetuto in futuro. La pratica può inoltre essere traumatica per alcuni gatti e può suscitare una certa diffidenza nei confronti dei loro conviventi umani.