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  • Lunedì 2 settembre 2024

La prima atleta apertamente trans nella storia delle Paralimpiadi

A 50 anni Valentina Petrillo ha corso i 400 metri nella categoria T12, senza riuscire a qualificarsi per la finale

Valentina Petrillo, 50 anni, durante le batterie dei 400 metri (Ezra Shaw/Getty Images)
Valentina Petrillo, 50 anni, durante le batterie dei 400 metri (Ezra Shaw/Getty Images)
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La prima versione di questo articolo diceva che Petrillo era la prima atleta trans nella storia delle Paralimpiadi: il 3 settembre 2024 però il Comitato paralimpico internazionale ha chiarito che ce n’era stata un’altra nel 2016, sebbene all’epoca non si sapesse. L’articolo è stato corretto di conseguenza il 4 settembre.

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Lunedì mattina Valentina Petrillo ha corso le batterie dei 400 metri piani nella categoria T12, una di quella per persone con disabilità visive, diventando la prima atleta apertamente trans a gareggiare alle Paralimpiadi. Il tempo di 58 secondi e 35 centesimi è stato il sesto assoluto, quindi Petrillo si è qualificata per le semifinali di lunedì sera, dove è poi stata eliminata.

Petrillo ha 50 anni e partecipò per la prima volta a una gara femminile nel 2020, circa un anno dopo aver iniziato il processo di transizione di genere: nel 2019 aveva cominciato infatti una terapia ormonale per la femminilizzazione. La World Para Athletics, la federazione internazionale dell’atletica leggera paralimpica, ha esaminato il caso e ha stabilito che Petrillo potesse gareggiare con le donne. Nei prossimi giorni gareggerà anche nei 200 metri piani.

Petrillo non è la prima atleta trans in assoluto a gareggiare alle Paralimpiadi: il Comitato paralimpico internazionale ha chiarito che ce ne fu almeno un’altra, l’olandese Ingrid van Kranen, che gareggiò nel lancio del disco nel 2016 (arrivò nona). All’epoca però la transizione di van Kranen non era nota e della sua storia non si parlò, al contrario di quanto è successo invece nel caso di Petrillo.

La carriera sportiva di Petrillo è abbastanza particolare. Cominciò a fare atletica leggera da piccola, poi a 14 anni le fu diagnosticata la malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa a causa della quale diventò ipovedente. Smise con l’atletica e qualche anno dopo entrò nella Nazionale italiana di calcio a 5 per ciechi. Solo quando aveva già compiuto quarant’anni decise di ricominciare con l’atletica leggera, vincendo ben undici titoli italiani nella categoria T12 maschile tra il 2015 e il 2018, anno in cui, dopo aver fatto coming out, cominciò con il sostegno della moglie a vivere come donna.

Lo scorso anno vinse due medaglie di bronzo ai Mondiali di atletica leggera paralimpica nei 200 e nei 400 metri piani, nella categoria T12 femminile. Nella T12 le atlete possono scegliere se correre con o senza la guida, cioè una persona che corre a fianco degli atleti ipovedenti o ciechi per indirizzarli: Petrillo lo fa senza.

Petrillo ha corso la sua batteria in 58,35 secondi (Ezra Shaw/Getty Images)

Come ha spiegato BBC Sport, il Comitato paralimpico internazionale non ha una posizione univoca per tutti gli sport sull’inclusione delle atlete transgender, ma lascia alle singole federazioni internazionali il compito di darsi regole e di decidere sui singoli casi. A differenza della federazione internazionale dell’atletica leggera (la World Athletics), per la quale nessuna atleta trans può competere agli eventi internazionali, la World Para Athletics ha stabilito che le persone che sono riconosciute legalmente come donne possono competere nelle categorie femminili, se possono provare che i livelli di testosterone (un ormone steroideo del gruppo androgeno, responsabile nei processi di stimolazione e di controllo dello sviluppo delle caratteristiche maschili) sono stati inferiori a 10 nanomoli per litro di sangue nei precedenti dodici mesi. Nelle regole si dice anche che la federazione esaminerà ogni caso tenendo conto delle linee guida del Comitato olimpico internazionale sulle atlete transgender.

Rispetto agli sport olimpici, quelli paralimpici sono già di per sé più inclusivi, perché in una stessa categoria possono gareggiare atlete e atleti con caratteristiche fisiche diverse (la divisione in categorie segue più che altro il livello di impedimento dato dalla disabilità, piuttosto che raggruppare gli atleti in base alla stessa disabilità). Nonostante questo, l’ammissione di Valentina Petrillo ha generato polemiche in Italia e anche a livello internazionale. Ai campionati italiani indoor dello scorso anno, l’atleta e avvocata Mariuccia Fausta Quilleri e un’altra trentina di atlete chiesero e ottennero che Petrillo non utilizzasse lo spogliatoio femminile; già nel 2021 Quilleri presentò un’istanza per l’esclusione di Petrillo dalle competizioni femminili.

In un’intervista data tre anni fa alla BBC, Petrillo spiegò che con la terapia ormonale il suo fisico e il suo metabolismo erano cambiati: «Non sono più la persona energica di prima. Sono diventata anemica, ho sempre freddo, non ho la stessa forza fisica, non dormo più come prima e ho diversi sbalzi d’umore».

Sei mesi dopo l’inizio del trattamento, correva i 400 metri in circa 11 secondi in più rispetto a prima, e i 200 metri in 2,5 secondi in più; con il tempo ha migliorato le prestazioni, senza però tornare ai livelli del periodo 2015-2018 (dove era comunque anche più giovane). Ai campionati italiani maschili il suo miglior tempo nei 400 metri fu 57,70 secondi, nei 200 metri 24,94 secondi; a quelli femminili ha corso al meglio in 58,57 e 25,71. «È difficile accettare che non corro veloce come prima, ma ho dovuto accettare questo compromesso: meglio essere una donna lenta e felice che un uomo veloce e infelice», disse.