In Svezia i cacciatori possono uccidere il 20 per cento degli orsi del paese
Cioè 486, che secondo chi si occupa di conservazione sono troppi: la stagione di caccia annuale inizia oggi e durerà fino a metà ottobre
In Svezia il 21 agosto è iniziata l’annuale stagione di caccia all’orso bruno e il governo ha dato ai cacciatori il permesso di uccidere 486 orsi entro il 15 ottobre. La quota è pari a quasi un quinto della popolazione stimata di orsi: secondo l’organizzazione Svenska Rovdjursföreningen (in italiano “Associazione svedese per i carnivori”), che si occupa di studiare orsi, lupi e linci e favorire la convivenza delle persone con questi animali, è un numero eccessivamente alto. «La gestione della fauna selvatica in Svezia si occupa di uccidere gli animali invece di preservarli al meglio che possiamo», ha detto al Guardian Magnus Orrebrant, presidente dell’organizzazione. Anche altri gruppi ambientalisti hanno posizioni simili.
Nell’Unione Europea l’orso bruno è una «specie di fauna rigorosamente protetta», e per questo secondo chi si occupa di conservazione degli animali selvatici le licenze di caccia svedesi violano le regole europee. La cosiddetta “direttiva Habitat” del 1992 vieta la caccia deliberata delle specie «rigorosamente protette» e permette l’uccisione di animali di queste specie solo nei casi in cui sia necessario per proteggere le persone, i raccolti e gli allevamenti o gli ecosistemi.
Secondo l’Agenzia per la protezione ambientale svedese, il modo in cui è formulata la direttiva europea è in linea con la caccia all’orso così come viene praticata in Svezia. L’articolo 16 dice che «su base selettiva ed in misura limitata, la cattura o la detenzione di un numero limitato» di individui di una specie protetta, «specificato dalle autorità nazionali competenti», è ammesso. Per questo secondo le autorità svedesi è possibile cacciare anche gli orsi fissando delle quote massime, che secondo il governo servirebbero per mantenere un equilibrio tra la presenza umana e quella degli orsi. Per la stessa ragione il governo consente anche la caccia di lupi e linci. Per le quote relative ai lupi la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro la Svezia.
Secondo le stime più recenti dell’Agenzia nazionale per la protezione ambientale, in Svezia vivono 2.448 orsi. Un secolo fa questi animali erano praticamente scomparsi dal paese a causa della caccia, ma dal 1927, quando fu introdotta una prima legge per salvaguardarli, la popolazione è tornata a crescere. Il picco massimo risale al 2008, quando si stimò che ci fossero circa 3.300 orsi. Negli ultimi cinque anni però la quota di orsi cacciabili stabilita dal governo è stata aumentata, riducendo il numero complessivo di individui.
Alla fine di quest’anno il numero effettivo degli orsi uccisi potrebbe superare la quota fissata dal governo. Oltre alla caccia su licenza, ossia quella che si può praticare solo durante la stagione di caccia, in Svezia è permessa anche una caccia “difensiva”, diretta agli specifici orsi che si dimostrano problematici per la convivenza con le persone, per esempio perché attaccano spesso gli animali d’allevamento o si avvicinano di frequente alle case. Nel 2023 erano stati uccisi 722 orsi in totale: 648 sfruttando le licenze e altri 74 in azioni di caccia difensiva.
Jonas Kindberg, capo del gruppo di ricerca sugli orsi dell’Università svedese di Scienze agrarie (SLU) e dell’Istituto norvegese per la ricerca sulla natura, ha detto a Euronews che se la Svezia vuole mantenere una popolazione di orsi stabile intorno ai 2.400 individui non può continuare a cacciarne tanti come negli ultimi anni: «Le orse raggiungono la maturità sessuale dopo 3 o 4 anni, hanno solo pochi piccoli per volta e solo ogni 2 o 3 anni», ha spiegato. «Nelle battute di caccia è molto difficile distinguere le femmine dai maschi e le femmine sono molto più importanti per la conservazione della popolazione».
Kindberg e altri esperti che si occupano di conservazione degli animali ritengono che la popolazione svedese di orsi potrebbe diminuire al punto da richiedere nuove misure di protezione. Secondo l’Agenzia per la protezione ambientale il numero minimo di orsi per avere una popolazione sana, cioè che non ha problemi genetici dovuti a un eccessivo tasso di accoppiamento tra animali strettamente imparentati, è 1.400.
In passato gli orsi bruni vivevano in tutta Europa, ma la caccia portata avanti dalle comunità umane causò la sparizione della specie dalla maggior parte del continente, fatta eccezione per alcune regioni scarsamente popolate dalle persone, come le foreste della Scandinavia e dei Carpazi, la catena montuosa che attraversa vari paesi dell’Europa orientale, dalla Repubblica Ceca alla Romania, e con proporzioni molto minori di quelle dell’Abruzzo. Oggi si stima che la popolazione dei Carpazi sia la più numerosa, con più di 8mila animali. Segue la popolazione scandinava e finlandese, che è collegata territorialmente all’abbondante popolazione russa.
Negli ultimi anni in Svezia come in altri paesi europei, Italia compresa, ci sono stati accesi dibattiti sulla gestione degli orsi e degli altri cosiddetti grandi carnivori (principalmente dei lupi) influenzati dalle proteste degli allevatori contro i casi di pecore e vacche uccise e dai casi di aggressioni alle persone. In particolare, nei paesi che hanno popolazioni di questi animali che comprendono migliaia di individui – dunque molto più ampie di quella italiana, seppure diffuse in territori meno densamente abitati dalle persone – si discute di quanti animali debbano esserci perché una popolazione possa preservarsi nel tempo e quanti siano “sostenibili” per una convivenza priva di conflitti con le comunità umane.
In Svezia il numero di animali d’allevamento uccisi dagli orsi è molto basso in confronto alla popolazione complessiva di orsi: nel 2022 sono stati 11, nel 2023 sono stati 23. Per quanto riguarda le aggressioni agli umani, nell’ultimo secolo in Svezia due persone sono state uccise da orsi; in entrambi gli episodi le persone coinvolte erano a caccia e avevano con sé dei cani slegati.
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