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  • Sabato 17 agosto 2024

Come un errore burocratico ha portato a una conquista per le persone gay in Corea del Sud

Tutto è cominciato quando una società di assicurazioni ha riconosciuto a una coppia di uomini uno sconto riservato alle coppie eterosessuali

So Sung-uk, a sinistra, e Kim Yong-min, a destra, escono dall'edificio della Corte Suprema tenendosi per mano dopo aver vinto la causa contro il Servizio di assicurazione sanitaria nazionale (Suh Dae-yeon/Yonhap via AP)
So Sung-uk, a sinistra, e Kim Yong-min, a destra, escono dall'edificio della Corte Suprema tenendosi per mano dopo aver vinto la causa contro il Servizio di assicurazione sanitaria nazionale (Suh Dae-yeon/Yonhap via AP)
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A metà luglio la Corte Suprema della Corea del Sud ha stabilito che anche le coppie formate da persone dello stesso sesso hanno il diritto a essere riconosciute come tali da parte del Servizio di assicurazione sanitaria nazionale, cosa che garantisce loro alcune agevolazioni prima disponibili solo per le coppie eterosessuali. La sentenza è stata descritta come un primo concreto passo verso un riconoscimento legale delle coppie LGBT+ in Corea del Sud e riguarda il caso di due uomini, Kim Yong-min e So Sung-uk, la cui storia è stata ricostruita e raccontata dettagliatamente dal Wall Street Journal questa settimana.

Per un errore burocratico quattro anni fa il Servizio di assicurazione sanitaria nazionale concesse e poi revocò a Kim e So uno sconto che loro avevano richiesto ma che era in teoria riservato alle coppie eterosessuali. Loro fecero quindi causa all’assicurazione, sostenendo di essere stati discriminati. Il processo che derivò divenne presto molto seguito, sia a livello nazionale che internazionale, perché in Corea del Sud le persone appartenenti alla comunità LGBT+ sono ancora piuttosto discriminate: non possono sposarsi né unirsi civilmente e nonostante l’omosessualità non sia illegale in pochi vivono le loro relazioni apertamente.

Kim e So si conobbero nel 2012 durante il servizio civile obbligatorio, che avevano scelto al posto di quello militare. In Corea del Sud è vietato avere relazioni omosessuali nell’esercito, per una legge la cui validità è stata riaffermata da una sentenza della Corte Suprema anche l’anno scorso. Dopo qualche anno andarono a vivere insieme a Seul, dove sono diventati attivisti per la comunità LGBT+. Nel 2019 si sposarono in una cerimonia simbolica, che non aveva valore legale: al matrimonio parteciparono circa 300 persone, ma non il padre di So né la madre e la sorella di Kim.

Nel tentativo di essere in qualche modo riconosciuti ufficialmente come coppia, nel 2020 Kim decise di dichiarare So come coniuge a suo carico al Servizio di assicurazione sanitaria nazionale: tutte le persone che vivono in Corea del Sud devono sottoscrivere un’assicurazione sanitaria che ha un costo mensile e lo Stato coreano fornisce sconti a diverse categorie di persone, fra cui le coppie sposate o in un’unione di fatto. Nonostante si trattasse di una coppia formata da due uomini, l’agenzia accettò la richiesta e iniziò a dedurre ai due 25 euro al mese per i costi assicurativi.

Nell’ottobre del 2020, dopo otto mesi in cui Kim e So avevano beneficiato dello sconto, decisero di rilasciare un’intervista a un giornale locale sulla loro situazione con l’intenzione di informare le altre coppie LGBT+ di questa possibilità. Il giornale titolò però l’articolo “Il Servizio nazionale di assicurazione sanitaria ha riconosciuto una coppia dello stesso sesso come coniugi?”. Appena due ore dopo la pubblicazione l’agevolazione fu revocata. La compagnia di assicurazioni spiegò di aver approvato lo sconto per errore, perché aveva pensato che So fosse una donna.

– Leggi anche: Cosa vuol dire LGBT+

A febbraio del 2021 la coppia fece causa al Servizio di assicurazione sanitaria nazionale sostenendo di aver subito una discriminazione sulla base del loro genere, non potendo appellarsi a quella per orientamento sessuale dato che non esiste una legge in merito. Insieme al Giappone, la Corea è l’unico paese a non averne ancora emanata una fra le nazioni appartenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD).

La corte distrettuale di primo grado si pronunciò a favore della compagnia di assicurazione dopo un processo che fu più volte criticato: durante le udienze il giudice definì come legittime solo le coppie che potevano avere figli e chiese a Kim e So come fosse possibile capire se fossero «fratelli, amici o una coppia» per screditare la loro richiesta di essere formalmente riconosciuti come tale.

All’inizio del 2023 l’Alta Corte di Seul ha ribaltato la decisione in un processo d’appello, dando ragione ai due, e la sentenza è stata confermata a luglio dalla Corte Suprema dove il caso era stato portato dal Servizio di assicurazione sanitaria nazionale. La Corte ha riconosciuto che negare a Kim e So questa agevolazione sulla base del loro genere costituisce una discriminazione e ha ripristinato lo sconto, dando di fatto d’ora in poi la possibilità ad altre coppie LGBT+ di riceverlo.

Il presidente della Corte Jo Hee-de ha detto che la decisione della compagnia di assicurazioni di revocare lo sconto alla coppia era un «atto di discriminazione» che viola gravemente la dignità umana, il diritto alla felicità e alla privacy e quello dell’uguaglianza davanti alla legge. La Corte ha aggiunto che fra le coppie formate da persone dello stesso genere c’è una «convivenza economica equivalente» a quella delle coppie eterosessuali sposate e di fatto.

Da anni la politica coreana si rifiuta di passare disegni di legge che migliorino le condizioni delle persone LGBT+. I fattori che contribuiscono a questa situazione sono diversi, ma l’immobilismo politico sulla questione deriva principalmente dalla grande influenza che i gruppi conservatori e cattolici esercitano sui principali partiti al potere. Anche se la decisione della Corte si applica solo alla copertura sanitaria congiunta, diverse associazioni e avvocati coreani sostengono che d’ora in poi sarà sempre più difficile sostenere che ci siano delle differenze sostanziali fra le coppie eterosessuali e quelle omosessuali che impediscono a quest’ultime di usufruire dei benefici riservati finora alle coppie eterosessuali.