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  • Martedì 30 luglio 2024

Il verde dell’estate non è caduto da una palma da cocco

Nella moda la sfumatura acida diventata virale grazie alla cantante Charlie XCX e a Kamala Harris è legata alle ragazze ribelli e impertinenti, già con Miuccia Prada

di Arianna Cavallo

Dall'account Instagram di Charlie XCX
Dall'account Instagram di Charlie XCX
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Come sfondo della copertina del suo nuovo disco, uscito a giugno, la cantante pop britannica Charli XCX voleva «una sfumatura di verde offensiva e disturbante, che potesse innescare l’idea che qualcosa non andasse» e che fosse «non amichevole e non cool»; poi ci ha fatto stampare sopra, in modo volutamente sfocato, soltanto il titolo, brat, scritto in minuscolo.

La copertina è piaciuta molto nel suo essere ostentatamente brutta, è stata condivisa massicciamente sui social e trasformata in meme, finendo per rappresentare lo spirito del tempo, brat appunto: dispettoso, scazzato, cattivello, divertito nel sovvertire le regole ma senza prendersi troppo sul serio. Così anche il verde della copertina, già soprannominato brat green, è diventato il colore dell’estate 2024 prima su internet poi anche nel mondo reale, da quando è stato utilizzato in campagna elettorale da Kamala Harris, candidata Democratica per la presidenza degli Stati Uniti.

Lo spirito brat vorrebbe che quel verde acido e un po’ giallastro fosse arrivato con una scelta impulsiva e azzeccata ma è il risultato di cinque mesi di ricerca dei creativi dello studio newyorkese Special Offer, che ha disegnato la copertina dell’album. Il fondatore Brent David Freaney ha raccontato al New York Times di aver fotografato tutte le cose verdi che vedeva in giro e di aver preso in considerazione circa 500 sfumature prima di arrivare a quella «senza gusto», «sgradevole e un po’ pacchiana» vagheggiata da Charli XCX; alla fine, comunque è stata lei a sceglierla, «a sentimento».

È comunque notevole che il colore della copertina di un disco abbia avuto lo stesso successo, se non di più, della lunga e massiccia campagna di marketing attorno al film Barbie, che l’anno scorso fece andare di moda il colore rosa, anche grazie al grande utilizzo che ne fece l’allora direttore creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli, che presentò tutti i vestiti e gli accessori della collezione autunno/inverno 2022 nella tinta rosa PP Pink (rosa Pierpaolo Piccioli).

Una foto della modella Mariacarla Boscono alla sfilata autunno/inverno 2022/23 di Valentino: tutti gli abiti e gli accessori erano in rosa Valentino, un nuovo colore introdotto dal direttore creativo Pierpaolo Piccioli, Parigi, 6 marzo 2022

La modella Mariacarla Boscono alla sfilata autunno/inverno 2022/23 di Valentino: tutti gli abiti e gli accessori erano in rosa Valentino, un nuovo colore introdotto dal direttore creativo Pierpaolo Piccioli, Parigi, 6 marzo 2022 (Pascal Le Segretain/Getty Images)

Anche se Charli XCX insiste molto sull’unicità del suo verde, il brat green non è venuto fuori dal nulla (o caduto da un coconut tree per continuare a parlare nel linguaggio dei meme) ma è collegato al grande successo del colore verde degli ultimi anni, almeno da quando l’azienda statunitense Pantone scelse come colore del 2017 il greenery, una sfumatura giallo-verde che richiamava la primavera e che secondo loro rispondeva al bisogno di «rivitalizzarsi e rinnovarsi» e sentirsi vicini alla natura.

Una foto del colore Grenery

(Pantone)

Il colore era già spuntato perlomeno nel mondo della moda, dove si era visto nella collezione primavera/estate 2013 del marchio statunitense Proenza Schouler e in quella primavera/estate 2015 dell’azienda italiana Prada.

Miuccia Prada, direttrice creativa dell’omonimo marchio, è particolarmente affezionata al verde lime, una sfumatura un po’ meno acida del brat green, e lo indossa spesso – anche al Met Gala del 2018 e del 2023, la serata di beneficenza più importante del mondo della moda – tanto che il noto giornalista di moda Alexander Fury lo definì Miuccia sludge (fango Miuccia) «un verde giallastro e bilioso»; Vogue invece lo descrive come «un verde pistacchio con una virata decisamente acida».

Una foto di Miuccia Prada al Met Gala nel 2018(Roy Rochlin/Getty Images)

Miuccia Prada al Met Gala nel 2018 (Roy Rochlin/Getty Images)

La tinta fu protagonista di una delle collezioni più famose disegnate da Prada, quella per la primavera/estate 1996 che introdusse lo ugly chic, il gusto per le cose considerate tradizionalmente brutte e repellenti. Erano gli anni Novanta, sexy e minimalisti (simboleggiati dal Gucci dello stilista Tom Ford), e Prada si ispirò ai colori e alle tappezzerie delle case degli anni Cinquanta, con stampe geometriche in verde e marrone, due colori che le piacciono molto perché non sono commerciali, cioè di solito la gente non li sceglie (un atteggiamento decisamente brat).

Prada ha ripescato più volte il colore (detto anche ugly-chic green) che si è visto in moltissime collezioni resort (cioè per le vacanze) presentate nel maggio 2017, quando venne ribattezzato slime green, verde slime, dal nome della sostanza viscida e profumata che allora era particolarmente di moda farsi in casa. Lo slime green – definito «verde tossico» su Vogue e simile a un colore lime più acido – fu diffusissimo per tutto l’anno e si vide anche nelle collezioni di Tom Ford, Balenciaga, Off-White, Christian Siriano e Marc Jacobs, un altro stilista molto legato a quel colore: lo aveva utilizzato infatti nella celebre “collezione grunge” del 1993 per l’azienda Perry Ellis (che lo licenziò considerandolo troppo di rottura, anche se oggi viene considerata tra le più interessanti della storia della moda).

Intanto lo slime green si diffondeva su internet e fu indossato su Instagram anche da North West (la figlia dell’influencer e imprenditrice Kim Kardashian e del musicista Kanye West).

A maggio 2018 fu scelto, in una versione un po’ smorzata, anche dalla regina Elisabetta II per il matrimonio del nipote Harry con l’attrice Meghan Markle.

La regina Elisabetta in colore lime, nella fotografia ufficiale del matrimonio del principe Harry e di Meghan Markle, scattata dal fotografo Alexi Lubomirski nel castello di Windsor, 19 maggio 2018(Alexi Lubomirski/Kensington Palace via AP)

La regina Elisabetta in colore lime, nella fotografia ufficiale del matrimonio del principe Harry e di Meghan Markle, scattata dal fotografo Alexi Lubomirski nel castello di Windsor, 19 maggio 2018 (Alexi Lubomirski/Kensington Palace via AP)

Nel 2019 lo slime green fu reso ulteriormente popolare dalla cantante Billie Eilish, che si tinse le radici dei capelli di verde neon, mentre a settembre la cantante Jennifer Lopez indossò una reinterpretazione del celebre jungle dress, un abito verde di Versace che aveva indossato ai Grammy Awards (i più importanti premi musicali americani) vent’anni prima e che fu il motivo per cui nacque Google Immagini (come avevamo raccontato qui).

Una foto di Billie Eilish agli Oscar, Hollywood, 9 febbraio 2020(Amy Sussman/Getty Images)

Billie Eilish agli Oscar, Hollywood, 9 febbraio 2020 (Amy Sussman/Getty Images)

La direttrice creativa di Pantone per l’Europa Jane Boddy disse al sito di moda Highsnobiety che lo slime green «stava a metà strada tra fantasy e futurismo; la sua brillantezza digitale ha un aspetto quasi retro-futuristico, come entrare in un videogioco da sala giochi anni Ottanta; è acido e freddo»: una definizione che si adatta anche al brat green, che ha una sfumatura più acida, più sparata. È anche curioso come il brat green arrivi dopo il rosa Barbie, così come lo slime green seguiva e contrastava tutti i valori del Millennial pink, il rosa confettoso e rassicurante dei millennial: era deciso, sguaiato, fastidioso, si richiamava all’internet degli inizi – con le lettere verdi su sfondo nero – ed era volontariamente brutto e sgradevole.

In quegli anni il verde andava molto di moda anche con altre sfumature, e in particolare il cosiddetto kelly green, un verde smeraldo un po’ meno brillante, che si vide molto in Tom Ford, Prada, Marni, Valentino e che ebbe ancora più successo nel 2021, quando venne scelto come colore ufficiale dell’azienda italiana Bottega Veneta.

Il verde Bottega

Lo chiamò verde parrocchetto ma ormai è noto come “Verde Bottega” ed è automaticamente associato al marchio: funzionò così bene che, ricorda il Guardian, venne definito il “nuovo nero” e contribuì a normalizzare un colore altrimenti poco utilizzato e considerato difficile da portare.

Una foto della cantante Taylor Swift ai premi del cinema Golden Globe, Beverly Hills, 7 gennaio 2024. Si parlò molto del vestito verde acido che indossò, disegnato da Sabato De Sarno, direttore creativo di Gucci. De Sarno ha puntato molto sul verde acido che ha inserito in tutte le sue collezioni insieme al Rosso Ancora (una sfumatura vicina al bordeaux)(Amy Sussman/Getty Images)

La cantante Taylor Swift ai premi del cinema Golden Globe, Beverly Hills, 7 gennaio 2024. Si parlò molto del vestito verde acido che indossò, disegnato da Sabato De Sarno, direttore creativo di Gucci. De Sarno ha puntato molto sul verde acido che ha inserito in tutte le sue collezioni per Gucci, insieme al Rosso Ancora (una sfumatura vicina al bordeaux) (Amy Sussman/Getty Images)

Il successo del verde nella moda, infatti, è recente. Un po’ perché il suo essere gender fluid, quindi non associato al genere maschile o femminile, lo ha sfavorito per anni, cosa che ora lo rende fresco e contemporaneo; un po’ perché il verde è stato introdotto relativamente recentemente, nell’Ottocento, nell’abbigliamento e negli arredi. Nel 1775 il chimico Carl Wilhelm Scheele utilizzò l’arseniato di rame e ottenne il primo pigmento verde realizzato con l’arsenico, una sostanza tossica: era di una qualità superiore ai verdi dell’epoca e li rimpiazzò presto tutti, aprendo la strada ad altri verdi a base di arsenico, come il verde smeraldo e il verde di Parigi. Fu molto utilizzato dagli arredatori delle case della classe media, soprattutto britannica, e nei vestiti, alcuni dei quali sono conservati nei musei e ancora di un bel verde brillante (ovviamente soprannominato arsenic green).

Da allora il verde, smeraldo, acido o giallastro, è stato il colore dell’inquietudine e dell’irraggiungibilità (come suggeriscono la luce verde oltre la baia nel libro Il grande Gatsby o la città di Smeraldo del mago di Oz) ed è associato a fantasmi (come Slimer dei Ghostbusters) e a personaggi bruttarelli, come Fiona e Shrek, cattivi o inquietanti, come Gamora dei Guardiani della Galassia. E anche, da sempre alle cattive ragazze, irriverenti, sicure di sé, ironiche: brat.

Una foto della copertina del singolo delle Spice Girls <em>2 become 1</em> del 1996, con lo sfondo verde acido

La copertina del singolo delle Spice Girls 2 Become 1 del 1996. Nel video sono vestite molto in verde.

Per esempio Rossella O’Hara, protagonista del romanzo e film Via col vento, non avendo soldi per un vestito nuovo se ne fece uno con delle tende di velluto verde, ed è vestita di verde la protagonista di uno dei quadri più famosi della pittrice Art Déco Tamara de Lempicka (le flappeur degli anni Venti usavano molto il verde lime), mentre Mrs Dalloway, protagonista dell’omonimo libro pubblicato nel 1925 dalla scrittrice inglese Virginia Woolf, indossa un abito verde argento da sirena.

Uno screenshot dell'abito verde di Rossella O'Hara fatto con le tende in <em>Via col vento</em>

L’abito verde di Rossella O’Hara fatto con le tende, da uno screenshot di Via col vento

È verde, infine, anche uno degli abiti più ammirati della storia del cinema, quello indossato dall’attrice Keira Knightley nel film Espiazione, del 2007: fu realizzato dalla costume designer Jacqueline Durran che fu candidata all’Oscar e indossato da mille ragazzine ai balli in versioni economica. Il sito di moda Refinery29 spiega che «alla fin fine, è tutto nel colore. Tra il color felce e smeraldo e una sfumatura cangiante, come una pietra preziosa alla luce: è un verde seducente. Un verde che se lo guardi ti fa soffrire».

Keira Knightley con il vestito verde di Espiazione (IMDb)