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  • Martedì 30 luglio 2024

L’esercito israeliano ha compiuto un attacco nella periferia di Beirut, in Libano

Ha detto di aver ucciso il comandante di Hezbollah ritenuto responsabile del lancio del razzo di sabato scorso sulle alture del Golan: il gruppo paramilitare libanese non ha confermato la morte

Un edificio colpito dall'attacco di Israele (AP Photo/Hussein Malla)
Un edificio colpito dall'attacco di Israele (AP Photo/Hussein Malla)
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Nel tardo pomeriggio di martedì l’esercito israeliano ha detto di aver compiuto un attacco mirato a Beirut, la capitale del Libano, per uccidere il comandante di Hezbollah che Israele ritiene responsabile del lancio del razzo che lo scorso sabato aveva ucciso 12 bambini e ragazzi a Majdal Shams, una cittadina sulle alture del Golan, territorio siriano occupato da decenni da Israele. L’obiettivo di Israele era Muhsin Shukr, conosciuto anche come Fuad Shukr, uno dei principali collaboratori del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. L’esercito israeliano ha detto che nell’attacco Fuad Shukr è stato ucciso: inizialmente fonti vicine a Hezbollah avevano detto che era sopravvissuto, ma poi il gruppo ne ha confermato la morte.

L’esercito israeliano considerava Shukr a capo del progetto missilistico di precisione di Hezbollah e su di lui il dipartimento di stato degli Stati Uniti aveva già messo una taglia di cinque milioni di dollari per il suo ruolo nell’attentato del 23 ottobre 1983 a una caserma statunitense a Beirut in cui erano morti 241 militari.

L’attacco di Israele sembra essere stato compiuto con un aereo. Il ministero della Salute libanese ha detto che tre persone sono state uccise e almeno 74 sono state ferite. L’attacco è stato compiuto nella zona intorno al quartiere di Haret Hreik, nella periferia sud della città a tre chilometri dall’aeroporto, dove c’è la sede del Consiglio della Shura di Hezbollah (l’organo decisionale supremo su questioni religiose, militari e strategiche).

L’attacco ha causato il parziale crollo di un edificio che si trova vicino a un ospedale che ha a sua volta subito dei danni. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, pochi minuti dopo l’attacco a Beirut, ha scritto su X che con il razzo a Majdal Shams «Hezbollah ha oltrepassato la linea rossa». L’attacco israeliano di oggi sembrerebbe dunque una ritorsione.

Ora il rischio principale è che le ritorsioni e le loro conseguenze possano provocare l’inizio di una guerra aperta tra Israele e Hezbollah, che sostiene Hamas in Palestina. Hezbollah è uno dei gruppi armati più potenti del Medio Oriente, i suoi mezzi militari sono notevolmente superiori a quelli di Hamas e i suoi legami con l’Iran solidi e duraturi, cosa che aumenterebbe le possibilità di un intervento diretto del regime iraniano in caso di guerra aperta fra Hezbollah e Israele, e dunque di un’estensione della guerra a tutta la regione.

Dopo l’attacco un funzionario di Hezbollah, Ali Ammar, ha detto alla TV libanese Al-Manar che «il nemico israeliano ha commesso un atto molto stupido in termini di dimensioni, tempistica e circostanze prendendo di mira un’area interamente civile» e che «prima o poi pagherà un prezzo per questo».

In serata la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha ribadito che una guerra tra Hezbollah e Israele «non è inevitabile» e che è ancora possibile trovare una soluzione diplomatica. Quando le è stato chiesto perché l’amministrazione Biden sia convinta di questo, lei ha risposto: «Perché dobbiamo continuare a essere ottimisti».
Kamala Harris, la candidata del Partito Democratico alle prossime presidenziali USA, ha commentato l’attacco israeliano dicendo che «Israele ha il diritto di difendersi. Detto questo, dobbiamo continuare a lavorare a una soluzione diplomatica».

Najib Mikati, primo ministro libanese, ha descritto l’attacco israeliano come un «atto criminale». Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha detto di sperare che qualsiasi risposta da parte di Hezbollah sarà «proporzionata» per non innescare un’escalation del conflitto. Hanno condannato l’attacco israeliano anche Hamas, gli Houthi dello Yemen (alleati dell’Iran e sostenitori della causa palestinese nella Striscia di Gaza) e la Russia che ha accusato Israele di aver violato il diritto internazionale. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani ha detto che l’attacco israeliano «non può certamente fermare l’orgogliosa resistenza del Libano nel proseguire nel suo onorevole percorso di sostegno ai palestinesi oppressi e di resistenza al regime di apartheid israeliano».

L’attacco di Majdal Shams, una cittadina di circa 11 mila abitanti, era stato compiuto sabato ai margini di un campo da calcio, mentre decine di bambini e ragazzini giocavano e guardavano le partite. Hezbollah, che lancia contro il sud di Israele decine di razzi al giorno, a cui Israele risponde con altri attacchi, dopo che si è saputa la portata della strage ha negato di aver lanciato il razzo contro Majdal Shams: ed è la prima volta dall’inizio della guerra a Gaza che Hezbollah smentisce il lancio di un razzo nel nord di Israele.

È probabile tuttavia che il razzo che ha colpito il campo da calcio sia stato lanciato proprio da Hezbollah, che sabato aveva lanciato altri 30 razzi e aveva rivendicato un attacco in quell’area contro una caserma dell’esercito israeliano. L’ipotesi che sembra più probabile è che un missile lanciato contro la caserma sia finito per errore su Majdal Shams. Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva reagito dicendo che per l’attacco Hezbollah avrebbe pagato «un caro prezzo».