A Nairobi, in Kenya, la polizia ha vietato le proteste, ma il provvedimento è stato sospeso da un tribunale

La polizia spara gas lacrimogeni durante una protesta a Nairobi il 16 luglio (AP Photo/Ed Ram)
La polizia spara gas lacrimogeni durante una protesta a Nairobi il 16 luglio (AP Photo/Ed Ram)

Mercoledì sera la polizia del Kenya aveva vietato «fino a nuovo avviso» le proteste nella capitale Nairobi, che da un mese è al centro di grosse manifestazioni che si sono estese anche al resto del paese. Il provvedimento è però stato sospeso giovedì da un tribunale del paese, che sta esaminando un ricorso presentato da un’organizzazione di attivisti per i diritti civili.

Le proteste erano cominciate a giugno ed erano state molto partecipate, soprattutto da parte dei giovani: inizialmente riguardavano una proposta di legge per introdurre nuove tasse su molti beni primari, ma in breve tempo alle richieste dei manifestanti si erano aggiunte anche, fra le altre cose, le dimissioni del governo e del presidente William Ruto. Il piano per aumentare le tasse era poi stato ritirato, ma le proteste si erano ormai estese a criticare la corruzione diffusa nel paese. In alcuni casi ci sono stati anche violenti scontri con la polizia in cui sono state uccise almeno 39 persone, oltre a centinaia di arresti. La settimana scorsa Ruto ha licenziato tutti i suoi ministri tranne quello degli Esteri, sempre nel contesto delle proteste.

Secondo la polizia, ci sono stati episodi in cui «gruppi criminali organizzati» si sarebbero infiltrati tra i manifestanti «per provocare comportamenti disordinati e distruttivi». Il capo della polizia ha aggiunto che l’assenza di leader riconoscibili che guidino le manifestazioni ha «reso difficile l’applicazione dei protocolli di sicurezza» nelle ultime settimane.