• Libri
  • Lunedì 8 luglio 2024

La figlia di Alice Munro ha raccontato che il suo patrigno la molestò, e sua madre rimase con lui

Andrea Robin Skinner ha accusato la scrittrice canadese vincitrice del Nobel e morta a maggio con un articolo sul Toronto Star

Alice Munro nel 2014 (Chad Hipolito/CP/ABACAPRESS.COM)
Alice Munro nel 2014 (Chad Hipolito/CP/ABACAPRESS.COM)

Nel weekend il giornale canadese Toronto Star ha pubblicato un lungo articolo scritto da Andrea Robin Skinner, figlia della scrittrice vincitrice del premio Nobel per la Letteratura Alice Munro, morta a maggio. Il pezzo è stato corroborato dall’inchiesta di due giornalisti del Toronto Star, e racconta che nel 1976, quando Skinner aveva 9 anni, il secondo marito della madre Gerald Fremlin abusò sessualmente di lei mentre era in visita per qualche settimana a casa loro: Munro, racconta Skinner, scelse di rimanere con lui anche dopo averlo scoperto dalla figlia negli anni Novanta.

Nel 2005 Fremlin, un geografo, si dichiarò colpevole di “indecent assault”, una forma di aggressione sessuale dell’ordinamento canadese: ormai aveva 80 anni, e ottenne una sospensione condizionale della pena e la libertà vigilata per due anni. Munro rimase con Fremlin fino alla sua morte, nel 2013, e non ebbe più rapporti con la figlia fino alla morte, avvenuta il 13 maggio 2024 a 92 anni.

L’articolo sta facendo molto discutere non soltanto perché è la storia di un abuso sessuale subito da una bambina da parte di una figura familiare, ma anche perché molti appassionati delle opere di Munro sono rimasti molto stupiti dal comportamento della scrittrice. Munro, infatti, era molto amata per la sua rappresentazione della profondità e della complessità della psiche umana e aveva scritto vari racconti in cui raccontava abusi di potere e ingiustizie nei confronti di ragazze e giovani, in cui sembrava empatizzare fortemente con chi aveva subito un torto. A questo si aggiunge il fatto che le notizie sulla condanna di Fremlin nel 2005 non fecero affatto discutere, e vennero sostanzialmente ignorate dai fan della scrittrice, che avrebbe poi vinto il Nobel nel 2013.

«Volevo che questa storia, la mia storia, diventasse parte delle storie che la gente racconta quando parla di mia madre», spiegò Skinner quando decise di denunciare il patrigno nel 2005, più di vent’anni dopo il primo abuso. «Non voglio vedere una sola altra intervista o biografia che metta in discussione la realtà di quello che mi è successo o il fatto che mia madre, messa di fronte alla verità, abbia deciso di restare e di proteggere il mio molestatore».

– Leggi anche: Perché non hai denunciato prima?

Skinner ha scritto che Fremlin si infilò nel suo letto e la aggredì sessualmente quando lei aveva 9 anni, lui ne aveva 52 e la madre ne aveva 45, nel 1976. La bambina viveva nella provincia di Victoria, in Canada, con il padre, la sua seconda moglie e il fratellastro, ma faceva visita alla madre, che viveva appunto in Ontario con Fremlin, per varie settimane all’anno.

Dopo il primo abuso, racconta, Fremlin la obbligò a dirgli «della sua vita sessuale», chiedendole di raccontare «i dettagli dei giochi innocenti che facevo con altri bambini» e descrivendole a sua volta la vita sessuale con sua madre. Tornata in Victoria, Skinner raccontò quanto successo al fratellastro Andrew, che lo disse alla madre, che lo disse al marito, ovvero il padre di Skinner ed ex marito di Munro. Il padre decise di non parlarne con l’ex moglie, e continuò a mandare la figlia a casa di lei per l’estate per il resto della sua infanzia e adolescenza.

«Quando ero sola con Fremlin faceva battute oscene, si spogliava durante i viaggi in macchina, mi raccontava delle ragazzine del quartiere che gli piacevano e descriveva i bisogni sessuali di mia madre. A quel tempo non sapevo che si trattasse di un abuso. Pensavo che mi stessi comportando nel modo migliore e che stessi evitando gli abusi, distogliendo lo sguardo e ignorandolo quando mi raccontava le sue storie», ha scritto Skinner. «Quando avevo 11 anni, degli ex amici di Fremlin dissero a mia madre che aveva mostrato i genitali alla loro figlia quattordicenne. Lui negò e quando mia madre gli fece delle domande su di me la “rassicurò”, dicendole che non ero il suo tipo». Fremlin disse anche che in passato le persone non erano così «bacchettone», e che «era normale che i bambini imparassero a conoscere il sesso facendolo con gli adulti».

Skinner decise comunque di non parlare alla madre degli abusi subiti, pensando che l’avrebbe ferita. Le scrisse però infine una lettera per raccontarle tutto quando aveva vent’anni, dopo che Munro una volta le disse di aver letto un racconto in cui una ragazza si suicidava perché il suo patrigno aveva abusato sessualmente di lei, chiedendole secondo lei come mai il personaggio non l’avesse detto a sua madre.

«Nonostante la sua empatia per un personaggio immaginario, mia madre non provava sentimenti simili per me. Reagì esattamente come temevo: come se avesse scoperto di essere stata tradita», ha scritto Skinner. «Sono andata a trovarla e sono rimasta sopraffatta da quanto si sentisse offesa. Credeva che mio padre ci avesse costretti a mantenere il segreto per umiliarla. Poi mi raccontò degli altri bambini con cui Fremlin era “amico”, sottolineando la sua sensazione di essere stata personalmente tradita. (…) Quando provai a raccontarle quanto gli abusi di suo marito mi avessero ferita, era incredula».

Munro lasciò temporaneamente Fremlin, che le inviò una serie di lettere in cui ammetteva che gli abusi c’erano stati, ma incolpava Skinner di averli istigati, la chiamava “sfasciafamiglie” e diceva che la bambina «aveva rovinato il rapporto di due persone che si amavano». Poi Munro tornò insieme a lui, dicendo di amarlo troppo e di ritenere ingiusto che le fosse chiesto di «negare i propri bisogni e sacrificarsi per i suoi figli per colpa delle mancanze di un uomo». Il resto della famiglia fece finta di niente e continuò ad avere rapporti amichevoli con Munro e Fremlin.

– Leggi anche: Che cos’è la “cultura dello stupro”

Skinner racconta di essersi allontanata dalla famiglia nel 2002 dopo essersi sposata e aver avuto figli, perché aveva chiesto alla madre di non portare Fremlin con sé nelle visite ai nipoti e lei le aveva detto che sarebbe stato scomodo per lei viaggiare da sola. Decise di denunciare Fremlin nel 2005, fornendo le lettere che aveva scritto alla madre come prova, dopo aver letto un’intervista al New York Times in cui Munro diceva falsamente di avere un ottimo rapporto con tutte e tre le figlie, lei inclusa, quando invece non si parlavano.

Fremlin fu condannato nel 2005, ma la storia fu sostanzialmente ignorata dalla stampa. «La fama di mia madre fece sì che la segretezza si diffondesse ben oltre la mia famiglia. Varie persone influenti sono venute a conoscenza della mia storia, ma hanno continuato a sostenere [Munro] e a perpetuare una narrazione che sapevano essere falsa. Sembrava che nessuno credesse che la verità meritasse di essere raccontata, e che non lo sarebbe mai stata, o certamente non con la stessa enfasi delle menzogne».

Negli ultimi anni Skinner è tornata in contatto con i fratelli, che nel frattempo si sono informati maggiormente sugli effetti degli abusi sessuali durante l’infanzia. La donna, che lavora da anni per sostenere i minori vittime di abusi sessuali, ha detto di essere molto grata alle persone che hanno animato il movimento #MeToo, raccontando gli abusi subiti e talvolta denunciando le persone che ne sono state responsabili, anche a distanza di anni. Sui social network molti fan di Munro hanno detto di essersi sentiti traditi dalla rivelazione e che non potranno più leggere il suo lavoro allo stesso modo.

«Provo così tanto rispetto per Andrea, che ha deciso di scrivere questo articolo in mezzo a un’ondata di pezzi – incluso quello che ho scritto io la scorsa settimana – in cui questo lato della figura della madre era assente», ha scritto la giornalista culturale Tajja Isen, che soltanto qualche giorno prima aveva dedicato un lungo articolo a Munro.

– Leggi anche: Mostri