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  • Lunedì 8 luglio 2024

Cinque risultati sorprendenti dalle elezioni in Francia

Dall'affluenza più alta da quasi trent'anni, passando per i risultati in Nuova Caledonia e un dato estremamente positivo per il Rassemblement National, pur nella sconfitta

una piazza piena di persone fotografata dall'alto dopo il tramonto
Sostenitori della coalizione di sinistra festeggiano il risultato inaspettato delle elezioni legislative in Place de la République a Parigi (AP Photo/Louise Delmotte)
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Domenica 7 luglio si è tenuto il secondo turno delle elezioni legislative francesi, vinte a sorpresa dalla coalizione di sinistra e perse dal principale partito di estrema destra, il Rassemblement National, nonostante al primo turno fosse stato di gran lunga il più votato con oltre il 30 per cento dei voti.

Il risultato delle elezioni ha portato a una composizione del parlamento estremamente frammentata e a una situazione di fatto inedita per la politica francese, che potrebbe portare a uno stallo istituzionale. Queste elezioni sono state però anche notevoli per altri aspetti, fra cui alcuni risultati nei territori d’oltremare, ossia ex colonie che fanno ancora parte del territorio francese ma che si amministrano in modo semi-indipendente, per il dato sull’affluenza, e per alcuni risultati in alcune singole circoscrizioni.

L’affluenza
Al secondo turno è stata del 66,63 per cento, la più alta dal 1997, quindi da quasi trent’anni: è aumentata di più di 20 punti rispetto alle elezioni legislative del 2022. Al primo turno l’affluenza era stata del 66,71 per cento, anche in questo caso la più alta dal 1997. Domenica già alle 17 era stata superata l’affluenza totale al secondo turno delle elezioni legislative del 2012, 2017 e 2022: un dato ancora più notevole se si pensa che in Francia le scuole hanno chiuso da qualche giorno, e molte persone si trovavano già in vacanza o all’estero.

Gli eletti dell’estrema destra
Sembra controintuitivo: queste sono state comunque le elezioni in cui il Rassemblement National è riuscito a eleggere il numero più alto di deputati mai raggiunto nella sua storia. Sono stati 143, molti meno rispetto a quelli che si aspettava (dato che i sondaggi avevano fatto pensare che il partito potesse avvicinarsi alla maggioranza assoluta di 289 deputati su 577) ma comunque il numero più alto mai ottenuto da un partito di estrema destra nella storia francese.

Il record precedente apparteneva sempre al Rassemblement National: lo aveva ottenuto nel 2022, quando aveva fatto eleggere 82 deputati. Nonostante abbia perso insomma ha comunque quasi raddoppiato i voti presi due anni fa. Anche per questo la leader del partito Marine Le Pen ha potuto dire che la vittoria di RN «è stata solo rinviata»: «La marea sta salendo. Questa volta non è salita abbastanza in alto, ma continua a salire».

Il Rassemblement National è stato infatti il partito che ha preso il maggior numero di voti sia al primo che al secondo turno, ma visto il sistema elettorale maggioritario con collegi uninominali usato in Francia prendere più voti su base nazionale non implica in alcun modo ottenere più parlamentari: per essere eletto un candidato deve prendere più voti degli altri candidati nel suo collegio elettorale, indipendentemente da quanti voti ha preso il partito in totale.

La differenza fra voti e collegi ottenuti al secondo turno è anche data dal fatto che il Nuovo Fronte Popolare ed Ensemble hanno ritirato quasi tutti i loro candidati arrivati terzi ai ballottaggi e che quasi sicuramente non avrebbero vinto, evitando di disperdere voti e concentrandoli sui candidati che si opponevano a quelli di estrema destra, mentre Rassemblement National li ha mantenuti ovunque, non avendo un altro partito con cui adottare la stessa strategia.

Un’inversione di tendenza rispetto alle elezioni europee?
La coalizione di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare, ha fatto eleggere 182 deputati, 74 dei quali fanno parte di LFI, di sinistra radicale, e 59 del Partito Socialista. Questi risultati sono invertiti rispetto a quelli delle elezioni europee, dove era stata più votata la lista del Partito Socialista e di Place Publique, il partito di centrosinistra di Raphaël Glucksmann. L’elezione di questi deputati si basa anche sul fatto che nella precedente Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento francese, LFI era il principale partito di sinistra e sulla base di questo aveva avuto diritto a candidare deputati in più collegi elettorali.

Contro ogni aspettativa ha ottenuto risultati migliori del previsto (e anche del Rassemblement National) pure la coalizione di Macron, Ensemble pour la République, che ha ottenuto 168 seggi. È un risultato molto inferiore a quello delle legislative del 2022, quando i partiti che sostenevano Macron avevano fatto eleggere 246 deputati, creando un governo di minoranza con l’appoggio esterno dei Repubblicani, ma secondo tutti i sondaggi degli ultimi giorni Ensemble sarebbe dovuta arrivare terza.

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Questo risultato è stato possibile grazie alla strategia della desistenza che il cosiddetto “fronte repubblicano”, che comprende i partiti di sinistra e centro, ha attuato fra il primo e il secondo turno, spingendo più di 200 candidati arrivati terzi a ritirarsi dal ballottaggio per concentrare i voti della sinistra e dei moderati contro i candidati dell’estrema destra.

I leader sono andati quasi tutti bene
Sono stati eletti e rieletti diversi importanti esponenti di tutti i partiti: nessuno di loro insomma è stato “punito” dal proprio elettorato, cosa che invece capita piuttosto di frequente in caso di elezioni nei singoli collegi.

Del Nuovo Fronte Popolare sono stati per esempio eletti l’ex presidente della Repubblica François Hollande, del Partito Socialista, e François Ruffin di La France Insoumise, il primo ad aver fatto un appello all’unità della sinistra, poi accolto, dopo i risultati delle elezioni europee vinte da RN. Della coalizione di Macron sono stati rieletti l’attuale primo ministro Gabriel Attal, che oggi presenterà le sue dimissioni da questa carica e tornerà ad essere un deputato dell’Assemblea Nazionale, l’ex prima ministra Elisabeth Borne – che pure era molto impopolare, stando ai sondaggi – e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin.

Il Rassemblement National ha riconfermato molti dei suoi principali esponenti e ha aggiunto qualche decina di nuovi deputati dalle idee piuttosto controverse e problematiche. È stato infine eletto nella sua circoscrizione Eric Ciotti, quello che è ancora formalmente il presidente dei Repubblicani ma che di fatto è stato estromesso dal suo stesso partito per aver cercato di allearsi con il Rassemblement National senza consultare gli altri dirigenti. Ciotti si era presentato comunque con una lista di candidati indipendenti iscritti nelle liste del Rassemblement National e anche la sua elezione è contata fra quelle di RN.

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Fuori dalla Francia continentale
Alcuni risultati sorprendenti sono arrivati dai territori d’oltremare francesi, dove l’estrema destra è riuscita per la prima volta a eleggere due deputati: uno nella Mayotte, arcipelago dell’oceano Indiano tra il Madagascar e la costa del Mozambico, e uno nella Réunion, un’isola grande 2.500 chilometri quadrati che si trova a est del Madagascar.

In Mayotte a pesare su questo risultato è stata molto probabilmente la questione dell’immigrazione irregolare nell’arcipelago, estremamente contestata da diversi comitati di residenti negli ultimi mesi e strumentalizzata dall’estrema destra nella Francia continentale. Questi risultati possono essere attribuiti anche alla crescente popolazione nei territori d’oltremare di cittadini francesi bianchi che si trasferiscono in queste isole dalla Francia continentale.

È successa una cosa notevole anche in Nuova Caledonia, dove negli ultimi mesi le tensioni fra cittadini indigeni, i kanak, e cittadini francesi bianchi avevano portato allo scoppio di violentissime proteste. Domenica è stato eletto all’Assemblea Nazionale il primo deputato indigeno kanak da quasi quarant’anni, Emmanuel Tjibaou: un risultato che molti considerano frutto della recente mobilitazione indigena, che quindi non si è limitata soltanto a scendere in piazza.

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