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  • Venerdì 5 luglio 2024

Alcuni grandi finanziatori stanno iniziando ad abbandonare Joe Biden

Hanno annunciato che sospenderanno le donazioni finché il presidente americano non si sarà ritirato: sono ancora una minoranza, che però preoccupa il Partito Democratico

Joe Biden al balcone della Casa Bianca mentre aspetta l'inizio dei fuochi d'artificio per la festa dell'Indipendenza, il 4 luglio (AP Photo/Evan Vucci)
Joe Biden al balcone della Casa Bianca mentre aspetta l'inizio dei fuochi d'artificio per la festa dell'Indipendenza, il 4 luglio (AP Photo/Evan Vucci)
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Negli ultimi giorni alcuni importanti finanziatori del Partito Democratico americano, persone che avevano donato o erano pronte a donare centinaia di migliaia o in alcuni casi milioni di dollari per contribuire a rieleggere il presidente Joe Biden, hanno annunciato che sospenderanno le loro donazioni finché Biden non si sarà ritirato dalle elezioni, e avrà lasciato il posto a un candidato o una candidata più giovane. Per ora questi finanziatori sono una minoranza, ma alcuni di loro hanno detto pubblicamente che hanno smesso di ritenere Biden il candidato adeguato per battere Donald Trump, e altri hanno cominciato a organizzarsi attivamente per sostenere candidati sostitutivi.

Gli annunci di questi grandi finanziatori sono cominciati dopo il disastroso dibattito presidenziale della settimana scorsa, in cui Joe Biden è apparso fragile, confuso e incapace di controbattere a Trump, e sono particolarmente preoccupanti per il Partito Democratico, benché al momento i finanziatori contrari a Biden siano ancora una minoranza.

Joe Biden però sta cercando di resistere a queste pressioni e lo ha ribadito venerdì in un comizio in Wisconsin: «Lasciatemi essere molto chiaro: resterò candidato e batterò Trump». Biden in modo molto energico ha detto di non voler far sì che 90 minuti di dibattito cancellassero tre anni e mezzo di presidenza: «Nessuno mi spingerà a ritirarmi».

Negli Stati Uniti più che in altri luoghi le campagne elettorali sono molto dipendenti dai soldi donati da finanziatori, aziende e comitati, e questo è proprio il periodo in cui le campagne elettorali iniziano a spendere di più per comizi, spot pubblicitari e altro. All’inizio di giugno, secondo l’ultima rendicontazione periodica, Donald Trump e il Partito Repubblicano avevano accumulato per la campagna 235 milioni di dollari, contro i 212 milioni di Biden e del Partito Democratico.

Tra i grandi donatori che hanno annunciato una sospensione dei finanziamenti la più nota è Abigail Disney, nipote di Walt Disney ed erede di parte del suo patrimonio, nota filantropa e donatrice a favore di cause progressiste. In una comunicazione indirizzata al comitato elettorale di Biden, Disney ha detto che la sua campagna «non riceverà un altro centesimo da me finché non stringeranno i denti e non rimpiazzeranno Joe Biden». Disney ha aggiunto: «Biden è un brav’uomo che ha servito bene il proprio paese, ma la posta in gioco è troppo alta per lasciare che la pavidità determini il corso delle nostre azioni».

– Leggi anche: Le prime critiche pubbliche dei Democratici americani a Joe Biden

Altri finanziatori noti che hanno sospeso il proprio sostegno a Joe Biden sono Reed Hastings, l’ex amministratore delegato di Netflix, che ha chiesto esplicitamente a Biden di ritirarsi, e Ari Emanuel, un potente agente di Hollywood, che ha interrotto le donazioni a Biden e ha detto che sta parlando con altri finanziatori per convincerli a fare lo stesso. Il fratello di Ari Emanuel, Rahm, è attualmente l’ambasciatore di Joe Biden in Giappone e in precedenza era stato capo di gabinetto del presidente Barack Obama.

Vari altri finanziatori meno noti hanno annunciato la sospensione del loro sostegno: l’imprenditore Gideon Stein ha sospeso una donazione da 3,5 milioni di dollari, così come la filantropa Karla Jurvetson, che alle elezioni del 2020 aveva dato ai Democratici in tutto 30 milioni di dollari.

Joe Biden incontra alcuni sostenitori il 27 giugno

Joe Biden incontra alcuni sostenitori il 27 giugno (AP Photo/Evan Vucci)

Ci sono poi i finanziatori che non solo hanno sospeso le donazioni, ma che si stanno mobilitando attivamente per spingere Joe Biden al ritiro. Il produttore di Hollywood Damon Lindelof, che finora ha donato circa 115 mila dollari alla campagna per la rielezione di Biden, ha annunciato sulla rivista Deadline una campagna che ha chiamato DEMbargo, crasi tra Democratici ed embargo, in cui ha chiesto a tutti i donatori del partito, grandi e piccoli, di sospendere le attività finché Biden non si sarà ritirato.

L’iniziativa forse più rilevante, raccontata dal New York Times, è quella di un gruppo di miliardari e imprenditori che ha annunciato un nuovo fondo che comincerà a raccogliere donazioni per il sostituto o la sostituta di Biden, chiunque sia. Il fondo si chiama Next Generation PAC (dove PAC sta per Political Action Committee, Comitato per l’azione politica, ed è uno degli strumenti finanziari usati per le donazioni) e dovrebbe raccogliere 100 milioni di dollari, che saranno sbloccati soltanto quando Biden si sarà ritirato dalle elezioni. Se non lo dovesse fare, i soldi raccolti andranno a sostenere candidati Democratici alle elezioni locali, ma non Biden. Non è chiaro quanti soldi abbia raccolto finora questo fondo, però.

– Leggi anche: Joe Biden dice che resterà candidato «fino alla fine»

Queste campagne contro Biden, comunque, non sono generalizzate. Molti grandi finanziatori continuano a sostenere il presidente, che anzi secondo il suo comitato elettorale ha ricevuto un notevole aumento di piccole donazioni nei giorni subito successivi al dibattito: circa 38 milioni di dollari, di cui 30 donati online. Questi soldi non vengono da grandi finanziatori come quelli citati finora, ma da piccole donazioni fatte da comuni cittadini.

Nonostante questo, i giornali parlano di perplessità sempre crescenti tra i grandi finanziatori, che rimangono fondamentali per qualunque campagna elettorale: da giorni il comitato elettorale di Biden sta lavorando per cercare di tranquillizzarli e di mantenere il loro sostegno.

Negli Stati Uniti le regole per donare a un candidato o alla sua campagna elettorale sono molto stringenti, e impongono dei limiti piuttosto bassi per le donazioni individuali: un singolo può donare al massimo poche migliaia di dollari al suo candidato favorito.

Paradossalmente, però, le grandi donazioni – quelle da centinaia di migliaia di dollari, o addirittura milioni – sono meno regolamentate, soprattutto dopo che una ventina d’anni fa la Corte Suprema autorizzò la creazione dei cosiddetti “Super PAC”, organizzazioni che possono raccogliere finanziamenti senza limiti. I Super PAC non possono donare direttamente alle campagne elettorali dei candidati, ma possono raccogliere e spendere qualsiasi cifra per sostenerle indirettamente. Per esempio, possono commissionare e mandare in onda degli spot a favore di un candidato, organizzare eventi, campagne di volantinaggio e così via.

Per questo, quando un imprenditore o un filantropo annuncia donazioni da milioni di dollari in favore della campagna di Biden, non potendo fare donazioni dirette di solito divide i soldi tra vari Super PAC e organizzazioni simili, che sono affiliate indirettamente con la campagna elettorale. Questo enorme afflusso di denaro genera anche preoccupazioni tra molti attivisti, che temono che campagne elettorali sempre più dipendenti dalle grandi donazioni siano facilmente influenzabili e suscettibili agli interessi dei grandi donatori.