A Bologna è stata temporaneamente ritirata la richiesta di referendum sulla “città 30”

Uno dei cartelli che indicano la Zona 30 a Bologna
Uno dei cartelli che indicano la Zona 30 a Bologna (Michele Nucci / LaPresse)

A Bologna i partiti di destra e di centrodestra del consiglio comunale hanno temporaneamente ritirato il quesito del referendum sul limite di velocità di 30 chilometri all’ora: il limite è stato imposto in città dall’amministrazione di centrosinistra guidata da Matteo Lepore. In un comunicato diffuso mercoledì i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, Forza Italia, lista civica “Bologna ci piace” e gruppo misto hanno detto di voler ripresentare il quesito più avanti per avere più tempo per raccogliere le firme. Il comunicato è stato firmato anche dal segretario cittadino leghista, Cristiano Di Martino, mentre i leghisti in consiglio comunale della Lega non hanno condiviso l’iniziativa. In un altro comunicato hanno fatto sapere di essere in disaccordo con il resto dell’opposizione e che avrebbero voluto procedere subito con la raccolta delle firme.

Il limite di velocità di 30 chilometri all’ora era entrato in vigore lo scorso gennaio e aveva reso Bologna la prima grande “città 30” in Italia: l’opposizione di centrodestra (e non solo) aveva fin da subito contestato la misura, e chiesto di organizzare un referendum per abrogarla. La richiesta di referendum era stata giudicata ammissibile a inizio giugno dal Comitato dei garanti del comune di Bologna, un organo che giudica l’ammissibilità delle proposte di referendum consultivi. I partiti di opposizione però avevano tre mesi di tempo per raccogliere 9mila firme necessarie a organizzare il voto: nel comunicato di mercoledì, l’opposizione ha detto di voler ripresentare il quesito «in modo da garantire la raccolta firme da settembre in avanti».

Per un comune di 392mila abitanti 9mila firme non sono moltissime, ma avrebbero dovuto essere raccolte tra luglio e settembre, quando molte persone sono in vacanza: nel comunicato l’opposizione ha detto di aver chiesto al comune di posticipare la raccolta firme a dopo l’estate, o di escludere il mese di agosto, ma di aver ricevuto un diniego, e di aver quindi deciso di ripresentare il quesito più avanti. I firmatari e le firmatarie del comunicato hanno parlato di «un evidente sistema per ostacolare lo svolgimento del referendum e impedire la partecipazione ai cittadini», accusando Lepore di non volersi misurare col consenso della cittadinanza su una misura come la “città 30”, contestata non solo da destra.

Se l’opposizione fosse riuscita a raccogliere le firme in tempo, il referendum si sarebbe tenuto all’inizio del 2025. La decisione di ritirare il quesito è stata comunque discussa e contestata anche internamente agli stessi partiti di opposizione, una parte dei quali avrebbe voluto procedere a raccogliere le firme da subito.