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  • Domenica 16 giugno 2024

La storia di Sandra Hemme, in carcere da 43 anni da innocente

Un giudice del Missouri ha disposto la sua scarcerazione dopo una lunga battaglia legale sull'omicidio di una bibliotecaria, in Missouri

Sandra “Sandy” Hemme quando fu condannata, all'inizio degli anni Ottanta
Sandra “Sandy” Hemme quando fu condannata, all'inizio degli anni Ottanta (Innocence Project)
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Venerdì un giudice del Missouri ha stabilito che ci sono prove «chiare e convincenti» dell’innocenza di Sandra “Sandy” Hemme, una donna di 64 anni che si trova in carcere dall’inizio degli anni Ottanta, quando fu condannata all’ergastolo per l’omicidio di Patricia Jeschke, una bibliotecaria della città di St. Joseph. All’epoca l’accusa convinse i giudici della colpevolezza di Hemme sulla base di una confessione estorta durante un interrogatorio mentre Hemme si trovava in cura in un ospedale psichiatrico.

Il caso di Hemme era seguito da anni dall’Innocence Project, un noto collettivo internazionale di avvocati e giuristi che si occupa di scagionare persone condannate ingiustamente. Secondo l’Innocence Project, Hemme è la donna rimasta in carcere ingiustamente più a lungo nella storia degli Stati Uniti: al momento è detenuta da circa 43 anni.

Hemme si trova ancora in carcere. Se il procuratore generale non farà ricorso contro la decisione del giudice, dovrà essere rilasciata entro 30 giorni.

Nel 1980 Hemme, che aveva problemi psichiatrici, si dichiarò colpevole dell’omicidio di Jeschke. La condanna si basò esclusivamente sulle sue parole. Non c’era un possibile movente o testimoni che l’avessero vista vicino alla casa dove Jeschke fu uccisa. Durante una recente udienza, un investigatore che all’epoca partecipò alle indagini ha detto che Hemme assumeva farmaci e sedativi e ammesso che durante gli interrogatori «non era del tutto consapevole di quello che stava succedendo».

Nel ricorso presentato per sostenere l’innocenza di Hemme gli avvocati dell’Innocence Project hanno scritto che durante le indagini la polizia ignorò i problemi di salute di Hemme e le sue testimonianze contradditorie. La polizia «ha sfruttato la sua malattia mentale e l’ha costretta a fare false dichiarazioni mentre era sedata e trattata con farmaci antipsicotici», hanno detto gli avvocati di Hemme durante la discussione del ricorso presentato per chiederne la scarcerazione.

Sembra inoltre che gli investigatori trascurarono prove importanti che avrebbero potuto portare ad altre incriminazioni: fra cui quella di Michael Holman, un agente di polizia di 22 anni che aveva tentato di utilizzare la carta di credito di Jeschke. Il furgone di Holman peraltro era stato visto vicino alla scena del crimine e il padre di Jeschke riconobbe due orecchini della figlia di cui era in possesso Holman. Molte di queste prove non furono mai fornite agli avvocati di Hemme. Holman, detenuto per molti anni in seguito a una condanna per frode assicurativa e furto con scasso, è morto nel 2015.