Anche a Bari, Perugia e Avellino si andrà al ballottaggio

Sono tra le grandi città dove il risultato era ancora incerto: si sapeva invece già da lunedì della vittoria del centrosinistra a Cagliari e del ballottaggio a Firenze

Vito Leccese e Fabio Romito, candidati di centrosinistra e centrodestra a Bari (ANSA)
Vito Leccese e Fabio Romito, candidati di centrosinistra e centrodestra a Bari (ANSA)
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Nella notte tra lunedì e martedì si è concluso lo spoglio dei voti in diverse città in cui ci sono state le elezioni amministrative: tra quelle più grandi in cui il risultato era ancora in bilico ci sono Bari, Perugia e Avellino, dove è ormai certo che si andrà al ballottaggio, dato che nessun candidato ha ottenuto più del 50 per cento dei voti. Si voterà tra due settimane, il 23 e il 24 giugno. Altri risultati sono noti già da lunedì sera: tra questi la vittoria del centrosinistra a Cagliari e il ballottaggio a Firenze.

A Bari il candidato del centrosinistra, Vito Leccese, sostenuto da Partito Democratico (PD) e Europa Verde, è andato molto bene e ha ottenuto il 48 per cento; il candidato di centrodestra Fabio Romito si è invece fermato al 29,1 per cento. Michele Laforgia, che era sostenuto dal Movimento 5 Stelle, ha invece preso poco più del 21 per cento. Vito Leccese ha 61 anni ed è stato attivo in politica soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, quando fu più volte consigliere comunale a Bari, poi consigliere regionale e deputato (sempre con il centrosinistra, prima con i Verdi e poi nell’alleanza dell’Ulivo). Fabio Romito ha invece 36 anni ed è consigliere regionale della Lega.

Il Movimento 5 Stelle aveva deciso di non partecipare alle primarie con il PD dopo le inchieste giudiziarie che negli scorsi mesi avevano riguardato il comune di Bari, governato proprio dal PD con Antonio Decaro. Sia Leccese che Laforgia però si erano promessi sostegno a vicenda in caso di ballottaggio, e perciò per Leccese l’esito del ballottaggio dovrebbe essere scontato.

A Perugia il ballottaggio sarà tra la candidata di centrosinistra Vittoria Ferdinandi e quella di centrodestra Margherita Scoccia. Il distacco tra le due è stato minimo: la prima ha preso il 49 per cento, e la seconda il 48,2 per cento. Ferdinandi, 37enne candidata civica ma con posizioni radicali di sinistra, era sostenuta da un’ampia coalizione con PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e una parte di Italia Viva. Margherita Scoccia, di 45 anni, è invece l’assessora all’Urbanistica uscente: è di Fratelli d’Italia ed è sostenuta da tutti i partiti della destra di governo.

Il fatto che il centrosinistra si fosse presentato unito alle elezioni era stato commentato da molti come una grossa novità rispetto agli anni passati: la città infatti è governata da due mandati dal centrodestra – il sindaco uscente è Andrea Romizi di Forza Italia – che sia nel 2014 che nel 2019 aveva vinto contro un centrosinistra che si era presentato diviso in più coalizioni.

Ad Avellino la situazione è molto incerta, dato che i due candidati che andranno al ballottaggio hanno preso entrambi poco più del 30 per cento: il candidato del centrosinistra Antonio Gengaro (sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), ha ottenuto il 36,9 per cento, mentre la vice-sindaca uscente Laura Nargi, sostenuta da tre liste civiche, è al 32,4 per cento. Il terzo candidato più votato, che non andrà quindi al ballottaggio, è stato il giornalista Pellegrino Genovese, di Forza Italia, che ha preso il 21,8 per cento. Fratelli d’Italia aveva invece proposto un proprio candidato, Modestino Maria Iandoli, storico dirigente di Alleanza Nazionale, che ha preso solo poco più del 4 per cento.

La campagna elettorale ad Avellino ha avuto al centro soprattutto la gestione della città da parte della passata amministrazione: a marzo infatti il sindaco Gianluca Festa, sostenuto da alcune liste civiche, si era dimesso dopo essere stato indagato in due grosse inchieste, con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, falso in atto pubblico, turbativa d’asta e omissione di atti d’ufficio. Era stato messo agli arresti domiciliari a metà aprile.