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  • Venerdì 7 giugno 2024

Virginie Viard non aveva gusto?

La stilista che fino a ieri era direttrice creativa di Chanel era oggetto di critiche e prese in giro da quando aveva preso il posto di Karl Lagerfeld

Virginie Viard dopo una sfilata di haute couture di Chanel, Parigi, 23 gennaio 2024
(Pascal Le Segretain/Getty Images)
Virginie Viard dopo una sfilata di haute couture di Chanel, Parigi, 23 gennaio 2024 (Pascal Le Segretain/Getty Images)
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La notizia che Virginie Viard non sarà più la direttrice creativa del marchio francese Chanel – un ruolo che ricopriva dal 2019, avendo preso il posto del celebre Karl Lagerfeld – è stata accolta con sollievo ed entusiasmo da molti appassionati di moda. In tanti hanno condiviso la propria soddisfazione su Instagram e TikTok, ricordando i motivi per cui non apprezzavano il suo lavoro: tra loro ci sono per esempio Luke Meagher (noto come hautelemode) e Hanan Besovic (cioè ideservecouture), due dei commentatori di moda più stimati e ascoltati sui social network.

Anche la famosa critica Cathy Horyn ha commentato la notizia su The Cut spiegando che nessuno nella moda «potrebbe essere troppo sorpreso da questa mossa, al massimo da quanto tempo ci sia voluto a Chanel per farla» e ha aggiunto che «non riesco a pensare a niente di nuovo o interessante che Viard abbia disegnato negli ultimi cinque anni».

Da tempo quasi ogni nuova collezione di Viard – nata a Lione, in Francia, 62 anni fa – era accolta online da commenti inorriditi e da video dove l’influencer di turno si limitava a mostrare gli abiti con sguardi sbigottiti, dandone per scontata la bruttezza; la supposta mancanza di gusto di Viard era data per assodata e criticarla era diventata una posa.

La foto di un abito realizzato da Virginie Viard per la sfilata di Chanel haute couture primavera/estate 2024, Parigi, 23 gennaio 2024(Pascal Le Segretain/Getty Images

Un abito realizzato da Virginie Viard per la sfilata di Chanel haute couture primavera/estate 2024, Parigi, 23 gennaio 2024 (Pascal Le Segretain/Getty Images)

Lo scorso ottobre il sito The Interior Review aveva affrontato esplicitamente la questione e concluso che le sue collezioni sembravano «quasi fatte da un computer nella loro totale casualità»: «le fantasie sono preoccupanti, i tagli imperdonabili e la scelta degli accessori spesso senza senso o dolorosamente fuori luogo».

Viard non piaceva soprattutto per gli abbinamenti incomprensibili di fantasie, colori e tessuti, per la sciatteria delle forme, per gli accessori e per lo styling in generale, cioè il modo in cui i capi vengono combinati tra loro e fatti indossare a modelli e modelle: per esempio nella scelta di indossare un reggiseno in modo storto o di portare un costume da bagno con le ballerine di vernice.

Anche se espresso in modo meno netto e sarcastico, il giudizio poco positivo su Viard è condiviso anche dai critici di moda più autorevoli, che nel recensirne le collezioni hanno espresso più volte le loro perplessità. Per esempio la giornalista Sarah Schijen aveva commentato la collezione cruise 2021 di Chanel (presentata soltanto online a causa della pandemia da coronavirus nel giugno 2020) dicendo che sarebbe piaciuta a «persone che avevano troppi soldi ma non abbastanza gusto» e che per questo avrebbe venduto bene: «Chanel non esiste per le masse e nemmeno per un gruppo ristretto di appassionati di moda. Conosce i suoi clienti e dà loro quello che vogliono». Vanessa Friedman, critica di moda del New York Times, l’aveva definita «una delusione da molti punti di vista», che guardava «al passato anziché fare un passo significativo verso il futuro».

Un parere simile sul lavoro di Viard era stato condiviso da Horyn nel gennaio 2024, quando aveva scritto su The Cut che il problema di Viard era non correre mai dei rischi, cosa piuttosto dissonante con l’identità di Chanel, un marchio noto per essere stato rivoluzionario: la sua fondatrice Coco Chanel aveva cambiato il modo in cui le donne si vestivano negli anni Venti del Novecento, liberandole dal corsetto, introducendo i pantaloni e disegnando abiti dalle forme e dai tessuti comodi e funzionali.

«Il mio problema con Viard» scriveva Horyn «è che il suo senso su che direzione dare – il suo gusto, il suo modo di pensare – sembra sempre incerto»; inoltre offre una visione «esasperatamente ristretta e superficiale della donna moderna e della femminilità. Tende a essere da ragazzina, dolce, ricca e carina, con un leggero smalto da maschiaccio»; la maggior parte delle sue modelle rispecchiava poi i canoni di bellezza tradizionale.

Inizialmente molti critici avevano sottolineato come Viard si ispirasse direttamente a Coco Chanel perché realizzava vestiti pratici, comodi e senza troppi fronzoli, ma nel tempo la sua concretezza si è rivelata una mancanza di sperimentazione o provocazione, tipica invece di Lagerfeld. Nella percezione del lavoro di Viard ha pesato anche il confronto con il suo predecessore, che riusciva a far parlare delle proprie collezioni anche grazie alle sfilate scenografiche in cui le presentava, come un transatlantico, un aeroporto, un casinò, un supermercato e un tempio greco.

Viard aveva lavorato con Lagerfeld per 30 anni, tanto che lui la chiamava «il mio braccio destro e anche il sinistro»: era la persona che traduceva in realtà i suoi bozzetti; «coordino le squadre di lavoro, sono in contatto con i fornitori e scelgo i tessuti», aveva spiegato lei stessa al giornale britannico Telegraph nel 2017. Era nota per essere meticolosa, organizzata, pragmatica ed efficiente: era una perfetta esecutrice che ha avuto in parte il merito di custodire l’eredità di Lagerfeld, ma non una persona creativa con una visione, e questo si è visto chiaramente sin dalle sue prime collezioni. Come ha scritto sempre The Interior Review, Viard è «una geniale coordinatrice e tecnica che sembra non riuscire a portare un coordinamento nelle sue collezioni», un problema aggravato dal «lascito di Chanel come indicatore del buon gusto e punto di riferimento nello stabilire quel che andrà di moda».

Una foto dell'attrice Marion Cotillard vestita in Chanel al festival di Cannes, in Francia, 21 maggio 2023(Kristy Sparow/Getty Images)

L’attrice Marion Cotillard vestita in Chanel al festival di Cannes, in Francia, 21 maggio 2023 (Kristy Sparow/Getty Images)

Quando Viard fu scelta per guidare Chanel dopo la morte di Lagerfeld molti critici immaginarono che si sarebbe trattata di una figura interlocutoria, presto sostituita da un successore all’altezza di Lagerfeld. Invece Viard ha mantenuto il ruolo per cinque anni, probabilmente anche a causa della pandemia da coronavirus che ha provocato un momento iniziale di crisi e poi un aumento notevole della richiesta di prodotti di lusso. Con Viard infatti i ricavi di Chanel sono aumentati: nel 2023 sono stati di 19,7 miliardi di dollari (oltre 18 miliardi di euro), il 75 per cento in più del 2018 ma, come ricorda la critica di moda Suzy Menkes, «gli appassionati di moda più maldicenti dicono che Chanel ha dovuto alzare i prezzi delle borse sempre di successo per colmare la carenza della moda». Infatti dal 2019 il costo di una classica borsa modello flap di Chanel è più che raddoppiato, arrivando oggi a 10mila euro.

Ora è possibile che Chanel, che è di proprietà della famiglia francese Wertheimer, voglia tornare a essere rilevante e parlare a clienti nuovi, come suggerisce anche la scelta di una nuova amministratrice delegata, l’indiana Leena Nair, 54 anni, arrivata nel gennaio del 2022.

Una foto di Karl Lagerfeld e Virginie Viard alla fine della sfilata di Chanel per la primavera/estate 2019, Parigi, 2 ottobre 2019(Pascal Le Segretain/Getty Images)

Karl Lagerfeld e Virginie Viard alla fine della sfilata di Chanel per la primavera/estate 2019, Parigi, 2 ottobre 2019 (Pascal Le Segretain/Getty Images)