La cocaina fu tolta dalla Coca-Cola per razzismo

All'inizio del Novecento fu rimossa dalla ricetta per placare i timori dei bianchi statunitensi, che non volevano si diffondesse tra la popolazione nera

(Topical Press Agency/Hulton Archive/Getty Images)
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La Coca-Cola, che oggi è la più grande azienda di bevande al mondo, nacque nel 1886 su iniziativa di John Pemberton, un farmacista di Atlanta, nello stato americano della Georgia, che inizialmente la brevettò come rimedio contro il mal di testa. Tra gli ingredienti che Pemberton decise di inserire nella ricetta originale c’era anche la cocaina, una sostanza che aveva scoperto subito dopo la fine della sua esperienza nell’esercito durante la Guerra di secessione americana, tra il 1861 e il 1865.

La cocaina, che si ottiene da una pianta molto comune in Sud America, avrebbe fatto parte della formula della Coca-Cola per quindici anni. Asa Griggs Candler, l’imprenditore che nel 1886 comprò la formula della Coca-Cola da Pemberton, decise di eliminarla dalla ricetta nel 1901, quando la cocaina cominciò a essere percepita negativamente dall’opinione pubblica bianca del tempo, che fino a qualche anno prima era convinta delle sue proprietà benefiche.

Ne ha parlato di recente la giornalista Livia Gershon in un articolo pubblicato su JSTOR, citando una ricerca pubblicata nel 2006 da Michael M. Cohen. Pemberton cominciò a utilizzare la cocaina nel 1884, quando gli fu prescritta come antidolorifico. I medici del tempo la descrivevano come una sostanza sicura e in un certo senso benefica, in grado di alleviare lo stress e di risolvere problemi di disfunzione erettile: per questi motivi, le persone bianche del tempo non la guardavano con sospetto, ma con curiosità.

Inizialmente Pemberton cercò di inserirsi nel commercio del vino, specializzandosi nella vendita del cosiddetto “vino di coca” (o Vin Mariani), una miscela di vino e foglie di coca creata dal farmacista corso Angelo Mariani che nel ventennio precedente aveva avuto un certo successo in Europa. Dovette tuttavia interrompere la produzione l’anno successivo, in seguito all’adozione di una legge proibizionista in Georgia.

Decise così di concentrare i suoi sforzi su una bevanda analcolica e la chiamò Coca-Cola, nome che si riferisce a due dei suoi ingredienti, ossia la noce di cola, un frutto originario della foresta pluviale africana, e per l’appunto la cocaina. Nel 1886 la proprietà della formula e dell’azienda passò a Candler, che grazie alle sue doti imprenditoriali fece diventare la Coca-Cola un’azienda rilevante anche al di fuori dei confini della Georgia.

La percezione della cocaina cambiò radicalmente nella seconda metà degli anni Sessanta dell’Ottocento, quando cominciò a diffondersi tra le persone nere che lavoravano nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti, che la utilizzavano per sopportare gli estenuanti ritmi di lavoro a cui erano sottoposti. Da quel momento in poi la percezione della cocaina cambiò: cominciò a essere disprezzata dalla classe media, e a essere etichettata come una droga di basso livello che contribuiva ad aumentare la presunta pericolosità delle persone nere, inducendole a compiere crimini, in particolare lo stupro di donne bianche.

Cohen ha spiegato che, in un primo momento, Candler non si preoccupò troppo dei possibili danni di immagine: continuò a difendere la sua ricetta originale, sostenendo che la piccola quantità di estratto di cocaina contenuta nella Coca-Cola servisse semplicemente a rendere la bevanda più energizzante.

Le cose cambiarono nel 1899, quando la Coca-Cola allargò la sua produzione: fino a quel momento era stata distribuita soltanto attraverso le cosiddette soda fountain, gli apparecchi utilizzati per spillare le diverse bevande gassate nei ristoranti e nei fast food, luoghi ai tempi frequentati esclusivamente da persone bianche. Quell’anno, però, la Coca-Cola cominciò a essere distribuita in bottiglia. L’opinione pubblica percepì questa strategia come una possibile minaccia: grazie alla distribuzione in bottiglia, le persone nere avrebbero potuto procurarsi grosse quantità di Coca-Cola piuttosto facilmente e a basso prezzo, colmando così la loro dipendenza da cocaina.

Cohen ha sottolineato come la decisione di eliminare la cocaina fu presa nel 1901, quando il quotidiano Atlanta Constitution pubblicò un articolo molto critico che collegava la diffusione della cocaina tra le persone nere alle bevande analcoliche ed economiche che contenevano questa sostanza, come per l’appunto la Coca-Cola, descrivendole come prodotti che potevano «coltivare inconsciamente» un’abitudine alla droga.