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  • Domenica 2 giugno 2024

La donna che sarà quasi certamente presidente del Messico

A meno di grosse sorprese Claudia Sheinbaum vincerà le elezioni di domenica, e il suo più grande problema sarà scrollarsi di dosso il suo ingombrante predecessore

Claudia Sheinbaum durante un evento elettorale
Claudia Sheinbaum durante un evento elettorale (AP Photo/Eduardo Verdugo, File)
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Secondo i sondaggi Claudia Sheinbaum, un’ingegnera energetica ex sindaca di Città del Messico, vincerà le elezioni di domenica in Messico e sarà la prossima presidente del paese. Sheinbaum è la candidata di MORENA, il partito del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (noto con l’acronimo AMLO, di centrosinistra) ed è stata designata direttamente da lui per portare avanti le sue politiche: «Mi ha passato il testimone, e la sua autorità», ha detto di recente Sheinbaum.

Domenica in Messico si vota per rinnovare il presidente, l’intero parlamento e per eleggere migliaia di cariche locali, ma il grosso dell’attenzione è riservato alla presidenza, una carica particolarmente importante: per intenderci, il sistema politico messicano è modellato su quello statunitense, in cui il presidente ha ampi poteri. Nei sondaggi Sheinbaum è stabilmente sopra al 50 per cento, soprattutto grazie al sostegno del popolarissimo AMLO. La sua principale rivale è Xóchitl Gálvez (il nome si pronuncia shòchitl, e significa fiore in nahuatl, la lingua azteca), che rappresenta una coalizione di partiti di centro e di centrodestra, e che pur avendo condotto una campagna elettorale molto energica è sempre rimasta attorno al 35 per cento dei consensi: il divario tra le due è rimasto superiore ai venti punti percentuali per tutta la durata della campagna elettorale.

I sondaggi in Messico non sono considerati particolarmente affidabili, e per questo c’è ancora chi dice che le elezioni potrebbero riservare delle sorprese, o che comunque il distacco tra le due candidate potrebbe essere minore del previsto. Nonostante questo, il divario è tale che, anche se i sondaggi facessero un errore macroscopico, sarebbe molto difficile ribaltare il pronostico.

In ogni caso la vincitrice delle elezioni dovrà affrontare numerosi problemi storici del Messico come un’economia che cresce ma non quanto sarebbe necessario e l’intensa violenza del narcotraffico, che negli ultimi anni è aumentata. In caso di vittoria, Sheinbaum dovrà fare i conti anche con l’eredità ingombrante del suo predecessore.

Claudia Sheinbaum e Andrés Manuel López Obrador nel 2019

Claudia Sheinbaum e Andrés Manuel López Obrador nel 2019 (AP Photo/Fernando Llano, File)

Claudia Sheinbaum ha 61 anni ed è nata a Città del Messico. Ha studiato Fisica all’università, ha fatto un dottorato in Ingegneria energetica, e per un periodo ha fatto ricerca all’UNAM (Università nazionale autonoma del Messico), l’università di Città del Messico che è anche la più grande dell’America Latina. Tra le altre cose si è occupata di clima ed è stata parte dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, il principale organismo scientifico internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici.

È entrata in politica nel 2000, e fin da subito la sua carriera è stata legata a quella di López Obrador, che nel periodo in cui lui era sindaco l’ha nominata assessora all’Ambiente di Città del Messico. Quando nel 2014 AMLO ha lasciato il suo partito storico di sinistra, il PRD, lei lo ha seguito e ha contribuito a creare MORENA, il partito di cui ora entrambi fanno parte. Nel 2017 è stata eletta sindaca di Città del Messico con un programma basato su due punti principali: aumentare la sostenibilità ambientale di una città nota come una delle più inquinate al mondo e combattere la violenza dei gruppi criminali. È riuscita soprattutto nel secondo intento: durante il suo mandato a Città del Messico gli omicidi si sono quasi dimezzati, anche se sono circolati dubbi sull’affidabilità dei dati.

Sheinbaum si è candidata alle elezioni presidenziali circa un anno fa, ed è diventata la candidata ufficiale di MORENA dopo aver sconfitto nelle primarie interne Marcelo Ebrard, ex ministro degli Esteri di AMLO e anche lui ex sindaco di Città del Messico (nella capitale messicana governa da decenni la sinistra, e molto spesso la carica di sindaco è utilizzata per lanciare carriere politiche nazionali).

La principale questione attorno alla probabile presidenza di Sheinbaum è il modo in cui gestirà l’eredità politica di López Obrador.

AMLO è la figura politica più rilevante e carismatica degli ultimi trent’anni in Messico, e la sua presidenza (che è cominciata nel 2018 e terminerà in autunno) è stata particolarmente accentratrice. Tra le altre cose, è stata caratterizzata da efficaci politiche di riduzione della povertà e da uno stile di comunicazione presenzialista ed energico, che ha reso  AMLO molto amato tra la popolazione: secondo i sondaggi il suo consenso da presidente non è mai sceso sotto al 60 per cento.

Al tempo stesso, gli oppositori vedono in López Obrador un presidente con tendenze autoritarie. Il Messico è un paese libero e democratico, e la principale minaccia alla libertà degli elettori viene dalle intromissioni in politica dei cartelli del narcotraffico più che dai politici; al tempo stesso, tuttavia, nei suoi anni da presidente AMLO ha sviluppato una forte intolleranza nei confronti della stampa e dei media e ha proposto leggi per allentare i controlli democratici di vari enti statali, aumentando i poteri del governo. Per esempio, di recente ha proposto una riforma che secondo i critici indebolirebbe l’indipendenza l’Istituto elettorale nazionale, cioè l’ente che sorveglia la regolarità delle elezioni.

Anche per questo, alcuni analisti ritengono che Sheinbaum, dopo aver vinto le elezioni grazie all’estesa popolarità di AMLO, non sarà davvero in grado di liberarsi dalla sua influenza, e rimarrà una presidente sotto tutela. Sia Sheinbaum sia AMLO, ovviamente, negano questa possibilità, e i sostenitori di Sheinbaum ricordano che in più di un’occasione nei suoi incarichi precedenti Sheinbaum ha mostrato intraprendenza.

Claudia Sheinbaum con i suoi sostenitori nel marzo del 2024

Claudia Sheinbaum con i suoi sostenitori nel marzo del 2024 (AP Photo/Aurea Del Rosario)

Da Sheinbaum ci si aspetta un cambiamento quanto meno di stile e di atteggiamenti: la presidenza di AMLO è stata caratterizzata da una retorica spesso aggressiva all’estero, mentre Sheinbaum potrebbe avere maggiore attenzione a mantenere i rapporti internazionali, e per esempio potrebbe ripristinare le relazioni con gli Stati Uniti, molto indebolite negli ultimi anni.

In economia non ci si aspettano grandi cambiamenti rispetto alle politiche di sinistra e dirigiste di AMLO, che hanno avuto successi notevoli nella riduzione della povertà e delle disuguaglianze, ma al tempo stesso sono sembrate legate a una concezione novecentesca: tra le altre cose, AMLO ha rivitalizzato l’azienda petrolifera di stato e puntato molto sugli idrocarburi e l’industria pesante.

Dove invece viene richiesto un cambiamento netto sono le politiche sulla sicurezza. Sotto AMLO, la violenza generata dal narcotraffico è aumentata ai massimi livelli, in parte a causa di una politica volta a ridurre le attività di repressione delle forze dell’ordine (come gli arresti, le perquisizioni e le retate) e a favorire invece lo sviluppo delle zone più economicamente depresse del paese, dove la criminalità è più forte. Questa politica – denominata «Abrazos, no balazos», che significa «Abbracci, non proiettili» – ha avuto effetti contrari a quelli sperati. Ridurre l’attività delle forze dell’ordine nelle strade ha aperto spazi ai narcotrafficanti, che hanno aumentato il livello della violenza.

In Messico la guerra al narcotraffico è iniziata nel 2006, ben prima dell’arrivo di AMLO al governo, e da allora i livelli di violenza nel paese sono sempre stati molto alti, ma mai come durante la presidenza di AMLO: durante il suo mandato sono state uccise 180 mila persone, senza contare le migliaia di sparizioni, anch’esse in aumento.

Sheinbaum ha promesso di ridurre le violenze, forte dei suoi successi in questo campo come sindaca di Città del Messico, ma finora tutti i suoi predecessori, di destra e di sinistra, ci hanno provato adottando tattiche e strategie differenti, e hanno fallito.

In questo contesto di forte continuità, Xóchitl Gálvez sta cercando di presentarsi come una figura di rottura. Sotto molti punti di vista lo è: come Sheinbaum è un’ingegnera, ma al contrario di Sheinbaum (i cui genitori erano entrambi scienziati di rilievo) ha avuto origini umili, e si è costruita una carriera da imprenditrice di successo praticamente da sola.

Xóchitl Gálvez, al centro, durante un evento di campagna elettorale

Xóchitl Gálvez, al centro, durante un evento di campagna elettorale (AP Photo/Fernando Llano, File)

Gálvez è la rappresentante di un partito di centrodestra e tradizionalista (il Partito di azione nazionale, che in queste elezioni si è coalizzato con altri) ma nonostante questo ha posizioni progressiste su vari temi come l’aborto, la legalizzazione delle droghe leggere e la necessità di indirizzare la spesa pubblica verso la riduzione delle disuguaglianze. Al tempo stesso, ha promesso politiche molto dure contro i narcotrafficanti.

Durante la campagna elettorale, che è stata piuttosto movimentata, Gálvez ha anche accusato più volte di Sheinbaum e AMLO di usare i poteri dello stato contro di lei, per limitare la sua visibilità sui media e rendere più complicata la sua campagna.

Tra le altre cose, a livello locale la campagna è stata molto violenta: i cartelli del narcotraffico hanno cercato di influenzare pesantemente le elezioni locali. In tutto il Messico sono stati uccisi in questa campagna elettorale 64 candidati per varie posizioni. Ci sono stati anche casi eccezionali come quello dello stato di Zacatecas, nel centro del paese, dove 200 candidati si sono ritirati dalle elezioni, con ogni probabilità a causa delle minacce dei cartelli.