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  • Giovedì 30 maggio 2024

Il pubblico del Roland Garros non potrà bere alcol sugli spalti

Il comitato organizzatore del torneo ha introdotto la regola come reazione ai comportamenti poco educati di una parte degli spettatori, che negli scorsi giorni erano stati criticati da alcuni tennisti

Una parte del pubblico del Roland Garros, 30 maggio 2024 (AP Photo/Thibault Camus)
Una parte del pubblico del Roland Garros, 30 maggio 2024 (AP Photo/Thibault Camus)
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Giovedì il comitato organizzatore del Roland Garros, uno dei quattro tornei più importanti della stagione tennistica mondiale, ha introdotto il divieto per il pubblico di bere alcolici sugli spalti. La direttrice del torneo, Amélie Mauresmo, ha detto che la regola è stata introdotta come reazione ai comportamenti poco educati di una parte degli spettatori, che negli scorsi giorni erano stati criticati da diversi tennisti e tenniste.

Mercoledì, per esempio, la tennista polacca Iga Swiatek aveva rimproverato il pubblico per le urla sguaiate e i fischi che si erano sentiti dagli spalti durante la sua partita con la tennista giapponese Naomi Ōsaka. Nella consueta intervista di fine partita, Swiatek aveva detto che comportamenti di questo tipo rendono difficile concentrarsi e incidono sulle prestazioni, e aveva chiesto agli spettatori del Roland Garros di evitarli perché «per noi sono difficili da accettare. La posta in gioco è alta, ci sono in palio molti soldi».

Le lamentele di Swiatek si riferivano in particolare alle urla che disturbano i brevi momenti che intercorrono tra il primo e il secondo servizio: sono i più delicati per un giocatore, che quando sbaglia due servizi di fila perde il punto (commette doppio fallo, si dice).

Sempre mercoledì, il tennista belga David Goffin aveva raccontato che uno spettatore gli aveva sputato addosso una gomma da masticare durante la partita contro il tennista francese Giovanni Mpetshi Perricard, e aveva definito il gesto «una totale mancanza di rispetto».

Al di là dei casi di Swiatek e Goffin, negli ultimi anni è diventato sempre più frequente trovare pubblici molesti alle partite di tennis, uno sport il cui contesto è tradizionalmente sobrio, in cui i giocatori mantengono un rapporto garbato tra loro e in cui anche il pubblico fa la propria parte nel contribuire alla generale atmosfera di contegno e misura. I tennisti si aspettano di avere a che fare con un pubblico educato in tutte le fasi della partita, non solo durante il gioco: sempre più spesso però questo pubblico non conosce quelle aspettative e non le rispetta, o ci convive con difficoltà.

Per esempio, durante gli US Open dello scorso anno, la tedesca Laura Siegemund si lamentò del tifo eccessivo per la tennista di casa Cori Gauff: «Non hanno alcun rispetto per me, per il modo in cui gioco, per la giocatrice che sono», aveva detto in lacrime. Ancora agli ultimi US Open il russo Daniil Medvedev aveva polemizzato con parte del pubblico nell’intervista di fine partita dicendo: «Grazie ai molti di voi che non hanno urlato tra la prima e la seconda di servizio, siete grandi».

Ci sono anche tennisti irascibili a cui capita con regolarità di litigare con il pubblico, di rispondere al tifo contrario con esultanze polemiche o di lamentarsi con l’arbitro per gli spettatori troppo rumorosi.

Uno di questi è il serbo Novak Djokovic, che quando viene punzecchiato dal pubblico risponde spesso in modo provocatorio, richiamando a sé ulteriori fischi o esultando in modo plateale ed eccessivo nei punti successivi.

Lo scorso anno per esempio, durante la partita di Coppa Davis (il principale torneo di tennis a squadre per nazionali) contro l’italiano Jannik Sinner, Djokovic mimò i gesti di un direttore d’orchestra mentre il pubblico di parte italiana lo fischiava, come a dire che quel suono invece che infastidirlo lo avrebbe ulteriormente caricato.

Tuttavia reazioni di questo tipo sono più frequenti durante una competizione come la Coppa Davis, anche perché la presenza delle squadre nazionali genera una maggiore partecipazione da parte del pubblico: è una circostanza unica nel tennis, dove altrimenti i giocatori competono da soli e per se stessi, senza rappresentare alcun paese.

È difficile stabilire le ragioni di questo cambiamento. In questi anni è stato variamente spiegato, sia col ritorno del pubblico ad assistere dal vivo alle partite dopo la pandemia, sia con la crescita di popolarità di questo sport, e il conseguente avvicinamento di molti nuovi appassionati che non hanno consuetudine con le sue usanze.

Gli ultimi due decenni di tennis sono stati infatti dominati dai giocatori più vincenti di sempre, cioè lo svizzero Roger Federer, lo spagnolo Rafael Nadal e il serbo Novak Djokovic: un fatto che ha avvicinato al tennis un gran numero di nuovi appassionati, molti dei quali erano probabilmente abituati a tifare durante partite di altri sport, dove le regole e la tolleranza sul rumore dagli spalti sono assai meno rigide. Anche per questo motivo, da un po’ di anni sono sempre più frequenti i cori a favore dei tennisti, urla sguaiate, strumenti musicali che suonano tra un punto e l’altro.

Sono tutte cose che di questi tempi vengono abbastanza tollerate, a patto che si interrompano prima del gioco. Ci sono poi i cori e le urla contro un giocatore, e in quei casi ormai non è raro che uno spettatore venga allontanato perché ha esagerato. A volte succede proprio su richiesta di un giocatore: lo scorso anno agli US Open, un altro dei quattro tornei del Grande Slam, un uomo fu portato fuori dagli addetti alla sicurezza dopo che il tennista tedesco Alexander Zverev riferì all’arbitro che uno spettatore aveva urlato «uno dei più famosi riferimenti a Hitler al mondo».