I soccorsi nella centrale idroelettrica di Bargi sono molto complicati
La centrale si sviluppa per dieci piani sotto il livello dell'acqua e l'esplosione è avvenuta all'ottavo, il terzo più in profondità: i soccorritori non sono ancora riusciti ad arrivare fin lì e non sanno nemmeno cosa sia esploso
I vigili del fuoco impegnati nei soccorsi dopo l’esplosione avvenuta nella centrale idroelettrica di Bargi, una frazione di Camugnano, sull’Appennino bolognese, non sono ancora riusciti ad arrivare al piano dove potrebbero trovarsi i quattro operai dispersi che si cercano da martedì pomeriggio. Tre erano stati trovati morti poche ore dopo l’esplosione, avvenuta intorno alle 14:30, e altri cinque sono feriti, uno dei quali ricoverato all’ospedale di Bologna in gravi condizioni per via delle ustioni. Le operazioni di soccorso sono molto complesse a causa dell’architettura della centrale idroelettrica, una delle più grandi dell’Emilia-Romagna, costruita per la maggior parte sotto il livello dell’acqua del lago di Suviana.
La centrale idroelettrica di Bargi, gestita da Enel Green Power, fu costruita nel 1975 e fa parte di un sistema di approvvigionamento energetico che sfrutta il collegamento tra due bacini artificiali, il lago di Suviana e il lago Brasimone. La centrale produce energia grazie a una turbina idraulica nei momenti di grande richiesta, tipicamente di giorno, grazie al salto dell’acqua nel passaggio dal lago Brasimone a quello di Suviana, mentre di notte, quando c’è meno richiesta di energia elettrica, “ricarica” il lago di Brasimone spingendo l’acqua in senso opposto nelle condutture grazie a una turbina reversibile (cioè che può funzionare anche da pompa). Per questo motivo l’edificio si sviluppa per dieci piani (dove il decimo è quello più in profondità), circa 60 metri sotto il livello dell’acqua: l’esplosione è avvenuta all’ottavo piano.
Tutte le persone coivolte nell’incidente erano operai e tecnici impegnati in alcuni lavori di manutenzione straordinaria degli impianti che andavano avanti da quasi un anno. Martedì, il giorno dell’esplosione, era in corso la prova di messa in esercizio, che precede il collaudo ufficiale: questo passaggio avrebbe di fatto dovuto concludere i lavori di manutenzione straordinaria e riammodernamento della centrale, appaltati ad aziende esterne e specializzate, che lavoravano con dipendenti propri ma anche con tecnici e operai esterni.
I tre operai morti si trovavano nel locale delle turbine all’ottavo piano e sono stati identificati: sono Pavel Petronel Tanase, di Settimo Torinese (Torino), di 45 anni; Mario Pisani, di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), 73 anni; e Vincenzo Franchina, di Sinagra (Messina), 36 anni. I cinque feriti, ricoverati in ospedali della zona, hanno gravi ustioni e ferite.
Non è ancora chiaro cosa sia esploso perché al momento nessuno, nemmeno i soccorritori, è riuscito a raggiungere i piani inferiori della centrale (l’ottavo, dove è avvenuta l’esplosione, il nono e il decimo sono appunto quelli più in profondità). Alcuni tecnici che in passato avevano lavorato nella centrale di Bargi hanno detto che potrebbe essere esploso un trasformatore o un alternatore. I vigili del fuoco stanno facendo varie immersioni per provare a scendere fino ai piani più in profondità della struttura.
Al loro arrivo i vigili del fuoco sono rimasti bloccati dalle macerie del solaio del settimo piano, crollato quasi del tutto a causa dell’esplosione, e dall’acqua che ha allagato il nono piano. Le operazioni di soccorso sono andate avanti tutta la notte, ma sono molto lente perché finora non è stato possibile garantire la sicurezza dei soccorritori. Nella notte l’acqua si è alzata allagando parte dell’ottavo piano, tra 40 e 45 metri di profondità. La visibilità è nulla e il passaggio è ostruito dalle macerie. Luca Cari, responsabile della comunicazione d’emergenza dei vigili del fuoco, ha detto che tra il nono e il settimo piano ci sono condutture con acqua ad alta pressione: in caso di un guasto il livello dell’acqua potrebbe alzarsi all’improvviso oppure causare crolli alla struttura già pericolante.
Tra le altre cose non è ancora chiaro da dove stia entrando l’acqua, se da una conduttura, dalle paratie della centrale, oppure da una frattura nel muro causata dall’esplosione. Tre squadre di sommozzatori hanno raggiunto l’esterno della centrale con alcuni gommoni per ispezionare la struttura sott’acqua. Anche in questo caso l’operazione è piuttosto lenta, perché rischiosa per i vigili del fuoco.
Più il tempo passa e più si riduce la possibilità di trovare i quattro operai ancora vivi: Luca Cari ha detto che la situazione è oggettivamente critica, ma al momento le operazioni che stanno svolgendo i vigili sono esclusivamente di soccorso, quindi portate avanti più velocemente possibile con l’obiettivo di trovare le persone disperse.