Achille Castiglioni e la lampada Arco
Magari non l'avete in casa, ma l'avete già vista; e in casa avete almeno una cosa pensata da lui, nato 100 anni fa
Achille Castiglioni è stato uno dei più importanti designer, progettisti e architetti italiani: è morto nel 2002 ed era nato a Milano il 16 febbraio di cento anni fa. Ginevra Bria ha scritto su Artribune che in oltre 40 anni Castiglioni «ha dato vita a 190 progetti di architettura, 290 progetti di industrial design e 484 allestimenti». Al MoMA, il museo d’arte moderna di New York, sono esposti 14 oggetti progettati da lui. Almeno uno lo conoscono quasi tutti, magari senza sapere che è suo: la lampada Arco, che Achille Castiglioni progettò nel 1962 per l’azienda FLOS, insieme al fratello Pier Giacomo. Anche se non l’avete in casa – costa più di mille euro – di certo l’avete vista. Un altro oggetto pensato da lui lo avete usato almeno una volta, ma ci arriviamo dopo.
Achille Castiglioni è figlio dello scultore Giannino, noto tra le altre cose per aver fatto un pezzo della porta del Duomo di Milano, quello sulla vita di Sant’Ambrogio. I fratelli maggiori erano architetti e lui si laureò al Politecnico nel 1944. Anni dopo raccontò: «Stavano arrivando i bombardamenti e quindi in fretta e furia mi hanno anche laureato. Non ho preso la laurea per bravura, ma una laurea di guerra». Nel 1956 fu tra i fondatori dell’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale. Parlando del suo lavoro, disse: «Se non siete curiosi, lasciate perdere. Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi». Parlando di Arco, Castiglioni disse:
Pensavamo a una lampada che proiettasse la luce sul tavolo: ce ne erano già, ma bisognava girarci dietro. Perché lasciasse spazio attorno al tavolo la base doveva essere lontana almeno due metri. Così nacque l’idea dell’arco: lo volevamo fatto con pezzi già in commercio, e trovammo che il profilato di acciaio curvato andava benissimo. Poi c’era il problema del contrappeso: ci voleva una massa pesante che sostenesse tutto. Pensammo al cemento prima, ma poi scegliemmo il marmo perché a parità di peso ci consentiva un minore ingombro e quindi in relazione ad una maggior finitura un minor costo.
Arco fu pensata quindi per far arrivare la luce dall’alto senza dover mettere un lampadario al soffitto o qualcosa di ingombrante vicino a un tavolo. Come molte altre cose pensate da Castiglioni, è essenziale. La base è un parallelepipedo in marmo di Carrara bianco (ma esistono versioni limitate in marmo nero). Pesa circa 65 chili e in mezzo ha un foro: basta essere in due e avere una scopa per farci passare in mezzo il manico, per poi sollevare e spostare la base senza troppa fatica. L’arco, composto da quattro elementi, è invece in acciaio. L’altezza da terra della lampadina è di circa due metri, e due metri è anche la distanza tra la lampadina e la base in marmo. I Castiglioni spiegarono di essersi ispirati, per le forme, ai lampioni delle città di qualche decennio fa.
Nel suo libro Fare di più con meno, l’architetto Stefano Boeri ha scritto: «Arco è una sintesi di eleganza, genio e semplicità. Un oggetto che non addiziona, ma moltiplica il valore iniziale – economico, estetico e simbolico – dei tre oggetti che assembla, creando qualcosa di inedito».
Oltre ad aver segnato la storia del design italiano, Arco ha cambiato le cose anche per quanto riguarda il diritto d’autore. Proprio perché era una lampada semplice, in molti provarono a farne di simili: in certi casi troppo simili. Nel 2007 l’azienda FLOS fece causa ai negozi Semeraro, che producevano in Cina lampade molto simili ad Arco vendendole col nome “Fluida”. Semeraro sostenne di poter copiare le lampade perché nel frattempo i diritti per Arco erano scaduti e diventati quindi di pubblico dominio. FLOS sostenne invece che Arco non era solo un prodotto industriale ma un’opera d’arte. Vinse FLOS e la legge sulla protezione del diritto d’autore di prodotti di design industriali fu cambiata.
Oltre ad Arco, Castiglioni ha pensato e progettato altri oggetti. In particolare il semplice e utilissimo interruttore rompitratta: di questo si può davvero dire che sia nelle case di tutti.