La rivolta di Stoccolma prosegue
Le proteste e gli scontri si sono allargati ad altre zone periferiche della città
Nelle ultime 24 ore la rivolta nata la sera di domenica 19 maggio in Svezia in un quartiere a nord di Stoccolma, si è diffusa ad altri 15 quartieri periferici della capitale, come ha riferito la televisione svedese. Ci sono stati nuovi scontri tra la polizia e gruppi di giovani, diverse automobili sono state incendiate e una stazione di polizia è stata danneggiata. Complessivamente ci sono stati otto nuovi arresti. Gli episodi più gravi si sono verificati nel sud di Stoccolma: un ristorante è stato incendiato e i vigili del fuoco hanno riportato la situazione sotto controllo solo all’alba di questa mattina; nel quartiere di Rågsved, al sud, circa 50 ragazzi hanno attaccato la polizia con sassi e pietre. E sono state incendiate due auto anche a Malmö, città nel sud della Svezia. In quattro notti consecutive di rivolta, secondo un primo bilancio, sono state incendiate un centinaio di auto, danneggiati diversi negozi, due scuole, una stazione di polizia e un centro culturale.
La polizia ha detto che gli ultimi episodi di violenza sono stati meno gravi dei precedenti e che si ha notizia di una sola persona ferita, colpita alla testa da un sasso durante una manifestazione pacifica che si è svolta mercoledì pomeriggio contro la brutalità di cui è accusata la polizia svedese.
Le accuse maggiori provengono da Megafonen, un gruppo giovanile impegnato nella difesa delle minoranze nei quartieri periferici di Stoccolma e di cui fanno parte i ragazzi che partecipano alle rivolte iniziate dopo che il 13 maggio un uomo di 69 anni, armato con un coltello, era stato ucciso dalla polizia. Molte persone che avevano assistito all’episodio, e i militanti di Megafonen, avevano denunciato l’eccessiva violenza degli agenti in questo come in altri episodi e avevano chiesto un’indagine indipendente mentre la polizia aveva deciso di avviare un’indagine interna sulla sparatoria per chiarirne le dinamiche.
Megafonen, attraverso uno dei suoi portavoce ha denunciato non solo la «brutalità» delle forze dell’ordine, ma anche «il loro razzismo strutturale» nei confronti degli abitanti di Husby: «La gente ha iniziato a reagire alla crescente marginalizzazione e segregazione di classe e di razza degli ultimi 20 anni», ha detto. Il quartiere di Husby si trova alla periferia nord-ovest di Stoccolma, è un’area nata all’inizio degli anni Settanta, povera e con un alto tasso di disoccupazione.
Ci vivono circa 11 mila persone, l’80 per cento delle quali sono immigrati provenienti da Turchia, Libano, Siria e Somalia. In Svezia, circa il 15 per cento della popolazione è straniera e tra loro il tasso di disoccupazione è di dieci punti maggiore rispetto quello degli svedesi (16 per cento contro 6 per cento). La disoccupazione riguarda soprattutto i più giovani.