L’Ungheria cambia la banca centrale
Nonostante l'opposizione dell'UE e del FMI: ora un nuovo prestito è a rischio, e il paese rischia il fallimento
Il parlamento ungherese ha approvato oggi, nell’ultima seduta dell’anno, una controversa serie di modifiche legislative che riguardano la banca centrale del paese, la Banca Nazionale Ungherese, inclusa una modifica costituzionale. Molte istituzioni internazionali avevano criticato duramente le modifiche, che metterebbero a rischio l’autonomia della banca centrale dall’influenza governativa, e che hanno già provocato l’interruzione dei negoziati con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale sulla concessione di un prestito al paese. Nei giorni scorsi l’opposizione aveva manifestato contro i nuovi provvedimenti del governo.
La prima serie di modifiche riguarda l’assetto degli organi direttivi della banca centrale: l’attuale presidente Andras Simor (fermamente e pubblicamente contrario alla legge) non avrà più la facoltà di nominare i suoi vice, il consiglio monetario che decide i tassi di interesse è stato aumentato da sette a nove membri (aumentando il peso di quelli di nomina parlamentare) e il numero dei vice governatori, anche questi nominati dal parlamento, è stato aumentato da due a tre. Il secondo provvedimento è un emendamento costituzionale, l’ennesima modifica alla Costituzione negli ultimi diciotto mesi, da quando cioè è in carica il governo di centrodestra del partito Fidesz di Viktor Orbán. La modifica costituzionale prevede la possibilità di unire la banca centrale all’autorità incaricata di vigilare sui mercati finanziari, assegnando al governatore della banca centrale una posizione di secondo piano.
Le modifiche alla banca centrale sono solo l’ultimo dei provvedimenti controversi adottati dal governo Orbán, che l’opposizione accusa di attaccare gravemente le istituzioni democratiche e che ha già ricevuto in passato diverse proteste e richieste di chiarimenti su provvedimenti specifici da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Le modifiche hanno riguardato tra le altre cose la Costituzione (già modificata sette volte) il sistema legislativo (in cui l’età di pensionamento dei giudici è stata abbassata da 70 a 62 anni per favorirne il rimpiazzo, dato che tutte le nuove nomine dovranno passare per un giudice, Tunde Hando, moglie di un membro di Fidesz) e la libertà di stampa.
Le difficili condizioni economiche dell’Ungheria
L’Ungheria è stato uno dei paesi colpiti più duramente dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008, dopo gli ottimi risultati economici negli anni Novanta, negli anni successivi alla fine del comunismo. Nel 2008 l’Ungheria ha ricevuto un prestito di circa 20 miliardi di euro dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea, ma poco dopo le elezioni del 2010 il paese ha abbandonato i negoziati per un nuovo prestito: la recessione in cui è entrato il paese ha aiutato la vittoria del partito di centrodestra Fidesz, che a quelle elezioni ha ottenuto due terzi dei seggi del parlamento, e la forte avanzata del partito xenofobo e antisemita Jobbik.
Come scrive Bloomberg, nelle ultime settimane la situazione finanziaria del paese è peggiorata ulteriormente, e le agenzie di rating sono intervenute diverse volte abbassando la valutazione dei titoli di stato del paese: l’ultima è stata Standard & Poor’s, che ha declassato i titoli a livello “spazzatura” il 21 dicembre (dopo analoga decisione di Moody’s). Il forint, il fiorino ungherese, ha perso il 15% nei confronti dell’euro negli ultimi sei mesi, rendendola la valuta con il peggior andamento nel mondo nello stesso periodo.
Le aste per i titoli di stato, continua Bloomberg, danno risultati scoraggianti: ieri il tesoro ungherese è riuscito a piazzare solo metà dei titoli che prevedeva di vendere all’asta, ha rifiutato tutte le offerte per i titoli a scadenza a tre anni e ha piazzato i titoli a scadenza decennale all’altissimo tasso del 9,7%, rendendo ancora più critiche le prospettive del suo debito pubblico, che attualmente è intorno all’80% del PIL. Per il prossimo anno, secondo le previsioni della Commissione Europea per il prossimo anno, l’Ungheria avrà il debito pubblico più alto e la minore crescita economica tra i membri dell’Unione Europea in Europa orientale.
Per cercare di combattere la situazione, il governo Orban ha preso misure che lui stesso ha definito “non ortodosse”, nazionalizzando 10 miliardi di euro di fondi pensione privati, scaricando sulle banche parte dei debiti in valuta estera e imponendo tasse straordinarie alle industrie.
Le criticate modifiche all’organizzazione della banca centrale hanno provocato il “rinvio indefinito” dei negoziati per un nuovo aiuto economico al paese, come ha scritto la Banca Nazionale Ungherese in un comunicato sul suo sito ufficiale. Ma il primo ministro Orban ha detto in una intervista radiofonica che, anche se un nuovo prestito darebbe “maggior fiducia in sé stessi e maggior sicurezza”, se questo non si concretizzasse il governo sarebbe in grado di “camminare con le proprie gambe”.
foto: ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images