Il nuovo governo della Lettonia
Il premier Dombrovskis, quarant'anni, ha ricevuto oggi la fiducia insieme al suo terzo governo
di Paolo Pantaleo
Valdis Dombrovskis è lettone e ha quarant’anni. Oggi inaugura il suo terzo governo, dopo aver ottenuto la fiducia dal nuovo Parlamento della Lettonia. Dombrovskis guida il paese dal febbraio del 2009, quando la Lettonia era sprofondata in una gravissima crisi economica. Dombrovskis era un eurodeputato di 38 anni e divenne il leader di un paese sull’orlo del fallimento. In due anni e mezzo, attraverso enormi sacrifici (tasse, riduzione del deficit, programma di prestiti internazionali), ha risanato il bilancio del paese ed è riuscito a portare il PIL a crescere del 5 per cento.
Il primo governo Dombrovskis si è concluso per la fine naturale della legislatura. il secondo invece è finito quando un caso di corruzione di un deputato dell’opposizione ha portato allo scioglimento del Parlamento. Il terzo governo Dombrovskis è sostenuto da una coalizione di centrodestra formata da Vienotiba, Zatlera Reformu Partjia (dell’ex presidente lettone Zatlers) e dai nazionalisti di Nacionālā apvienība (Associazione Nazionale), e in Parlamento può contare su 56 voti dei 100 disponibili. Il partito russofono di Saskaņas centrs (Centro dell’Armonia) ha vinto le elezioni per la prima volta dall’indipendenza della Lettonia ma resta all’opposizione, isolato dalle altre forze politiche. Saskaņas centrs, che ha stretti legami con il partito Russia Unita del premier russo Vladimir Putin, ha organizzato una manifestazione la settimana scorsa all’apertura dei lavori parlamentari della nuova Saeima – il parlamento lettone – per protestare contro l’esclusione dalla coalizione di governo. All’opposizione ci sono anche i deputati di ZZS, il partito dei verdi e agricoltori dell’oligarca e potente sindaco di Ventspils, Aivars Lembergs.
Il presidente lettone Andris Bērziņš avrebbe preferito una coalizione più ampia, così da assicurare un governo più stabile e solido per i pressanti compiti di risanamento e di rispetto dei patti coi creditori internazionali che attendono la Lettonia, impegnata a centrare i criteri di Maastricht e l’ingresso nell’euro nel 2014. Ma l’allargamento della coalizione ai filorussi di Saskaņas centrs è impossibile, sia per la distanza nelle questioni nazionali e linguistiche (il 30 per cento del paese è russofono), sia per le posizioni in materia economica (i russofili di SC sono piuttosto tiepidi sulle misure economiche che assicurino il rispetto dei criteri di Maastricht e l’ingresso nell’euro).
Il nuovo governo di Dombrovskis è molto rinnovato rispetto al precedente. Dieci uomini e quattro donne in tutto. Le uniche due conferme del precedente esecutivo sono il ministro delle finanze Andris Vilks, che con Dombrovskis è stato il vero protagonista del risanamento e della crescita economica del paese nell’ultimo anno e il ministro della difesa Artis Pabriks, entrambi di Vienotiba. Il nuovo ministro dell’Economia è un ex dirigente di Swedbank, Daniels Pavļuts (ZRP), mentre agli Esteri va l’ex capo cancelleria del presidente Zatlers, Edgars Rinkēvičs. Il partito di Zatlers si aggiudica anche i ministeri degli interni e dell’istruzione. I nazionalisti di destra hanno ottenuto due ministeri, quello della Giustizia e quello della Cultura, che sarà ricoperto dall’ex presidente della camera di commercio lettone, Žaneta Jaunzeme-Grende.
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