La redazione del Corriere in stato di agitazione
Le ragioni sono le stesse dello scorso ottobre, quando i giornalisti scioperarono due giorni
Sul Corriere della Sera di oggi un comunicato del Comitato di Redazione spiega che “da oggi i giornalisti del Corriere della Sera sono in stato di agitazione”, e ne spiega le ragioni.
Cari lettori, riteniamo doveroso informarvi che da oggi i giornalisti del Corriere della Sera sono in stato di agitazione, e spiegarvene i motivi. Dalla fine di settembre la redazione, tramite i suoi rappresentanti sindacali, è impegnata in un serrato confronto con Direzione e Azienda: sia su temi attinenti le modalità di lavoro (in particolare la multimedialità); sia su principi e tutele che garantiscono l’indipendenza dei giornalisti e, di conseguenza, dell’informazione che ogni giorno vi viene presentata. L’ingiustificato attentato a questi principi di garanzia, perpetrato dalla Direzione e dall’Azienda, ha provocato due giorni di sciopero nel mese di ottobre. In seguito le trattative sono riprese. Ma, mentre l’organismo sindacale (il Cdr) tentava una negoziazione, le altre parti sono restate graniticamente ferme alle posizioni iniziali, minacciando anche di tagliare importanti componenti retributive qualora la redazione non avesse accettato l’abolizione di fondamentali tutele di libertà e la discriminazione contrattuale dei futuri nuovi assunti. Materie che la Direzione ha ripresentato intatte ancora una volta ieri, mascherandole dietro un testo «di mediazione» che però si è subito rivelato da prendere o lasciare nella sua interezza.
La redazione del Corriere richiama quindi i problemi che avevano originato lo sciopero dello scorso ottobre, che il Post aveva spiegato qui, e lamenta l’immobilità sulle sue posizioni della direzione, che ieri avrebbe presentato “un testo di mediazione” dalla redazione ritenuto inadeguato. In ogni caso, il Corriere della Sera di oggi non ospita comunicati né della direzione né dell’editore. Oltre alle questioni aperte e ricordate qui sopra, poi, nel comunicato di oggi il Cdr pone un altro tema interessante rispetto al futuro del giornalismo: l’uso dell’auto di servizio.
La Direzione ha ingiustificatamente etichettato come «privilegiati» i suoi giornalisti, che da un anno e mezzo affrontano con grandi sacrifici economici e lavorativi uno stato di crisi del quale non sono in alcun modo responsabili. Questo mentre ha accettato l’abolizione di strumenti di lavoro utili al giornale come le automobili di servizio per degradarle a status symbol. I giornalisti del Corriere non hanno più a disposizione autisti per arrivare prima della concorrenza sul luogo di un delitto o un fatto di cronaca improvviso, come la forza e il prestigio del Corriere richiederebbero. Invece sia nella sede di Milano sia di Roma un buon numero di autisti (anche se non utilizzati) restano a esclusiva disposizione della Direzione per i suoi spostamenti.