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  • Martedì 14 settembre 2010

Portiere più scemo del mondo sei tutti noi

Il Foglio celebra la papera dell'anno, che "sarebbe piaciuta a Umberto Saba"

Ha fatto il giro del pianeta in questi giorni il video del giocatore marocchino già divenuto celebre come “il portiere più scemo del mondo”. Oggi sul Foglio Lanfranco Pace riracconta di cosa si tratta, ed è un’affascinante esercizio di descrizione a parole di ciò che si può vedere in pochi secondi di video.

Giovedì sera, stadio di Fes. La squadra di casa, il Mas incontra il Far Rabat per il passaggio ai quarti di finale della Coppa del trono del Marocco. Il tempo regolamentare termina in parità, uno a uno. Si va ai calci di rigore. Khalid Askri è il portiere del Far, la squadra delle Forze armate reali. Sul dischetto c’è Injaz Sakane, giovane mingherlino. Askri non sembra per niente angosciato. E’ massiccio, atletico, alto quanto basta e saltella di fianco, lungo la linea di porta, allarga le braccia per intimidire l’avversario , lo fissa negli occhi per intuirne le intenzioni. E’ il giovane che deve tirare dagli undici metri a sembrare vagamente stralunato: il dubbio lo scava, evita di incrociare lo sguardo del portiere e calcia “cieco”. Ne viene fuori una banana angolata ma loffia, con poca forza. Il portiere risponde ton sur ton. Esegue un tuffo goffo, scomposto, le gambe restano larghe, ma l’intuizione è buona: si getta verso il palo alla sua sinistra. E intercetta. Khalid Askri scuote il capo, ha fatto l’impresa. Bacia la maglia scura con il numero 16, si gira verso i tifosi che lo applaudono. Si batte il petto, una volta, tre volte, sei volte. Intanto la palla respinta sembra ancora avere vita propria, ha preso uno strano effetto, fa un giro, tre giri, sei giri. Prigioniera della traiettoria, rotola pigramente sull’erba e oltrepassa la linea bianca. Askri non si accorge di nulla perché è di spalle alla palla. Dagli spalti qualcuno gli deve aver gridato qualcosa, perché a un certo punto si volta a guardare: troppo tardi. Prova a obiettare non si sa bene cosa all’arbitro che non può fare altro che convalidare il rigore e assegnare al Mas il punto decisivo per la vittoria e per la qualificazio-
ne.

Dopo il racconto, Pace celebra l’eroe più che sconfitto, l’eroe più scemo del mondo.

Un eroe eponimo, dunque nato e subito morto. Un giornalista di Rabat lo ha trattato da zero assoluto, la stampa internazionale e i siti sportivi si sono buttati a pesce su una delle più grandi “cappellate” della storia del calcio e sul “portiere più scemo del mondo”. Forse Khalid Askri non conosce il regolamento o forse lo ha capito male. Oppure lo conosce benissimo e lo ha volutamente ignorato per qualche secondo di tepore amniotico. In ogni caso è un incantevole pasticcione, deliziosamente incolpevole come pasticcioni e incolpevoli erano Mack Sennet e Stan Laurel.
Attaccanti e portieri sono creature a parte nel calcio, i soli a essere oggetto d’esaltazione o ludibrio immediati. Il difensore, il centrocampista può rimediare a un proprio errore, la sua responsabilità si diluisce in parte nel collettivo. Chi viene pagato per segnare o per parare no: è nudo nella sua identità misurabile, numerica, fatta di gol all’attivo e reti salvate. Per questo l’attaccante è sempre sotto tensione e quando segna spande per tutto il campo maschio furore e adrenalina. Al portiere nemmeno questo è concesso: anche quando fa parate decisive, deve rimanere misurato, concentrato. E’ lui che deve salvare la faccia, l’onore, impedire la penetrazione. Come tutti i portieri anche Khalid Askri è il solitario che si accovaccia nell’erba come “giovane fiera” e come sentinella “all’erta spia”. Solo che di colpo s’è inceppato per frustrazione bizza o semplice voglia di gioire. Sarebbe piaciuto a Umberto Saba questo portiere che si è lasciato tutto alle spalle, il lavoro, il ruolo, “per uscire da se stesso e tornare a vivere come uomo tra gli uomini”.