Una cosa che ti fa schifo
Probabilmente, anche se ci piace credere e dire il contrario, nessun libro ha mai davvero cambiato la vita di qualcuno. Però può capitare, qualche volta, di imbattersi in una frase che ti suggerisca la visione di un pezzetto di mondo da una prospettiva totalmente diversa rispetto a quella da cui lo avevi guardato fino ad un secondo prima, e la sensazione che hai è un po’ quella di un’illuminazione. L’ultima volta che mi è capitato, è stato con un passo di “Fossi in te io insisterei”, il libro autobiografico di Carlo Gabardini uscito pochi mesi fa per Mondadori.
Il passo è questo qui (tra l’altro assolutamente laterale rispetto allo sviluppo della storia, tranquilli, nessuno spoiler):
“io penso che avere un lavoro che è più o meno quello che hai sempre sognato possa a volte essere addirittura peggio che svolgere un’attività che ti fa del tutto schifo o che reputi unicamente necessaria al tuo sostentamento economico. E ne parlo solo in riferimento alla spinta e al desiderio di reagire a questa situazione, perché sul conviverci è ovvio che sia meglio fare qualcosa che un pochino ti piace. Ma se il tuo lavoro è sempre più o meno quello che volevi, nulla ti spinge a cambiare e tutto ti impone l’attesa. Il problema è che poi può benissimo capitare che attendi tutta la vita senza che questa inizi mai, perché tu la stai sempre più o meno vivendo.”
Se al posto di “lavoro” mettete amore, amicizia, o perfino partito/leader politico, il ragionamento funziona lo stesso: e la chiave è tutta in quel “più o meno”, che però alla lunga diventa sempre un meno. Del resto, sullo stesso potere salvifico dello schifo si era già espresso qualche anno fa un altro maestro, Massimo Troisi, nel film “Pensavo fosse amore invece era un calesse”:
“Non bisogna amare per amore, ma per schifo. Perché l’amore finisce, ed è una delusione. Anche lo schifo finisce, però è una soddisfazione”.