Dovremmo togliere Twitter a tutti i capi di stato?
Se lo è chiesto di recente un giornalista del New York Times, ma è un tema dibattuto da tempo

Se lo è chiesto di recente un giornalista del New York Times, ma è un tema dibattuto da tempo

Secondo un gruppo di avvocati americani è incostituzionale: il presidente non può impedire ad alcuni cittadini di leggere e commentare quello che scrive

Li ha annunciati in una serie di tweet il suo fondatore, Jack Dorsey, che vorrebbe cambiare il modo in cui funzionano i social media

Gli serve per rispondere alla stampa – «bing, bing, bing» – che si occupa di lui in modo disonesto, dice


Lo ha ricordato a Trump la giornalista Savannah Guthrie, chiedendogli conto di una gigantesca bufala condivisa su Twitter

Diversi dipendenti hanno criticato la decisione di non oscurare i post di Trump sulle proteste contro il razzismo, e ieri c'è stata una specie di sciopero

I suoi sostenitori sono i più organizzati e i più abili a usare complessi strumenti di automazione che permettono di pubblicare migliaia di messaggi al giorno e manipolare il dibattito politico

Jack Dorsey è uno dei manager più originali e contestati della Silicon Valley: per il suo stile rilassato e perché ha deciso di imporre qualche regola alle discussioni sul social network

Non so se i tempi siano maturi perché i nodi vengano al pettine. Cioè se davvero, come talvolta sembra, si sia oltrepassata la linea oltre la quale Internet diventa un gigantesco suk ingestibile [Continua]




Il CEO del social network dice che avere un presidente che twitta in quel modo è "complicato", ma anche interessante

L'ha pubblicato il tabloid New York Post, contiene accuse gravi ed è basato su fonti poco affidabili: Trump e i Repubblicani parlano di censura

Fino a pochi anni fa Trump non aveva mai scritto un tweet da solo: il suo ex social media manager ha raccontato di quel giorno che pensò "Oh no"

Non solo Twitter e Facebook, ma anche altri social network e aziende di servizi online secondo cui il presidente uscente ha fomentato odio e violenza

La provocazione più intelligente delle ultime settimane sulle relazioni fra politica e social media viene da Conor Friendersdorf [Continua]

Un post del social network dice – senza citarlo direttamente – che censurarlo danneggerebbe il dibattito pubblico
