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Ayrton Senna, trent’anni fa

«Era una bella e calda giornata di primavera. Ricordo il viavai della gente, il rombo dei motori, le corse di classi minori prima di pranzo. Per la gara trovammo posto attaccati alla rete, subito prima della Villeneuve, in fondo al rettilineo dopo il Tamburello. Mi sembra di sentirlo ancora adesso – sulle braccia, negli orecchi, nello stomaco – il frastuono delle macchine al giro di ricognizione, l’eccitazione di vedere per la prima volta la Ferrari dal vivo. Poi quei cinque giri dietro alla safety car per il tamponamento di Lamy a JJ Lehto. Infine il rombo più acuto, la voce di Francesco che dice “ecco, sono ripartiti”, il grido dei motori che si avvicina. E quel proiettile, laggiù, che si schianta contro il muro, la scia della Ferrari di Berger che frulla l’alettone in aria come un coriandolo, il casco giallo reclinato, i soccorsi, l’elicottero in pista. E il silenzio. L’irreale silenzio. Un intero autodromo ammutolito»

Ayrton Senna, trent’anni fa

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La mia vita letta al contrario

«Non ne so quasi nulla di matematica ma i numeri piccoli, facili, esercitano su di me un fascino indomabile: le targhe delle macchine, prima del tragico sopravvento delle lettere, erano una delizia. E i palindromi mi affascinano da sempre. Chissà che questa passione per i vocaboli rivoltati non derivi da un sogno di circolarità: far tornare la parola, la frase, e quindi per certi versi il tempo, al suo punto di partenza, ottenendo la chance di un nuovo inizio, per l’illusione di poter risistemare ciò che nel passato si è rotto»

La mia vita letta al contrario
7/2