Una canzone di Amos Lee
Declamata e dylaniana

Declamata e dylaniana

Ci sono spazi dove la spensieratezza può stare, e forse sono rimasti solo questi

Nei poster realizzati da Federico Mauro: dalla Stratocaster mancina di Jimi Hendrix alla Gibson a doppio manico di Jimmy Page

Forse lo ricordate per la sua partecipazione dello scorso anno, quando cantò "Rolls Royce"

Attività quotidiane che in passato erano svolte o con la destra o la sinistra, su tutte la scrittura, oggi le coinvolgono entrambe

Per oltre quattro decenni sulla BBC “Top of the Pops”, cominciato il primo gennaio 1964, mostrò in tv le canzoni che la gente voleva ascoltare

Stevie Ray Vaughan nacque settant'anni fa, e prima di morire in un incidente in elicottero rese di nuovo di moda il blues, per la gioia di musicisti e nostalgici

Prima con i Soft Machine poi con “Rock Bottom” definì quella ricordata come “scena di Canterbury”, senza l'uso delle gambe

Il Veneto del poeta Luciano Cecchinel [Continua]

«Continuiamo a metterci nelle mani di un’intelligenza che procede per sistemi poco flessibili, sotto la spinta di saperi che non comunicano, senza l’energia di rivedere i propri punti d’appoggio concettuali e intorpidita dal mito leggendario della razionalità»

Un ukulele: per chi vuole imparare a suonare uno strumento, per chi suona ma vuole uno strumento portatile e per i fan di quella canzone dei Beirut

La nuova campagna pubblicitaria delle cuffie della Sony che le raffigura con le capigliature di Mozart, Jimi Hendrix e Michael Jackson

Da ascoltare oggi che compie ottant'anni, ma buone in fondo per qualsiasi altro giorno dell'anno

Più o meno tutti sappiamo cos'è accaduto a Hiroshima o a Caporetto, ma quanti sanno indicare i punti esatti sulla mappa?

Settant'anni fa Leo Fender, un ingegnere che non sapeva suonare nemmeno un accordo, ideò lo strumento più riconoscibile e influente della storia del rock

Morì dieci anni fa dopo aver trovato un incastro unico tra canzone popolare, blues e jazz, sempre con la sua chitarra in mano


È una categoria priva di solide basi empiriche e poco utile a definire esperienze e valori condivisi, dice il New Yorker

«Mi è difficile, quasi mezzo secolo dopo, ricordare nitidamente la conversazione. Ma il nocciolo della questione lo ricordo bene. Claudio Pica da Trastevere era sì furibondo; ma soprattutto ferito dal mio riferimento ai gemelli “grossi come dischi volanti”. Mi piace riassumere il breve discorso che il Reuccio mi fece, seduti uno di fronte all’altro nella saletta della portineria dell’Unità di Milano, mentre il custode Giuseppe, con la coda dell’occhio, vegliava sulla mia incolumità: “Non me ne frega niente se non ti piace come canto. Ma non ti perdono di avermi preso per il culo per i miei gemelli sull’Unità, il giornale del popolo". Quello che per me era stato solo un dileggio occasionale, una noterella satirica sull’abbigliamento di un cantante, per lui era un attacco alla sua credibilità di “uomo del popolo”»
