I Want To Hold Your Hand


Almeno quelli del pop inglese e americano: c'entrano due grossi cambiamenti del business della musica contemporanea

Forse la canzone più famosa di sempre in questa newsletter, e per sparigliare l'abbiamo data a lei

50 anni fa, sulle sponde del lago di Ginevra, il casinò in cui si stava esibendo Frank Zappa andò a fuoco: lì vicino c'erano i Deep Purple

Le storie del rock di oggi raccontate da Massimo Cotto

Per oltre quattro decenni sulla BBC “Top of the Pops”, cominciato il primo gennaio 1964, mostrò in tv le canzoni che la gente voleva ascoltare

Se lo è chiesto il Guardian, e Spotify ha dato una mano fornendo un po' di numeri (la risposta è: manco per sogno)

Fu un giorno nero a Dallas, novembre ’63, giorno d’infamia per l’eternità [Continua]

È successo esattamente un anno fa. Sgt Pepper mi è apparso in sogno insegnandomi così [Continua]


Se avessi bisogno di qualcuno da amare, tu sei la persona che mi verrebbe in mente – e sottolineo "se" [Continua]

50 anni fa i Beatles sono finiti, ma come? Qual è l'ultima canzone dei Beatles? È un discorso complicato


Quasi un anno fa cominciai a mettere in ordine le canzoni dei Beatles dalla più sconosciuta alla più apprezzata dai critici musicali [Continua]

Si chiama “The Party Line”, è dance, e anticipa il disco "Girls in Peacetime Want to Dance" che esce a gennaio

La canzone si chiama "I Don't Want To Change You", ed è inclusa nel nuovo disco, che esce il 10 novembre

«I would not do a commercial with a homosexual family, not for lack of respect toward homosexuals – who have the right to do whatever they want without disturbing others – but because I don't agree with them and I think we want to talk to traditional families», said chairman Guido Barilla, who later apologized

Quello con scritto "I want to believe", oggi diventato iconico: fu ideato a partire da un lavoro di un fotografo svizzero appassionato di alieni e negli anni ha avuto molti guai legali

«Il 2 aprile 1984 i Queen, travestiti da casalinghe inglesi, lanciarono una canzone che era un grido di liberazione: "I Want To Break Free". Poi arrivarono gli Smiths, i Pet Shop Boys e i Culture Club. Ma la vera esplosione arrivò a ottobre, quando uscirono i Bronski Beat, Depeche Mode, Frankie Goes To Hollywood e Madonna. Nel giro di pochi mesi “l’amore che non si può dire”, come lo aveva battezzato un secolo prima Oscar Wilde, si dichiarava orgogliosamente al mondo. Fu la vera nascita del “pride”. Attraverso quelle canzoni l’omosessualità maschile entrava in scena in quanto esplicita produttrice di musica, cultura e immaginario. L’inizio di quell’onda continua ancora oggi, ma è talmente sovrapposta al paesaggio culturale e ai consumi da esserne ormai indistinguibile»
