Lo Stato oscuro
Laura Aluisi in un tweet di risposta a Riccardo Puglisi scriveva
la “gerontocrazia” prospera nella burocrazia, che si dice di voler combattere. Tana sicura dei poteri forti.
Cosa che mi ha fatto pensare.
Ma siamo sicuri che ci sia una tale gerontocrazia ? (E se c’è, non è certo un dato anagrafico ma sostanzialmente di atteggiamento mentale.)
Le citazioni dei poteri forti, nei media, si sprecano ed evocano in noi l’idea che ci siano dei grandi vecchi malvagi che condizionino le scelte. Io mi sono fatto l’idea che una parte rilevante delle resistenze al cambiamento risieda in quello che chiamo dark state, lo “stato oscuro” in analogia alla materia oscura. (di cui certa burocrazia autoreferenziale è una parte).
Gli scienziati chiamano “materia oscura” quella materia dell’universo non visibile che però deve esistere, altrimenti non si giustificherebbero certi effetti gravitazionali. Oscura in quanto concreta ma non visibile, interagisce gravitazionalmente in modo canonico ma invece non interagisce elettromagneticamente. Stato oscuro, quindi, non perché si comporti compiendo pratiche oscure, ma perché non si vede, perché in parte si comporta in modo canonico e in parte, invece, non lo fa.
Ridurre gli sprechi, tagliare le spese inutili, significa penalizzare interessi diffusi, togliere sostentamento a tutti coloro che da quelle spese dipendono. Non occorre che ci sia sempre una regia che in virtù di chissà quali interessi inconfessabili disponga la resistenza al cambiamento. Il dark state, concreto e pervasivo, non finisce sui giornali ma costituisce una invisibile massa conservatrice.